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Max Pezzali: “Dobbiamo guardare al futuro e non alle cose che abbiamo fatto”

Fanpage ha incontrato l’ex 883 in occasione del suo incontro con i fan al centro commerciale La Cartiera di Pompei. Pezzali ha parlato del bisogno di guardare al futuro, da parte dei musicisti e anche dell’industria discografica.
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Ieri Max Pezzali, nell'ambito della promozione del suo "Max 20", best of uscito da un paio di mesi e da qualche giorno tornato al numero uno delle classifiche, ha incontrato i suoi fan al centro commerciale "La Cartiera" di Pompei. Alle telecamere di Fanpage, l'ex 883 ha spiegato come un autore debba porsi rispetto al proprio lavoro, guardando al futuro più che al passato: "Non pensare ‘mamma mia quante belle cose abbiamo fatto, peccato che non si possano più fare', ma ‘quante cose fighe si possono ancora fare, speriamo di riuscirci'. Questo è l'atteggiamento che puoi avere se fai questo mestiere e devi avere se fai questo mestiere, altrimenti meglio rimanere a casa".

"Futuro" è la parola chiave, come sottolinea quando parla del mercato discografico e dei suoi cambiamenti pungolato da una domanda sul rapporto tra Spotify e gli artisti, tema caldo di questo luglio: "Sono convinto che ragionare come se il mondo fosse ancora quello di 20 o 30 anni fa è potenzialmente letale. Il motivo per cui l'industria discografica non è riuscita per certi anni a stare dietro ai cambiamenti – e quindi il motivo per cui adesso deve cercare di fare i corsi di recupero – è proprio dovuto al fatto che si è pensato in maniera vecchia in un mondo che stava cambiando. La musica ha sempre risentito della tecnologia del tempo, quindi non puoi metterti di traverso contro qualcosa che succede, devi cercare di capire come tu puoi muoverti in questo mondo in cui sono cambiate le esigenze, sono cambiate le tecnologie. Pensare al passato è quanto di più suicida possa esistere".

Si è parlato nelle scorse settimane di un suo ritiro dopo quest'album, ma l'ex 883 spiega perché è giusto guardare ogni album come se fosse l'ultimo: "Io preferisco sempre pensare che ogni album possa essere l'ultimo perché questo ti dà un senso di precarietà che in qualche modo ti obbliga a concentrarti molto su quello che vuoi fare e cercare di dare il massimo senza pensare che possa esserci un futuro indefinito. E poi son convinto che pensare un album alla volta è quello che ti permette di mantenere sempre quella tensione che ti fa dire ‘ok, cerchiamo di dare il meglio subito e non pensiamo tra 5 anni, pensiamo adesso'"

(Servizio di Francesca Saccenti)

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