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“Le parole sono importanti”: non cancellate i testi delle canzoni dal web

È possibile chiudere i siti di testi musicali? C’è chi ci sta provando. Il sindacato degli editori americani ha chiesto di intervenire contro i principali siti di lyrics mondiali che infrangono il copyright lucrando. Una prospettiva impensabile che troverà una soluzione, perché è impossibile levare a migliaia di persone i testi delle canzoni.
A cura di Francesco Raiola
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I testi dei gruppi hanno sempre fatto parte della nostra vita. Che li leggeste dai booklet (e quanto dispiacere in quelli in cui non erano riportate), che li scriveste sui foglietti, cercando di tradurli e/o facendovi aiutare dagli amici con gruppi di ascolto e di scrittura, le parole dei nostri cantanti preferiti sono sempre stati un must. Frasi da dedicare, da scrivere sui muri, da tatuarsi. Alzi la mano, insomma, chi riuscirebbe a farne a meno. Ma da qualche ora c'è un problema che rischia di privare milioni di persone della libertà di poter imparare e cantare i testi dei propri artisti preferiti. "La pirateria cresce e danneggia il mercato", "No, non è vero, lo dice anche la London School of Economics and Political Sciences". La polemica tra chi addossa alla piraterie le colpe della crisi del mercato e chi, invece, sostiene che non è così e che la crisi non sarebbe una vera e propria crisi, è in atto da diversi anni. In questi giorni torna sempre più d'attualità per vari motivi: l'ultimo, come detto, è la lotta che il sindacato degli editori americani vuole cominciare contro i siti che pubblicano in maniera illegale i testi delle canzoni. Ora, parliamoci chiaro, esiste un copyright sui testi (che sono proprietà intellettuale) e qualsiasi violazione prevede una punizione. Il sindacato ha specificato che il giro di vite è previsto per quei siti che ci lucrano sopra e non per i fansite o i blog personali. Siti da milioni di visite che grazie ai banner pubblicitari guadagnano soldi senza che ci sia alcun ritorno verso gli artisti che sono la mente di quei testi. È il problema del BitTorrent, che trova un corrispettivo legale – paradossale vero? – nei siti di streaming, accusati da nomi importanti della musica mondiale (Thom Yorke, David Byrne e last but not least Beck) di pagare troppo poco. Polemica che nacque anche a seguito di un pezzo di David Lowery, ex membro dei Camper Van Beethoven, che accusò Pandora di avergli pagato pochi spicci per un milione di stream di un pezzo di un suo vecchio gruppo. Lo stesso Lowery, che è anche ricercatore all'Università della Georgia, e che ha stilato la classifica dei 50 siti di lyrics più noti (e che, di conseguenza, creano più danno agli artisti) da cui è partita la stretta.

Privare migliaia di persone di questi testi sarebbe impensabile, migliaia di persone cresciute con testi che sono entrati a far parte a pieno diritto della storia della letteratura, alcuni dei quali letti a scuola. Chiudere questi siti vorrebbe dire privare queste persone della possibilità di godere di una parte fondamentale della musica e dell'immaginario. Realisticamente, però, il rischio che possano scomparire è improbabile e probabilmente non è nella volontà neanche di chi ha cominciato la battaglia che, speriamo, sia così furbo da capire che si trasformerebbe in un boomerang. Ma lo stesso Israeliti, presidente della National Music Publishers’ Association, il sindacato che rappresenta migliaia di editori e che ha minacciato azioni contro questi siti, ha specificato, tra le righe, quello che è l'intento principale, ovvero far sì che quei siti diventino collaborativi e che al tavolo degli introiti (non irrilevante) possano sedersi anche gli artisti o chi per loro. L'idea, immaginiamo, è quella dello streaming: con un cambiamento di posizioni tra pirateria, pubblico e artisti.

Rap Genius ne era l'esempio lampante. Il sito, infatti, nasce come raccolta di testi rap, scritti dalla community, che li contestualizzava e li spiegava, per poi crescere e diventare punto di riferimento anche per altri generi musicale e non solo (la letteratura, ad esempio). Se ha fatto scandalo il primo posto nell'elenco del sito americano è anche perché, col tempo, RG era diventato un punto di riferimento anche per gli artisti che erano parte integrante della community collaborando a postare e spiegare i propri versi.

Un caso eclatante di #fail, proprio riguardo l'utilizzo di testi, che ha fatto il giro dei più importanti siti musicali è quello di un Tumblr che associava i personaggi dei Peanuts alle parole di Morrissey, ex leader dei The Smiths, storica band inglese. La Universal ne chiese la chiusura, ma dopo svariate proteste e articoli ironici dovette fare marcia indietro, anche a causa della presa di distanza dello stesso artista che specificò la sua estraneità dalla decisione.

"Le parole sono importanti" diceva anni fa Moretti in una storica scena di Palombella Rossa e viene facile mutuare questa frase per difendere il nostro diritto a sostituire il nostro inglese auanasgheps con i testi giusti. In un mondo in cui i cd si vendono sempre meno e i booklet faranno la fine dei vinili – finendo nello scatolone con l'etichetta "d'epoca" – il web è il luogo principale in cui possiamo scoprire cosa dicono i nostri artisti preferiti.

Trovate un accordo, (non) lasciateci senza parole.

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