6 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Lucariello: “I ragazzi del carcere minorile mi hanno dato tanto, così nasce Innocente”

Si chiama Innocente l’utlimo album di Lucariello, rapper che negli ultimi anni lavora con i ragazzi del carcere minorile.
A cura di Redazione Music
6 CONDIVISIONI
Immagine

Innocente è l'album che segna il ritorno discografico del rapper napoletano Lucariello che torna assieme al produttore Drew Trax e ai testi e al flow che da sempre lo caratterizzano come uno degli artisti di riferimento per la scena italiana, aggiunge produzioni che spaziano ma che hanno nella drill un filo comune. Storie personali in ogni senso quelle che racconta il rapper che mette l'esperienza personale, anche difficile di questi ultimi anni accanto al suo lavoro negli istituti e nei carceri minorili dove da anni Lucariello tiene corsi e con i ragazzi ha costruito uno studio di registrazione con cui registra la loro musica. E proprio in uno di questi laboratori ha incontrato Francesco Pio Valda, il ragazzo accusato di aver ucciso Francesco Pio Maimone. Oltre alla musica, quindi abbiamo chiesto a Lucariello – protagonista anche della colonna sonora di Gomorra -, grazie alla sua esperienza, di raccontarci quello che è il lavoro che fa, il rapporto con i ragazzi del carcere minorile, della realtà oltre Gomorra e Mare Fuori e del suo incontro con Valda.

Francesco Pio Maimone è stato ucciso da un coetaneo per futili motivi. Rispetto a questa storia hai un'esperienza diretta, ce la racconti?

Francesco Pio Valda, il ragazzo accusato dell'omicidio, ha frequentato i laboratori di rap che facciamo nel centro diurno polifunzionale a Santa Maria Capua Vetere, abbiamo anche costruito insieme uno studio di registrazione, in quello che è un ex carcere e adesso è un luogo in cui si incontrano e fanno attività i ragazzi delle varie comunità. Valda è un ragazzo tranquillo, ci ha dato una mano a montare lo studio di registrazione, a montare i pannelli, era sempre disponibile. Non ho visto una persona aggressiva per quello che potevo vedere in un laboratorio. La sensazione che ho avuto quando ho avuto la notizia è stata di totale meraviglia, anche rivedendo il suo storico: col padre che aveva accoltellato la madre quando era incinta di lui, tutto un percorso di vita che spesso ritrovo anche nei ragazzi dell'IPM, quando ti rendi conto che le possibilità di scelta che hai, rispetto a certe cose, sono sempre minori. E in questo caso mettere nelle mani di un ragazzo una pistola, è come mettere fuoco e benzina vicini.

Che ne pensi delle rappresentazioni che la tv fa del carcere minorile, tipo Mare Fuori?

Da un lato mi fa piacere che se ne parli, dall'altro lato mi rendo conto che per esigenze narrative, del tutto giustificabili, lo scenario è diverso: lì ci sono relazioni tra ragazzi e ragazze che negli IPM non esistono. Relazionic he si intessono, tra l'altro, tra ragazzi di età molto diverse, perché tu puoi entrare a 15 anni e puoi restarci fino a 25, quindi magari a 15 anni ti trovi, appena entrato, fresco, a fianco a un ragazzo che ha 24 anni, è già strutturato e per te diventa un modello negativo per quella che dovrebbe essere la rieducazione. Ecco, quello che forse non esce tanto, dalla realtà di questi istituti, è che c'è tanto dolore.

Quanto, queste rappresentazioni, hanno ricadute reali sui ragazzi?

Penso che, in generale, il mondo dell'intrattenimento, le fiction, le serie, abbiano delle influenze ma sono sempre legate all'estetica del comportamento, non al concreto. Quello, invece, dipende dal passato e dalle storie familiari: in 10 anni in IPM non ho mai visto un ragazzo che ha premuto un grilletto perché l'ha visto nella serie.

In che modo l'esperienza che hai vissuto nell'Istituto ha influenzato la tua musica?

Negli ultimi anni tantissimo, infatti ho scelto di titolare il disco Innocente, un po' come provocazione, ma non tanto, perché quando hai poche scelte anche il giudizio nei tuoi confronti cambia. L'influenza che mi hanno dato i ragazzi è stata tantissimo, soprattutto di scambio: io ho portato il mio bagaglio tecnico, l'esperienza artistica, mentre loro mi hanno dato la freschezza e una serie di idee.

In "Retata" dici che i carceri minorili sono tutti pieni…

Sono sempre più pieni: nel discorso generale del brano è come se stessimo facendo parlare uno dei miei ragazzi, poi all'interno ci sono riflessioni che faccio io, come questa. Da una parte c'è la grande fascinazione di mettersi un passamontagna e portarsi a casa i soldi in cinque minuti, dall'altro lato c'è il fatto che queste azioni ti portano più lontano dalla cosa che più vuoi, ovvero farti quattro, cinque anni di carcere. Sono quesi i discordi che cerchiamo di fare, se non altro per cercare di far capire che certe cose per i ragazzi sono autolesioniste.

La scelta di lavorare su basi molto drill nasce anche dalla tua volontà di avvicinarsi a un mondo più vicino al loro?

Ho cominciato ad ascoltare la drill e ci ho ritrovato quelle emozioni, quell'energia, quella forza, che sentivo anni fa qualche quando ascoltavo le prime cose di boom bap. Ho trovato, dal punto di vista tecnico, dei veri e propri rapper, quello che fanno è veramente rap, non quella roba canticchiata con l'autotune, ma tosta, con dei bassi che si muovevano ed erano costruiti in un certo modo e devo dire la verità anche noi siamo riusciti a costruire insieme un suono tra il rap e la base che in Italia ancora non c'è.

Di Antonio Musella e Francesco Raiola

6 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views