Miley Cyrus Twerk, non è il “gesto” il vero problema
Il "twerk" di Miley Cyrus ha scandalizzato tutti, è il tormentone di fine agosto. C'è chi prende le distanze, chi si indigna e chi invece si mette a giocare con i dipinti famosi. Ok. Ma siamo sicuri che il problema del "twerk" di Miley Cyrus sia solo ed esclusivamente da riferirsi alla volgarità del gesto. Procediamo con ordine: Miley Cyrus è uscita poche settimane fa con un nuovo singolo, "We can't stop". Il video della canzone suona come un'omaggio a tutto quello che è sempre stato il cliché della musica nera. Un omaggio oppure una presa per il culo, a seconda dei punti di vista. Se allarghiamo l'orizzonte possiamo trovare una terza opzione, valida per entrambe: l'appropriazione culturale.
La rivincita del ghetto? Ma anche no. Perché Miley Cyrus, il prodotto Miley Cyrus e quindi l'azienda che la produce e la costruisce, vuole giocare a fare la Rihanna (per la quale tra l'altro "We can't Stop" era stata scritta)? Il "twerk" è il cliché massimo del ruolo della donna nera, quella gangster del ghetto, quella che estremizza la sessualità della donna, che nei versi del rap sfida l'uomo a "restarsene dritto per ore", per dimostrare la sua virilità. Il passo è una sfida all'uomo nero, il gangster, che deve restare calmo, mentre la donna, letteralmente "glielo sbatte in faccia". Roba da fare impallidire qualsiasi associazione femminista. Ma è così che funziona: è la cultura del ghetto, non la puoi fermare. A loro piace così. Ora il punto: perché l'appropriazione culturale di una cosa da "ghetto"? A cosa porta? Un'ulteriore delegittimazione dei bianchi sui neri? L'inverso? Un passo per l'omologazione? Per l'uguaglianza?
Comanda sempre e solo il mercato. Hip-hop e R&B, generi dove è l'identità razziale afroamericana, con la sua tradizione, con i suoi usi, ad uscire fuori in tutta la sua potenza espressiva. Ma se il mercato impone di andare verso quella direzione, ci ritroviamo allora con i Robin Thicke che cantano "Blurred Lines" e con la Cyrus che gli "twerka" addosso. E' la quadra perfetta del cerchio. Una canzone "sessista" che, non endorsa lo stupro (come si è difeso lo stesso Thicke), ma che però delimita una distanza tra sessi abbastanza palese: fai la "good girl", forza ragazzina e, già che ci sei, twerka, ecco brava. Il mercato ha trasformato in "mainstream" il peggio della cultura afro-americana, legittimando agli occhi dei neri, le azioni dei bianchi. Forse è un bene per l'uguaglianza razziale, certo, ma io avrei preferito che la Cyrus, magari in duetto proprio con Thicke, mi cantasse qualcosa tratto dal discorso di Martin Luther King.