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L’esordio di Tropico è “Non esiste amore a Napoli”: “Ho la testa dura, arriverò dove voglio”

C’è un album uscito nelle scorse settimane che è un piccolo gioiellino pop, fatto con enorme cura, nelle melodie, negli arrangiamenti, nelle parole. Si chiama “Non esiste amore a Napoli” e lo ha scritto Davide Petrella, nome ben noto nel mondo musicale italiano che si rimette in gioco col progetto Tropico.
A cura di Francesco Raiola
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Tropico (ph Biagio Munciguerra)
Tropico (ph Biagio Munciguerra)

C'è un album uscito nelle scorse settimane che è un piccolo gioiellino pop, fatto con enorme cura, nelle melodie, negli arrangiamenti, nelle parole. Si chiama "Non esiste amore a Napoli" e lo ha scritto Davide Petrella, nome ben noto nel mondo musicale italiano, grazie a un passato con Le Strisce e da solista e soprattutto per la quantità enorme di canzoni scritte da autore che hanno trovato il successo nazionale. Probabilmente la maggior parte di quelle che avete ascoltato in radio negli ultimi anni hanno il suo zampino. Ma Petrella è solo una delle anime del cantautore napoletano che questa volta ha firmato il progetto col nome di Tropico, mettendo a segno un album che ha un'infinità di singoli, di canzoni che potreste ascoltare nel silenzio delle vostre camere o cantare a squarciagola mentre escono dalle vostre radio in auto. È un pop che nella sua attenzione spasmodica alla tecnica è quanto di più orecchiabile potete ascoltare e Petrella ha il curriculum dalla sua parte e qualche feat: con lui ci sono anche Elisa, Calcutta, Coez e Franco126.

Non esiste amore a Napoli è il titolo del tuo nuovo album, sotto il nome di Tropico. Come sei arrivato a maturare questo nuovo progetto?

Sono veramente felice di fare questo mestiere e fare le canzoni nella vita, è quello che ho sempre voluto fare. Ricordo di aver cominciato da bambino, piccolissimo, a scrivere canzoni, e per una serie di cose e fortune mi sono ritrovato a farle nella vita. Ero in una band, all'inizio, Le Strisce, poi sono stato Davide Petrella e ho pubblicato un disco, infine ho sentito l'esigenza di non avere Davide Petrella sul groppone, era diventato un nome ingombrante per gli addetti ai lavori, volevo proprio fare la strada mia, da solo, con una altro nome e Tropico mi è servito ad aprire un altro tipo di progetto e sentirmi più libero.

Una bella gavetta, se vogliamo chiamarla così

Credo che tutti questi anni di progetti, di gavetta, siano serviti a farmi arrivare a questa soluzione un po' più compiuta. Prima di questo disco avevo ancora da lavorare su tante cose: la scrittura, la voce, anche sulla comunicazione del mio progetto. Ho avuto il tempo di mettere a fuoco tutte le cose giuste. Per me la canzone ha tutta una serie di caratteristiche, di testo, melodia e arrangiamento che sono un po' più alte da raggiungere, rispetto a fare un pezzettino qualunque.

E Tropico in quale immaginario ha pescato?

In questo disco, visto che sono un bambino e dico cose ingenue, mi volevo confrontare con roba grossa, artisti grandi che sinceramente trovo più lontani nel tempo: ho pescato molto negli anni '70, tanti ascolti che hanno influenzato il disco sono molto Seeventies. Volevo provare a fare un disco autorevole, di canzoni ben scritte, melodie pensate e ragionate mille volte, arrangiamenti provati e disfatti mille volte, volevo una cosa complessa.

Il tuo album ha potenziale per entrare in classifica ed essere su tutte le radio, pensi che ci sia un pregiudizio nei tuoi confronti?

Non credo che ci sia qualcosa che mi tiri giù, penso che in questo momento gli addetti ai lavori siano solo un po' sedati. È difficile che qualcuno si esponga per un progetto nuovo, si passa sempre per i soliti canali, gli addetti ai lavori spingono un artista, un progetto, quando già ce l'ha fatta, ma alla musica italiana penso che faccia bene che in questo momento ci sia un po' più di coraggio.

Mi parlavi delle influenze Seventies, andiamo nello specifico, perché c'è un'idea precisa in quest'album…

Ci sono tante influenze, dalla musica al cinema all'arte alle persone che entrano ed escono dalla mia vita, io vado sempre in cerca di scintille che mi facciano scrivere qualcosa. Non riesco a scrivere se la mia vita non è turbolenta, se non sto sempre a mille, quindi devo stare sempre in giro, devo vedere le persone, devo conoscere, devo parlare, devo ascoltare, guardare cose, poi all'improvviso ho melodia e testo, escono da sole, basta trovare quelle che chiamo "canzoni guida". In questo disco è stata "Non esiste amore a Napoli", quando l'ho trovata ho capito che aveva una strada diversa da percorrere e mi ci sono buttato. Per quanto riguarda la musica devo dire che è un periodo molto napoletano, ho ascoltato molti standard, perché sono follemente innamorato, penso che siano le canzoni d'amore pop più belle di tutti i tempi, sono inarrivabili, in particolare il disco di Roberto Murolo, voce e chitarra, penso che sia un monumento. Poi ci sono i Lucio, Lucio Battisti e Lucio Dalla, ho provato ad ascoltarli per bene a questo giro, tanta musica anni 70 e da 6/7 mesi sono fuori di testa per i Pink Floyd, fa bene riscoprire grandi artisti quando sei pronto e prima forse non lo ero.

Si può dire che in quest'album Napoli sia portante, come lo stesso titolo suggerisce?

Assolutamente sì, io sono una persona e un artista che si sente napoletano fino al midollo. Credo che ci siano molti modi di essere napoletani e il mio è nel piglio, nella capa tosta. Io mi sono messo in testa di voler arrivare dove voglio arrivare, ci metterò un anno, due anni, cinquant'anni, ma prima o poi ci arrivo perché sono veramente troppo innamorato della musica e delle canzoni. Per me sono importanti le persone, sono loro che decidono se una canzone vale o non vale, perché la musica è della gente. Parlo di Napoli ma anche di relazioni in questo disco, ho avuto più i nervi scoperti su questi due tipi di argomenti: le relazioni, di questi tempi, sono complicate, difficili da percorrere, quindi credo che siano cose che possono parlare di tutti.

Hai scritto per tantissime persone, cosa significa avere una possibilità espressiva così importante e variegata?

Io sono felicissimo di avere tutte queste possibilità di scrittura, mi piace capire qual è il linguaggio che emoziona, diverte, entusiasma il pubblico di un certo artista, è un divertimento trovare una chiave per comunicare con quelle persone, in realtà sono un bambino che si diverte a giocare con le canzoni.

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