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Paul McCartney con chi protesta per George Floyd: “Sono arrabbiato, dobbiamo superare il razzismo”

Anche Sir Paul McCartney è sceso in campo per schierarsi al fianco delle migliaia di persone che da giorni stanno protestando per maggiori diritti per la popolazione nera. “Abbiamo bisogno di lavorare insieme per superare ogni forma di razzismo” ha detto in una nota l’ex Beatles che si schiera al fianco di chi sta protestando dopo la morte di George Floyd.
A cura di Redazione Music
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Paul McCartney (Kevin Winter/Getty Images)
Paul McCartney (Kevin Winter/Getty Images)

Anche Sir Paul McCartney è sceso in campo per schierarsi al fianco delle migliaia di persone che da giorni stanno protestando, al grido di "Black Lives Matter" per maggiori diritti per la popolazione afroamericana. Uno status arrivato a qualche giorno dall'uccisione di George Floyd, morto mentre quattro agenti lo tenevano arrestato e dopo che uno di loro lo ha tenuto bloccato col ginocchio sul collo. McCartney arriva ad aumentare le fila di artisti che in questi giorni si sono spesi a favore della giustizia e di una maggiore uguaglianza sociale e lo ha fatto con parole chiare ("Abbiamo bisogno di lavorare insieme per superare ogni forma di razzismo") e ricordando quando i Beatles si trovarono a dover affrontare leggi razziste.

Le parole dell'ex Beatles

"Da momento che continuiamo a vedere le proteste e le dimostrazioni in tutto il mondo, so che molti di noi vogliono sapere cosa si può fare per dare una mano. Nessuno di noi ha tutte le risposte e non vi è alcuna soluzione rapida ma c'è bisogno di un cambiamento. Abbiamo bisogno di lavorare insieme per superare ogni forma di razzismo. Abbiamo bisogno di imparare di più, di ascoltare di più, parlare di più, educarci e soprattutto agire" ha scritto l'ex Beatles che ha anche accompagnato il suo lungo status con alcune sigle a cui è possibile fare una donazione per aiutare la causa: il cantante ha messo link a Black Lives Matter, Color of Change, NAACP, Stand Up to Racism, Campaign Zero e Community Justice Exchange.

Per McCartney il silenzio non è un'opzione

McCartney ha anche ricordato un episodio avvenuto coi Beatles nel 1964: "Dovevamo suonare a Jacksonville, negli Usa e scoprimmo che ci sarebbe stato un pubblico segregato ("a segregated audience"). Sentimmo che era sbagliato e dicemmo che non avremmo suonato. Quello fu il loro primo concerto per tutti i pubblici e successivamente ci assicurammo che questa cosa rientrasse tra le clausole dei nostri contratto. per noi si trattava semplicemente di buon senso" ha continuato il cantante che si dice "triste e arrabbiato" perché ci si ritrova in questa situazione quasi 60 anni dopo "e il mondo si ritrova scioccato a causa delle orribili oscene della morte senza senso di George Floyd nelle mani del razzismo della polizia, a cui si aggiungono gli altri venuti prima". Il cantante chiude dicendo di volere giustizia per la famiglia di Floyd: "Voglio giustizia per tutti quelli che sono morti e coloro che soffrono. Stare in silenzio non è un'opzione"

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