Muore in carcere Lou Pearlman, manager dei Backstreet Boys: fu accusato di frode (e abusi)
Dagli Usa arriva la notizia della morte di Lou Pearlman, celebre discografico noto per essere stato fondatore dell'etichetta Trans Continental Records e manager e scopritore di band come Backstreet Boys, *NSYNC, O-Town, LFO, Take 5, Natural ed US5, del gruppo femminile Innosense e di artisti come Aaron Carter, Jordan Knight, Smilez & Southstar e C-Note. Conosciuto anche come Big Poppa o Incognito Johnson, Pearlman è deceduto a 62 anni il 19 agosto: si trovava in prigione dal 2008, quando venne condannato a oltre 25 anni di detenzione con l'accusa di riciclaggio di denaro sporco, cospirazione e false dichiarazioni. La notizia arriva dal Federal Bureau of Prisons ma le cause della morte non sono ancora state chiarite.
Il ricordo delle star, da Lance Bass a Aaron Carter
Per quanto costellata di successi e di scoperte che hanno cambiato la storia del pop negli anni Novanta, la carriera di Pearlman viene ormai ricordata soprattutto per la caduta in disgrazia, che l'ha portato dietro le sbarre di un carcere federale. Se escludiamo gli US5, praticamente tutti i gruppi musicali che hanno lavorato con Pearlman lo hanno citato in giudizio per dichiarazioni false e frode. Eppure, molti di coloro che hanno lavorato con lui lo hanno ricordato con messaggi di cordoglio su Twitter. Chris Kirkpatrick degli ‘NSync ha scritto "Provo emozioni contrastanti, ma comunque RIP Lou Pearlman", mentre il collega Lance Bass ha commentato: "Lou Pearlman è morto. Non poteva essere un bravo uomo d'affari, ma oggi non starei facendo quello che amo senza la sua influenza. RIP Lou". Più sibillino Aaron Carter: "Il mio vecchio manager è morto in prigione… Rip Lou, non è stato un uomo onesto negli affari, ma mi ha insegnato che il karma esiste". Ashley Parker Angel degli O-Town scrive invece: "Si poteva amarlo o odiarlo, ma Lou ha trasformato molti di noi in star. È un peccato che abbia peermesso che l'avidità si mettesse sulla sua strada".
Le accuse di abusi sessuali
A gettare un'ulteriore ombra oscura sul discografico, furono alcune accuse di abusi sessuali verso Nick Carter e altri artisti contenute in un articolo di Vanity Fair del 2007 e riprese nel documentario "Mad About the Boys" andato in onda nel 2015. Lance Bass degli ‘N Sync ha smentito categoricamente, mentre alcune dichiarazioni della madre di Nick e Aaron Carter sembrano aver parzialmente confermato.
La condanna per lo "schema di Ponzi"
La gigantesca frode messa in atto da Pearlman che lo ha portato ad accumulare 300 milioni di dollari di debiti e gli è costata la lunga condanna, rientra nel cosiddetto schema di Ponzi, secondo cui l'esecutore della truffa promette guadagni inesistenti alle sue vittime e chiede loro di portare nuovi investitori che a loro volta saranno truffati. Il destino ha voluto che Pearlman non completasse la detenzione, né che vedesse mai più la libertà.