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Musicisti-operai per un giorno, il progetto finanziato su Music Raiser

Un’interessante esperimento finanziato con il crowdfunding: 60 musicisti trasformati in operai e portati in un ex stabilimento del Milanese, suddivisi in squadre e turni da lavoro da 40 minuti, dove scriveranno e suoneranno musica a catena di montaggio per 8 ore di lavoro. Tra gli “operai”: Daniele Toffolo dei TARM, Giovanni Gulino dei Marta sui Tubi, Cesare Basile, Ministri, Eugenio Finardi e Mauro Pagani.
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Un'interessante esperimento finanziato con il crowdfunding: 60 musicisti trasformati in operai e portati in un ex stabilimento del Milanese, suddivisi in squadre e turni da lavoro da 40 minuti, dove scriveranno e suoneranno musica a catena di montaggio per 8 ore di lavoro. Tra gli "operai": Daniele Toffolo dei TARM, Giovanni Gulino dei Marta sui Tubi, Cesare Basile, Ministri, Eugenio Finardi e Mauro Pagani.

"Una battaglia creativa contro i mulini a vento dell'industria culturale". L'idea è assurda, quanto suggestiva. Immaginate sessanta musicisti, vestiti da operai e portati in un ex-stabilimento del Milanese. Suddivisi in squadre e turni di lavoro da 40 minuti, scriveranno e suoneranno musica in maniera estemporanea. L'idea è di Enrico Gabrielli (Calibro 35) e Sergio Giusti, si propone come un'opera a metà tra un film documentario ed una vera e propria perfomance. Sarà una simulazione che durerà proprio 8 ore, come una giornata lavorativa.  I musicisti-operai assunti vengono, soprattutto, dall'ambiente underground. Tra questi: Xabier Iriondo, Ministri, Giulio Favero, Zen Circus, Rodrigo d'Erasmo, Davide Toffolo, Cesare Basile, Roberta Sammarelli dei Verdena, le etichette Tempesta e Trovarobato ed Eugenio Finardi. E ancora: Mauro Pagani (patron delle Officine Meccaniche), Giovanni Gulino (Marta sui Tubi) .

Si chiama Unità di Produzione Musicale e si presenta come un'esperimento che va oltre la semplice definizione di "gioco". Gli artisti che hanno dato la loro disponibilità avranno così tute da lavoro, un proprio caporeparto con i compiti di produrre spartiti da passare ad un'altra squadra che dovrà suonarli. Tutto verrà ripreso: le conversazioni, i commenti, i dubbi, la stanchezza.

Verranno mescolati musicisti noti e meno noti, questo perché in una fabbrica, dove la produzione è serializzata, non si presuppone che un operaio semplice debba avere specifiche competenze. E l'ego è livellato su una norma comune

Il progetto viene finanziato direttamente grazie all'innovativa piattaforma di crowdfunding, Music Raiser. Con la deadline che scade tra 15 giorni, un obiettivo minimo prefisso di 15.000 euro per coprire le spese vive di produzione, il progetto ha raccolto ad oggi ben 10mila euro. Sono differenti le modalità di partecipazione, a seconda della cifra donata si assumerà un profilo che porta ad eventuali regali ed attenzioni da parte della produzione: dall'azionista al primo dividendo, dal secondo dividendo all'azionista di maggioranza, si potrà avere il proprio nome nei credits finali del documentario oppure il dvd completo, fino ad assistere in fabbrica ad un turno di lavoro lungo le otto ore.

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