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Massimo Pericolo mette la sua cornice alle “Bugie” del sistema italiano

“Bugie” è il nuovo singolo di Massimo Pericolo, un brano che cerca di destrutturare la verità del sistema sociale italiano, denunciando le sue contraddizioni, senza realmente fare una morale. Il brano è anche il primo singolo estratto dal nuovo progetto dell’artista di Brebbia, “Solo tutto”, in uscita il prossimo 26 marzo.
A cura di Vincenzo Nasto
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Foto di Giulia bersani
Foto di Giulia bersani

"Volete il rap? Rappo. Volete me? Ecco. Fino a che per piacere a te non piaccio a me stesso, la vita è un compromesso solo se hai un prezzo e ancora non mi sono compromesso". Massimo Pericolo disegna una delle immagini più caratteristiche e controverse del connubio hype-artista degli ultimi anni in "Bugie", il suo singolo uscito lo scorso 19 febbraio e che anticipa la pubblicazione del suo secondo progetto ufficiale, il prossimo 26 marzo: "Solo tutto". Non solo la scena musicale: il brano muta perché assorbe immagini contrastanti, come nella realtà discografica, così in quella quotidiana. Un camaleontico flusso di coscienza di Alessandro Vanetti, alla ricerca dell'autenticità prima del suono, al limite tra il racconto e la denuncia. Perché poi le posizioni sembrano distinte, e le sue osservazioni sembrano uscire da una macchina del tempo, come quando canta: "Una puttana le ha prese da un albanese, però lavora in strada per colpa del mio Paese". Solo 28 anni fa, Deda e Neffa dei Sangue Misto, cantavano: "Quando vedo il tunisino all'angolo che spaccia, la nera presa a schiaffi dal magnaccia, io so che è tutto made in Italy".

Bugie e Solo Tutto

La verità, l'autenticità, influenzano l'hip hop in ogni sua espressione, senza però crearne una cornice, magari imprigionarla. Ma non per tutti è così. Lo spazio ritagliatosi nella scena da Massimo Pericolo sembra avere i contorni di un film d'azione, senza la minima esaltazione dell'eroe. Anzi, nell'epoca dell'affiliazione criminale come unico atto d'autenticità nel rap italiano, con la morbosa descrizione di scene edulcorate a tal punto da sembrare recitate da un copione, Massimo Pericolo fa crollare il diktat: due anni fa con "Scialla Semper", oggi rompendo il muro di "Bugie". Ma la profondità d'associazione d'immagini e idee si avvia in un universo scomodo, in cui cantare la verità vuol dire denunciarla, in cui mostrare la testa alta vuol dire anche andare contro chi paga il tuo lavoro. Ma il mondo è pieno di bugie che Massimo Pericolo ha l'audacia di raccontare, di aprire gli occhi sulla verità, in un continuo cambio di prospettive tra se e l'universo che lo circonda. La prigione e la riforma dell'essere umano, il rispetto della legge e delle figure genitoriali, l'immigrazione e il mondo dell'informazione: Massimo Pericolo destruttura la realtà senza un sincero desiderio di rivalsa, il suo racconto offre una chiave di lettura diversa, non imposta. "Bugie" è il risultato della crescita di Alessandro Vanetti, ancora più difficile da categorizzare, ancora più punk nella sua espressione.

L'ultima volta e Appartengo

E se "Scialla Semper" aveva rapito per immagini così vere e profondamente riflessive, da avere più strati semantici di insofferenza, con brani come "Amici", "Sabbie d'oro" e "Ansia" con Ugo Borghetti, si arriva al nuovo album "Solo tutto", con un'artista completamente rinnovato, che ha aperto orizzonti musicali senza perdere la sua cifra stilistica. Ad accompagnarlo in questo ennesimo viaggio, i Crookers e Nic Sarno alle produzioni, una sinergia particolare che ha reso identificabile il suono di Massimo Pericolo nell'universo del rap game italiano. Un percorso che solo negli ultimi due anni ha portato l'artista di Brebbia, periferia di Varese, a collaborare in album importanti come "17", il joint album di Emis Killa e Jake la Furia, nel brano "L'ultima volta", ma anche in "Appartengo", contenuto in "Persona" di Marracash. In attesa del "mio presente e il mio passato" in "Solo tutto", come ha annunciato nel suo post su Instagram, Massimo Pericolo mette la sua cornice alle bugie del sistema italiano, senza alcuna morale finale.

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