Michele Merlo, aperta un’indagine per omicidio colposo: ci sarebbe un nome tra gli indagati
Le indagini per la morte di Michele Merlo, il cantante, ex Amici, morto in seguito a un'emorragia cerebrale dovuta a una leucemia fulminante, sono passate da Bologna a Vicenza e stando a quanto scrive Il Resto del Carlino, sarebbe stato già aperto un fascicolo per omicidio colposo con un nome già iscritto nel registro degli indagati. Il punto è cercare di capire, dopo che la Procura bolognese ha assolto il pronto soccorso di Vergato, se Merlo poteva essere salvato e se durante il suo peregrinare tra gli ospedali e il medico di base qualcuno avrebbe potuto comprendere quello che stava succedendo al cantante che da giorni soffriva di mal di testa e aveva un ematoma evidente sulla gamba.
Nei giorni scorsi, sempre al quotidiano bolognese, il padre del cantante aveva spiegato di non cercare vendetta ma una verità ("Ce lo hanno ammazzato e nessuno ce lo ridarà mai" aveva anche detto), comprendere se il figlio poteva salvarsi e se qualcuno – coloro che lo hanno rimandato a casa nonostante le insistenze di merlo – ha sbagliato qualcosa: "Vogliamo la verità su ciò che è successo a Cittadella – ha detto il papà Domenico –, a Rosà e a Vergato. Bastava un emocromo per capire cosa avesse, nessuno pensò di farlo. Michele, questo dice la perizia medico legale, si poteva e si doveva salvare". È stata la Procura veneta, conferma il resto del Carlino, a confermare l'apertura del fascicolo, grazie anche al lavoro dei colleghi bolognesi.
Sempre il padre di Merlo spiega che Michele si era recato prima al Pronto Soccorso di Cittadella sentendosi male e con due ematomi alla gamba, ma dopo due ore di attesa scelse di andare via. A quel punto andò nel suo Paese, Rosà, dal medico di famiglia che disse che il cantante gli parlò di una botta presa durante un trasloco. Gli ematomi, però, spiega l'avvocato della famiglia Merlo, erano poco compatibili con un incidente. Merlo non si diede per vinto e inviò una mail con la foto dell'arto a cui seguì una risposta dello studio medico che sottolineava che quella mail era utilizzabile solo per la richiesta di una terapia cronica, altrimenti si poteva chiamare la segreteria. Insomma, la Procura di Vicenza indaga su una sottovalutazione diagnostica, spiega il Resto del Carlino.