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Lo U-Soli dei Punkreas: “Alla paura e alla discriminazione preferiamo empatia e accoglienza”

Si chiama U-Soli la nuova canzone dei Punkreas, storica band italiana che ha voluto mettere al centro della propria musica uno dei temi sociali più importanti e bistrattati dalla Politica italiana.
A cura di Francesco Raiola
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Punkreas (ph. Starfooker)
Punkreas (ph. Starfooker)

Si chiama U-Soli il nuovo singolo dei Punkreas, di cui Fanpage.it vi mostra in anteprima il video, e farà parte del loro nuovo EP "inequilibrio" che uscirà il prossimo 23 marzo. Il singolo tratta uno degli argomenti cruciali per quanto riguarda lo sviluppo dei temi sociali nel nostro Paese e che vede come protagonisti i bambini, amici e compagni di scuola dei loro figli, perché in fondo sono i bambini i protagonisti anche della legge ferma in seduta parlamentare.

Con U-Soli parlate di un argomento molto importante per il mostro paese, anche se talvolta affrontato con poca attenzione anche da chi è chiamato a prendere decisioni importanti. Come mai avete scelto proprio questo tema?

Perché è uno di quei temi che fanno la differenza. Tra chi vuole una società fatta di paura, discriminazione, razzismo e privilegi e chi invece sogna un mondo fatto di empatia, collaborazione, inclusione, accoglienza ed uguaglianza. Lo Ius soli è semplicemente un atto di civiltà che riguarda bambini, ragazzi che frequentano le stesse scuole dei nostri figli, fanno gli stessi sport, guardano gli stessi programmi, leggono gli stessi fumetti e fanno la stessa raccolta di figurine. Voler creare delle differenze e delle divisioni dove non ci sono è ingiusto e criminale allo stesso tempo, è come voler seminare odio ed esclusione, dove naturalmente cresce amicizia e integrazione.

Il video è molto emozionale: i bambini sono forse coloro che avrebbero maggiormente visto i benefici di questa legge. Come nasce l’idea?

L'idea nasce semplicemente accompagnando i nostri figli a scuola ogni mattina, dove possiamo vedere bambini di ogni etnia, provenienza, religione giocare, abbracciarsi, correre e salutarsi senza far nessuna distinzione o preferenza se non caratteriale. Per loro considerare un altro bambino “diverso” solo in base al colore della pelle o alla provenienza è semplicemente assurdo. Sono i loro compagni di classe, i loro amici, punto e basta. Diciamo che il nostro proposito è semplicemente quella di mostrare i volti di questi bambini (alcuni di loro sono proprio i nostri figli e i loro compagni di classe), a chi non ha la fortuna di poterli osservare da vicino, tutti insieme. Basterà guardarli negli occhi per accorgersi che aver paura di tutto questo è semplicemente folle

"Da soli non ce la fate, da soli non si vince mai". Qual è la forza della diversità per voi?

La diversità quando accompagnata dalla condivisione e dall'accoglienza significa ricchezza, crescita, curiosità e divertimento. Tutto il resto è noia.

U-Soli farà parte di "inequilibrio" l’Ep che uscirà il prossimo 23 marzo. Come mai un Ep e soprattutto che cosa rappresenta nel vostro percorso?

L'idea dell'Ep nasce da un confronto con la nostra etichetta discografica che ci ha stimolato a valutare un modo diverso di proporre le nostre canzoni. In epoca digitale il modo di fruire musica è molto più frammentato e con esso anche la capacità di attenzione media degli ascoltatori si è notevolmente ridotta. L'idea iniziale era quella di proporre una canzone per volta ma, alla fine, da veri nostalgici dei vecchi supporti abbiamo optato per la soluzione intermedia del doppio Ep. Ma ben presto abbiamo anche compreso che questo sistema “a puntate” si sarebbe rivelato particolarmente adatto a presentare queste canzoni. Anch'esse sono infatti il frutto di un percorso a tappe, in cui abbiamo dovuto fare i conti con temi quali la decrescita, il disorientamento individuale e collettivo, la ridefinizione di se stessi e della società in genere alle prese con lo sfaldamento progressivo delle certezze alla base di antichi equilibri ormai perduti. Dall'economia alla politica ormai è palese la necessità di percorrere nuove vie, di tracciare nuovi percorsi e di correre anche il rischio di perdersi, partendo da chi eravamo e da chi siamo per capire chi vogliamo essere. Qui c'è la prima parte del nostro viaggio.

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