Lo Stupido Amore di Mecna: “Mi sono tolto un sassolino contro chi pensava mi fossi snaturato”
Pochi giorni fa è stato pubblicato il nuovo album di Mecna: si tratta di Stupido amore, un progetto che segue due dischi in collaborazione come Neverland con Sick Luke e Bromance con Coco. Un ritorno a casa, con l'amore e le sue gabbie al centro del racconto, ma con un viaggio musicale affidato alla band con cui ha girato negli ultimi anni. Arrangiamenti che ha voluto portare, per la promozione del disco, in sei showcase a Milano, Bari e Napoli, Bologna, Roma e Torino: una presentazione di alcuni nuovi brani del disco che ha sorpreso anche il pubblico, "in silenzio sulle note di Canzone da dedicare". E a chi lo accusava di essersi snaturato dopo Bromance con Coco, Mecna regala una delle prove autoriali più convincenti della sua discografia. Nel disco sono presenti anche le collaborazioni con Coez, Guè, Bias e Dargen D'Amico, oltre che con Drast nel singolo Mille Voci che ha anticipato l'uscita dell'album. Qui l'intervista a Mecna.
Volevo cominciare proprio dal ritorno da solista. Come hai vissuto gli ultimi anni e come sei arrivato a Stupido amore?
Sono stati anni positivi dal punto di vista musicale, anche perché non mi sono fermato. Da "Mentre nessuno guarda" nato in pandemia, siamo arrivati al disco Bromance con Coco e poi il tour. Lì ho iniziato a scrivere Stupido amore: ho scelto di concentrarmi su un concept musicale più legato alla band con cui sto girando ultimamente. Poi sicuramente ci sono chiavi di lettura diverse sull'amore, sia per necessità rispetto al passato, sia per la maturità che ho raggiunto. La novità era lavorare a un disco non più in collaborazione come Neverland con Sick Luke o Bromance con Coco, ma con gli arrangiamenti di una band.
La copertina di Stupido amore, da te prodotta, produce un senso di disagio e comfort allo stesso tempo: un po' come nel titolo del progetto.
Volevo riprodurre la sensazione di qualcosa di bello come l'amore, che ti rilassa, ti fa stare bene, ma poi in realtà ti ingabbia: quasi ti rapisce e ti tiene bloccato. E nel disco ho voluto parlare tanto di questo, di amore, ma non solo in una nota romantica. Ho parlato di tanti lati di una relazione che possono spaventare.
Ma un'altra cosa che incuriosisce è sicuramente anche il modo in cui ha promosso il disco, con sei spettacoli in sei città italiane, prima della sua uscita? Cosa è cambiato nel modo in cui l'ha percepito il pubblico?
È stato un bellissimo esperimento, inizialmente non sapevo cosa aspettarmi. Non mi era mai capitato di fare un mini-tour prima dell'uscita del disco: è stato bello vedere la reazione delle persone durante le performance delle canzoni nuove, quasi un silenzio surreale. Poi i miei fan sono super attenti e quindi pensavo che dare una experience del genere avrebbe potuto migliorare anche la percezione del disco.
E com'è stato suonare di nuovo nei club?
Ho fatto principalmente tour estivi ultimamente, quindi ritornare alla dimensione club, quella che mi piace di più, è stato molto bello. Si è creata una situazione intima, quasi come se fosse la vigilia di una festa.
C'è una canzone che ti è piaciuta di più eseguire o una che il pubblico ti è sembrato percepire meglio?
Penso che il momento di Canzone da dedicare sia stato sempre molto intenso, anche perché è stato sempre vissuto in silenzio, fino alle grida del ritornello.
Come nasce Canzone da dedicare?
È un brano che toccava vari aspetti, quasi delle mini storie, su situazioni che quasi tutte le persone possono vivere. Ho immaginato di accendere una luce su su varie tipologie di situazioni in cui ci possiamo trovare. Infatti, quando ho iniziato a scriverlo non sapevo bene dove avrebbe potuto portarmi, poi ho iniziato a capire che in ogni storia c'è qualcosa di mio, ma c'è anche tanto di altri, di persone care a me vicine.
Invece in Oceano Adriatico canti: " Musica è come una fidanzata generosa, ti guarda mezza offesa, ma in fondo vuole scopare". C'è qualcosa che è cambiato nella tua percezione musicale negli ultimi anni, anche perché praticamente è dal 2017, da Lungomare Paranoia, che non si fermano per un anno le tue uscite?
Ho sicuramente attraversato varie fasi ed è stato difficile trovare un equilibrio, anche perché, per me, alcune sensazioni sono necessarie. È bello raggiungere traguardi ed essere felici, ma a me piace anche avere un po' di disagio, essere insoddisfatto. Infatti tendo a festeggiare sempre meno e chiedermi sempre se c'è qualcosa che non va. Nasce da questa sensazione un pezzo come Oceano Adriatico.
Anche quando canti: "Sono rimasto nel mio mondo quando ero in tour con Coco"?
Per me è stato un bel periodo, anche perché Corrado è una persona che stimo, un artista che mi piace molto. Il disco mi ha dato tante soddisfazioni, ma quella frase lì era un po' come togliersi un sassolino dalla scarpa. Ci sono molti che hanno visto in quel progetto un mio snaturarmi, invece era andare ancora più in fondo in ciò che sono.
Un altro aspetto che viene riportato in modo ironico in Lo dovevi fare con me, ma anche meno in Canzone da dedicare, è il tema della genitorialità. Stai pensando a quest'aspetto della tua vita?
Rispetto a Lo Dovevi fare con me, c'è una lettura scanzonata di un fenomeno che vedo spesso: è una canzone dedicata alla tipica fidanzata del liceo. Poi certo insomma, essere genitori è una cosa che accade tra i 30 e i 35 anni: ne volevo parlare con una sfumatura musicale inedito, un po' spensierata. Infatti ha anche quel sapore musicale del mondo da cui provengo, quello dei brani pop-rock degli anni 2000. Alla leggerezza del brano si contrappone però il fatto che il protagonista ci sia rimasto sotto.
Invece Nessuno vuole morire con Guè affronta il tema della morte e di lasciare una testimonianza di noi sulla terra. Senti di aver lasciato il tuo segno a questo punto della tua carriera?
Sì, con la musica ho fatto delle cose, e anche se non so se rimarrà, sicuramente ho colpito le persone. Anche rispetto a questo disco, c'è stato un bello scambio di messaggi con i fan, tanto amore, e quindi non posso che essere felice di questo.