Niko Pandetta comincia lo sciopero della fame: “Voglio pagare per i miei sbagli non per la mia musica”
"Fatemi pagare per i miei sbagli, non per la mia musica". Questa la richiesta in chiosa alla lettera scritta da Niko Pandetta in carcere e pubblicata in una storia di Instagram dopo un segnale di allerta condiviso su sfondo nero per attirare la massima attenzione dei suoi follower. Ma partiamo dall'inizio: sono passati tre mesi da quando il cantante catanese è stato arrestato a Milano e portato in una delle strutture carcerarie più grandi d'Italia. "Il giorno che mi hanno portato a Opera qualcuno ha festeggiato", ha esordito nello scritto. Racconta poi di essere stato in isolamento "senza poter rivolgere la parola a nessuno, senza nemmeno le sigarette", solo con sé stesso. "Dopo quella settimana – scrive – mi hanno portato nella sezione di tossicodipendenti, senza farmi analisi di nessun tipo, né nessun tipo di colloquio".
Avrebbe parlato con la direttrice una sola volta. "La sua priorità – spiega riferendosi alla donna – è stata chiamarmi a colloquio non per parlare della mia rieducazione, né tantomeno per provare a capire le mie problematiche da detenuto. Ci ha tenuto però ad umiliarmi, come persona e come artista. Dall'alto della sua ostentata superiorità ha giudicato me e la mia musica e mi ha fatto capire che infondo non siamo tutti uguali, ma questo lo sapevo già". Pandetta rivela poi di aver fatto richiesta per i colloqui e per le telefonate che gli spetterebbero, a dir suo, come detenuto. Le sue richieste però continuerebbero, secondo quanto riferito nella lettera, a essere rigettate. "Vedo gli altri detenuti – prosegue – andare a colloquio con familiari e amici, a me negano, negano tutto nonostante non abbia niente di diverso dagli altri. All'accanimento già c'ero abituato, ma quello che stanno provando a fare ora è distruggermi fisicamente e mentalmente".
Aggiunge poi che gli hanno sospeso le videochiamate e ha ricevuto un rapporto e una denuncia a causa di uno screen che un'altra persona avrebbe fatto in videochiamata e pubblicato su TikTok, dove è andato virale. "Non ce la faccio più a subire tutto ciò", dice ancora nella lettera e per questo motivo dichiara di aver iniziato lo sciopero della fame. "Spero presto – conclude – di essere trasferito in una struttura in cui i miei diritti di detenuto possono essere rispettati". Sottolinea infine di non pretendere alcun favoritismo, ma di desiderare "solo di ricevere lo stesso trattamento che le strutture carcerarie riservano a tutti gli altri detenuti".
Chi è Niko Pandetta, il trapper arrestato a Milano nell'ottobre scorso
Niko Pandetta è il nome d'arte scelto da Vincenzo Pandetta, trentunenne catanese, per sfondare nel mondo della musica. Era già noto alla stampa prima che riuscisse a emergere come artista per il suo passato un po' turbolento e per dei legami familiari un po' scomodi per il suo personaggio.
Nel 2016 Pandetta pubblica una canzone intitolata Dedicata a te in cui canta "Zio Turi io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stato tu la scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore, per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis". Il riferimento è allo zio Salvatore Cappello, boss catanese di Cosa Nostra in carcere dal 1993 sottoposto al regime del 41 bis. Il suo nome, proprio per questo legame, era già noto alla stampa siciliana che solo successivamente ha imparato a conoscerlo come artista.
Il mondo della musica non gli ha subito aperto le porte. Pandetta infatti ha tentato prima una carriera come neomelodico, poi arginata e messa da parte per dare spazio a quella da trap con cui invece ha riscontrato un enorme successo. Negli ultimi anni con i suoi brani che spesso trattano il tema della criminalità è arrivato in tutta la nazione, ma non solo. I suoi brani sono stati diffusi anche in Spagna e ha vantato collaborazioni con alcuni degli artisti italiani più importanti della scena rap e trap. Oggi vanta collaborazioni con artisti come Massimo Pericolo e Guè, ma non senza problemi.
Tre mesi fa Pandetta è stato arrestato a Milano per spaccio di stupefacenti. Lo hanno trovato a Quarto Oggiaro dopo un periodo di latitanza. Nelle sue canzoni Pandetta esalta i valori della mafia e della criminalità – nonostante lui affermi di essere cambiato – e per questo in molte città i suoi concerti non sono stati ben accolti, nonostante l'anno scorso il suo brano Pistole nella Fendi sia diventato una hit virale sui social.