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Le copertine dei dischi possono essere opere d’arte, ecco le migliori del 2022

L’arte che si cela dietro le copertine dei dischi è pari a quella delle grandi esposizioni nei musei, anche oggi. Il 2022 si è concluso con numerose opere prodotte da veri e propri artisti.
A cura di Cristina Somma
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Copertina del disco Reason to Smile di Kojey Radical
Copertina del disco Reason to Smile di Kojey Radical

Andy Warhol, Keith Haring, Banksy e altri artisti contemporanei famosi si sono cimentati nella realizzazione di copertine dei dischi dei più grandi artisti del panorama internazionale, dai Velvet Underground a David Bowie, fino ai Blur. Secondo Dig! che ha stilato la classifica delle migliori 40 copertine del 2022, il primo in classifica sarebbe il disco Reason to Smile di Kojey Radical. Nella recensione descrivono il lavoro del fotografo Nwaka Okparaeke come un’opera surrealista che ricorda un moderno Salvador Dalì. Nell’immagine utilizzata come copertina dell’album l’artista è rappresentato in volo, in un cielo azzurro ricoperto di nuvole bianche, con un abito giallo, la giacca è aperta come le sue braccia e la sua espressione è rilassata e sognante, ad occhi chiusi. Sul fondo una metropoli con i grattacieli in lontananza, sotto i piedi dell’artista invece l’asfalto bagnato che mostra il suo riflesso. Sulla sinistra una donna che lo guarda e di cui l’abito riprende il colore giallo. Sulla destra invece, poco distante un bambino in tuta arancione che gioca con una figura vestita di bianco.

La seconda opera menzionata da Dig è la copertina del disco Will of the People dei Muse realizzata dall’illustratore Tiago Marinho e raffigurante “un futuro distopico che non sembra troppo difficile da immaginare, con i busti sovradimensionati dei tre componenti della band che sembrano essere stati scoperti da una civiltà futura”. Il fondo è dei colori del fuoco, una mescolanza di rosso, arancione e giallo e accoglie i tre volti che sembrano essere di pietra. Piccoli uomini si arrampicano e tentano di tirare con delle corde alcune parti delle sculture che si presentano fratturate, danneggiate e imbrattate di graffiti.

Il terzo posto è invece occupato da Keep On Smiling dei Two Door Cinema Club che per la realizzazione della copertina hanno incaricato l’illustratore Alan Fears che si è cimentato in un’opera di pop-art. Colorata e variegata presenta un tappeto di quadretti che fa da pavimento e riconduce lo sguardo verso un edificio con una grande insegna su cui è scritto il nome della band. Un uomo è rappresentato da solo su una panchina davanti all’edificio in lontananza, mentre in primo piano quattro figure attirano l’attenzione dell’osservatore: si tratta di due uomini e due donne con abbigliamento colorato e stravagante. Sulla destra le palme poste sul margine del tappeto a quadri accompagnano l’occhio dell’osservatore verso il punto di fuga, sul nome della band. Nessuna linea di contorno, solo tanti colori che confondono e conquistano lo spettatore.

Quarto posto per i red Hot Chili Peppers con il loro Return of the Dream Canteen illustrato a quattro mani da Thami Nabil e Julien Calemard. I toni pastello e le illustrazioni surrealiste ricordano le opere di Salvador Dalì e René Magritte. Gli occhi, così come i fiori sono elementi che ritornano in tutta l’opera.

La copertina di Fix Yourself, Not The World dei The Wombast
La copertina di Fix Yourself, Not The World dei The Wombast

Altra copertina degna di menzione è Fix Yourself, Not The World dei The Wombast che con un’opera di eBoy riprende la grafica di Habbo Hotel, il gioco dei primi anni 2000, conquistando così l’attenzione di tutti i nostalgici nati negli anni ‘90. Dig! La inserisce al settimo posto della sua classifica. Un’opera d’arte è anche la copertina The alchemist’s euphoria dei Kasabian ideata dal collaboratore di David Bowie, Tom Hingston. Si tratta di un casco/scudo/maschera macchiato di petrolio, realizzato con ogni tipo di oggetto contemporaneo: pezzi di metallo, fili, jack e altro. Charli XCX sulla copertina di Crash si fa ritrarre in uno scatto da Terrence O’Connor, “come in una schermata di caricamento di GTA che è andata un po’ male”.

Sguardo languido, occhi ben truccati e capelli lunghi, scuri e mossi che cadono solo da un lato del suo viso, nascondendole un occhio, la guancia e parte della bocca. Dall’altro lato del sangue che le cola dall’attaccatura dei capelli fino alla mandibola, solo una ciocca scappa via nascondendosi dietro l’orecchio e le sfiora il seno coprendo parte dell’ampia scollatura. Ha le due mani poggiate sul parabrezza, ma le dita con le unghie lunghe e smaltate di nero si scorgono solo attraverso il pollice posizionato in alto, all’estrema destra della copertina da cui si scorge anche parte dello specchietto retrovisore. Dietro il viso dell’artista, attraverso il parabrezza spaccato, si intravedono un sentiero, una staccionata dietro cui sono posti in fila degli alberi e un cielo blu. La foto è scattata dall’interno dell’auto, dal lato del guidatore. “Questo è ciò che amiamo di Charli XCX – scrivono su Dig! – aspettarsi sempre l’inaspettato”.

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