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Mannarino in tour con Corde: “Cerco nuovi stimoli a 15 anni da Il bar della rabbia”

Mannarino comincia il nuovo tour Corde, dove spoglia e riveste alcune delle sue canzoni più amate. Qui l’intervista con Fanpage.
A cura di Francesco Raiola
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Mannarino
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Se c'è una cosa certa è che da un concerto di Mannarino non andrete via senza aver versato una goccia di sudore. Il cantautore romano, infatti, riesce sempre a creare uno show che prevede tanto ritmo, coadiuvato anche da un pubblico fedelissimo che lo accompagna da anni e da anni non rinuncia a partecipare a questo rito laico. Ogni tanto, però, Mannarino ama spogliare le sue canzoni e rivestirle di corde, nome che dà ai suoi concerti che prevedono, appunto, alcune delle sue canzoni riarrangiate proprio per strumenti a corda, in risposta ai suoi concerti che virano solitamente versi ritmi più tribali. Dopo la data zero del 10 giugno a Campobasso, il cantautore darà il la al tour con due concerti alla Cavea Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” che si terranno venerdì 16 e sabato 17 giugno.

I tuoi concerti sono pieni di energia, un rito laico, cosa succederà questa volta con Corde?

Lo scorso anno ho portato in giro il tour di V, legato molto al disco, con un'estetica musicale molto ricca: c'erano molta batteria, percussioni, elettronica. Era un concerto che in certi punti diventava quasi un rituale tribale, un rave, così ho avuto l'esigenza di cambiare qualcosa per questa nuova serie di concerti. Quando ci si approccia alla scrittura di un nuovo disco succede qualcosa di strano: si lavora tanto a un album, lo si sostiene e lo si porta in giro e poi per fare quello successivo devi distruggerlo, devi far spazio al nuovo. Questo Corde è proprio questo: riprendere le mie canzoni, la mia storia, le canzoni dal primo all'ultimo disco ma senza una filologia di arrangiamenti legate alla ricerca del disco; questa volta le canzoni sono nude e crude, solo strumenti a corde e cori.

Più nude, insomma…

Sento l'esigenza da parte mia di fare un concerto in cui sono più esposto, in cui non sono schiacciato da tutto l'impianto degli arrangiamenti, della batteria, delle percussioni, del basso elettrico. Mi sono messo più al centro, racconto le mie storie, la mia storia, però ci sta anche qua un'energia strana, particolare: ci sono tre chitarristi, un contrabbassista e tre voci femminili con tamburi e percussioni.

Portare un album come V in questa versione diversa è anche una sfida personale, no?

L'idea è di mettere al centro la canzone, vedere anche come reagisce. Quando una canzone funziona lo fa anche al di là dell'arrangiamento e magari scopri anche altre anime: per esempio c'è una versione di Cantarè che è totalmente diversa dall'originale, perché quella canzone è arrangiata sulla batteria, piano elettrico e basso e invece ne ho fatto una versione diversa che ne svela un'altra anima.

Sei uno di quelli che viene chiamato all'estero a suonare. Che tipo di riscontro hai?

Ogni volta che sono andato a suonare fuori dall'Italia sono rimasto sempre piacevolmente colpito dal fatto che tra il pubblico ci sono tanti autoctoni, lo vedo anche dai messaggi che mi arrivano da varie parti del mondo. Chi riesce a capire le parole sicuramente ha qualcosa in più, ma a volte la musica o la voce arrivano da sole: ovviamente la lingua è uno scoglio, mentre chi scrive in spagnolo o in inglese è facilitato. È anche vero che io sono pigro, non ho mai investito molto su questo, anche perché quello che può portare un italiano all'estero è proprio l'italianità, è impossibile confrontarsi con dischi in spagnolo o in inglese, io ogni tanto butto qualche parola, ma non per questo motivo. La cosa strana è che anche se non tutti capivano le parole, l'energia dei concerti era tale che la gente viene travolta da qualcosa.

Il tuo è un profilo particolare, però, fai un ricerca molto importante anche sulle radici musicali, per questo la tua musica può parlare a vari popoli.

Sì, poi è anche vero che ci siamo anche noi sul palco, oltre alla musica conta quello che porti su quel palco, come porti te stesso. Credo che quando vado a fare i concerti esce fuori qualcosa che nella mia vita normale non riesce a uscire fuori, per questo scrivo canzoni e faccio concerti, e per quello la gente viene. Non faccio concerti in cui si fa una cantata insieme, c'è sempre un pensiero dietro, la ricerca di una vita, e quando vado a fare concerti vedo che questa cosa arriva e mi fa piacere.

Da ascoltatore cosa ti piace dei concerti?

Facendo Corde mi sento più nudo, esposto, esce fuori qualcosa di me che in un concerto super prodotto è più schiacciata. Quello che mi piace quando vado a un concerto è l'anima di un artista, vedere qualcuno che ha una storia da dire, qualcosa da raccontare.

Per quanto riguarda la questione radici, tu sei sempre alla ricerca, adesso cosa stai cercando?

Sto cercando di scrivere belle canzoni. Forse sono arrivato a un punto di maturità per cui prima dell'estetica mi sto confrontando con la canzone, in particolare con l'esigenza di scrivere belle canzoni e di trovare nuovi stimoli perché da "Il Bar della rabbia" sono passati anni, quasi 15 anni e quello che volevo dire l'ho detto. Andando avanti devi vivere e trovare nuovi pensieri, nuove idee e le trovi vivendo, quindi è imprescindibile il percorso umano da quello artistico, per questo motivo dopo un disco devo fare passi in avanti, anche dentro me stesso.

E ci sono temi che pensi di poter affrontare più di quanto potevi fare negli anni scorsi?

Penso che quello dell'arrangiamento e della ricerca dei suoni sia un lavoro molto tecnico, poi c'è un lavoro precedente, quello della scrittura, che non può essere controllato. Se nella scrittura ci metti il controllo non viene roba interessante, perché le cose nuove e interessanti avvengono quando c'è un bug, quando avviene un imprevisto: l'imprevisto è la particolarità di una canzone o di una poesia, quindi non è che ho dei temi da affrontare, solitamente me ne accorgo dopo, intanto scrivo, poi quando ho dei brani capisco quello che sto dicendo e cerco di tradurlo nelle interviste o parlando col pubblico che mi chiede perché ho fatto quel disco.

E a che punto sei col prossimo?

Sto scrivendo, ma non ho idea dei tempi.

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