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“Me staje appennenn’ amò” di Liberato, sempre più progetto socio-visuale oltre che musicale

Nel giorno di San Sebastiano, santo molto amato dalla comunità LGBTQ, esce il nuovo video di Liberato, “Me staje appennenn’ amò” che parla proprio di quella comunità e continua a parlare e mostrare le varie sfaccettature di Napoli grazie ai video di Lettieri.
A cura di Francesco Raiola
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Ci ha messo poche ore "Me staje appennenn' amò", il nuovo video di Liberato, misterioso artista napoletano, per andare in testa alle tendenze di Youtube. Quarto video ufficiale, spalmato in un anno, del progetto, dopo "Nove maggio", "Tu t'è scurdato ‘e me" e "Gaiola Portafortuna", ed ennesimo capitolo a uno dei progetti più interessanti e discussi di questi ultimi mesi, sia a livello musicale che gossipparo. E questa nuova tessera del puzzle LIBERATO conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il disegno dietro è preciso e senza sbavature, sia a livello musicale che di riferimenti e, soprattutto, immaginario.

Un omaggio alla comunità LGBTQ

"Me staje appennenn' amò" esce nel giorno in cui si festeggia San Sebastiano, un santo molto amato dalla comunità LGBTQ, e il video gioca proprio con questo immaginario, sia con l'incipit che vede un omosessuale che rivendica – sottotitolato in inglese – le sue scelte, anche contro la famiglia ("Io non l'ho mai nascosta questa cosa, quindi mi prendevo tutte le conseguenze, ho sempre combattuto, contro mio padre, contro tutti, sono sempre stata molto schietta, sincera, non me ne fregava di niente, io ero io e basta. Non volevo nascondermi, anche perché, a che cosa serviva, voglio essere una persona libera. Il futuro lo vedevo nero, oggi no, è cambiato totalmente") che fa da contraltare alla scritta che uno dei due protagonisti della prima parte del video scrive sul muro di una casa disabitata ("Marco è gay", scritto come ‘offesa scherzosa'), fino al finale che riprende la notte di un gruppo di transgender.

Le tante Napoli dei video di LIBERATO

Quello che però si nota sempre più è la mano di Francesco Lettieri: il regista napoletano, uno dei più amati nel mondo indipendente italiano, infatti, è l'unico volto di Liberato, l'unico viso conosciuto alle spalle del progetto ed è l'artefice dell'immaginario iconografico che caratterizza il progetto. C'è un filo che lega tutti i video, infatti, ed è, ovviamente Napoli, in tutte le sue sfaccettature: c'erano i quartieri popolari di "Nove Maggio" (che dava anche una panoramica generale), il Lungomare (e Trentaremi) di "Tu t'e scurdato ‘e me", Castelvolturno e le comunità africane e sudamericane ("Volevamo portare Cuba a Napoli" spiegò il regista a Fanpage.it) per "Gaiola Portafortuna", fino a quest'ultimo che riprende un altro spezzoni della città partenopea (con alcune costanti, come l'immaginario del tifo partenopeo, ma anche le scritte sui muri, dove il regista fa camminare qualcuno con un giubbino con dietro scritto LIBERATO), facendolo con ritmi sempre più spinti verso l'EDM (rispetto all'urban e all'R&B dei precedenti).

Un progetto oltre la musica

Insomma, più si va avanti e più il mistero si infittisce, ma gossip a parte, quello che emerge sempre più è come la componente musicale del progetto sia solo una parte di un tutto un po' più ampio. È soprattutto (o ‘sempre più') l'immaginario visivo e sociale veicolato nei video da Lettieri che ti tiene incollato e risulta più interessante. Vuoi vedere che alla fine, più che di progetto musicale, dovremmo parlare di progetto socio-visuale?

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