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Noel Gallagher show a Milano, gli Oasis possono aspettare

Davanti al pubblico internazionale del Fabrique di Milano, Noel Gallagher dimostra ancora una volta che gli Oasis possono aspettare, assemblando uno spettacolo in grado di camminare senza lo scontato effetto nostalgia.
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"Come è possibile che sia passato così tanto tempo?". Noel Gallagher saluta così la Milano del Fabrique al concerto di ieri, sabato 14 marzo. "Quello buono" degli Oasis sa bene quanto i fan italiani siano legati a lui, anche se è davanti ad un pubblico internazionale come la Milano di Lucio Dalla, quella che fa domande in tedesco e risponde in siciliano, insegna. Centinaia di inglesi, sregolati e folli, alcuni proprio da Manchester, con il timbro della "working class" stampato sulle rughe del volto; e poi francesi ed italiani da ogni regione. Niente male per l'unica data del tour invernale (ieri annunciate altre tre per l'estate, a luglio: ancora Milano, poi Padova e Roma).

L'inizio è una tripletta da urlo: "Do the damage", b-side del primo singolo del nuovo disco, "Stranded on the wrong beach" ed "Everybody's on the run", di filato e tanto per chiarire che stiamo ascoltando Noel, non gli Oasis. Ma i conti con gli anni '90 si devono pur fare, e allora prima di iniziare un blocco di tre pezzi tratti da "Chasing Yesterday", arriva una "Fade Away" pescata direttamente dal 1995, gli anni d'oro della band di Manchester. Milano sogna e canta: "While we're living/The dreams we have as children /Fade away".

Quando parte la marcetta di "The Death Of You And Me", singolo che ha lanciato il ritorno da solista tre anni fa, il Fabrique esulta manco fosse arrivata "Wonderwall", brano che, un po' a sorpresa, non ascolteremo. Ma nessuna protesta. Ed è forse questo il segnale che rende l'idea di quanto il ricordo degli Oasis sia sì forte, ma libero da ogni peso. Quando ci si scatena al ritmo di "You know you can't go back", la più "oasisiana" del nuovo disco, Noel Gallagher tira fuori una perla: "Champagne Supernova", in una versione completamente inedita. "Where were you while we were getting high?" cantano tutti per il momento forse più intenso della serata.

Dopo "Ballad of the Mighty I" e "Dream On", dedicata ad una ragazza in prima fila, arriva "The Dying of The Light", probabilmente prossimo singolo da "Chasing Yesterday" e manifesto di quello che Noel è oggi, un 48enne consapevole di aver conquistato la vetta per un po', senza lasciarsi rovinare tutto dagli effetti collaterali della gloria: "Mi parlarono di strade lastricate d'oro, mi dissero che non ci sarebbe stato il tempo di invecchiare, fin tanto che si era giovani".

"The Mexican", altro brano dedicato ad un popolo in cui Noel ha trovato nuove affinità, è quello che mostra le cose migliori dal punto di vista musicale e, dopo "Broken Arrow", ecco un'altra chicca. Direttamente dal primo disco degli Oasis, "Definitely Maybe" 1994, arriva Digsy's Dinner, ballata d'amore che Noel ha totalmente rivoluzionato in elettrico. "I'll treat you like a queen/I'll give you strawberry and cream", mentre il Fabrique balla a tempo e Noel Gallagher se la ride, cenni d'intesa con la band quasi a dire: "Che vi dicevo, ne vanno matti?".

"If I Had a Gun" chiude il concerto e ribadisce il discorso che la carriera di Noel Gallagher va avanti benissimo anche senza il "fratello cattivo" Liam. Il bis è per i brani a cui Noel tiene di più: la classica "Don't Look Back in Anger", "AKA…What A Life" e il finale epico affidato a "The Masterplan". A fine concerto Noel Gallagher si ferma più del solito sul fronte del palco, prende applausi e magliette del Manchester City, ricambia l'affetto e poi via. La reunion nessuna la chiede più.

La scaletta del concerto

Do the damage
Stranded (on the wrong beach)
Everybody's on the run
Fade away
In the Heat of the Moment
Lock all the doors
Riverman
The Death of You and Me
You Know you Can't Go Back
Champagne Supernova
Ballads of the Mighty I
Dream on
The Dying of the Light
The Mexican
AKA…Broken Arrow
Digsy's DInner
If i had a gun

Don't Look Back in Anger
AKA…What a life
The Masterplan

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