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Laura Mirabella, Country Manager Deezer: “Massima attenzione per gli utenti” (VIDEO)

Laura Mirabella è la Country Manager di Deezer, una delle piattaforme di musica in streaming leader in Europa. Con lei abbiamo parlato del presente e del futuro della piattaforma, di come lo streaming potrà salvare l’industria musicale e del fatto che la gente non vuole più pagare per la musica.
A cura di Francesco Raiola
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Laura Mirabella (Country Manager Deezer)

I numeri parlano chiaro: lo streaming è l'unico comparto nell'industria musicale a marcare un segno positivo nello scorso anno e nel primo quarto di questo 2014. Calano le vendite di dischi fisici e calano anche, per la prima volta, le vendite in digitale e la causa è proprio lo streaming, dove ormai i giovani si stanno riversando. Finisce l'era dello mp3 per lasciare il posto all'ascolto, dove, come e quando si vuole, di una library sconfinata di musica. Si perde l'idea del possesso (che resta solo per gli amanti del vinile, l'altro comparto che guadagna di anno in anno pur senza influire nell'economia del settore), e lo streaming è l'alternativa più apprezzata anche se l'utente medio ha perso l'idea di dover pagare la musica. Questo, almeno, è quanto ci dice Laura Mirabella, Country Manager di Deezer Italia: "Non c'è ancora completamente… anzi direi che siamo lontani dall'avere la cultura della musica a pagamento".

Stando all'ultimo rapporto IFPI sulla musica digitale, sono Deezer e Spotify a spartirsi la torta del settore in Europa. È un campo, però, quello dello streaming, sempre più in espansione e molto competitivo. Negli States, infatti, sono tanti i soggetti in gioco, da Pandora a Beats Music, fino ai wannabe YouTube, Amazon e iTunes che, stando alle voci, lanceranno a breve le proprie piattaforme: "Lo streaming sta subendo un'accelerazione importante in Italia e anche un'attenzione particolare da parte dei clienti. Siamo sicuramente contenti ed è il momento adesso di spingere un pochino di più. Per questo primo anno di Deezer in Italia con un team dedicato abbiamo cercato di costruire una brand awareness, un'autorevolezza del brand verso il pubblico che però vedevamo che non era ancora prontissimo".

La battaglia, vista la concorrenza, è tutta sull'innovazione e non è un caso che Deezer abbia lanciato ultimamente alcuni prodotti nuovi: "Continuiamo nell'innovazione del nostro prodotto perché riteniamo che nonostante sia questo il momento in cui capitalizziamo tanti sforzi precedenti e innovazioni già portate sul  mercato" dice la Mirabella che continua spiegando che "oltre ad aver migliorato l'applicazione mobile nel novembre 2013, nell'ultima release l'abbiamo aggiornata e potenziata in termini di funzionalità dando la possibilità di accedere sul mobile gratuitamente, naturalmente in un a modalità più restrittiva rispetto a quella on-demand che hanno i clienti abbonati. L'applicazione si chiama Flow", oltre ad aver lanciato Deezer per Mac che recupera tutti i file musicali dal Mac unendo quelli presenti sul proprio computer alla library di Deezer.

Seguire sempre il gusto dei singoli utenti però potrebbe rischiare di uniformare il gusto, indicando sempre band simili a quelle che piacciono e non dando la possibilità di scoprire musica nuova: "Noi non lasciamo mai che il cliente sia guidato solo da algoritmi che seguono quelli che sono i suoi gusti personali, ma facciamo sempre sì che questo flusso che viene proposto sia il meglio di ciò che può offrire la macchina e di quello che può offrire l'uomo, anche grazie alla nostra squadra di editor che propone a tutti i clienti comunque della musica appena uscita, delle nuove proposte, delle novità".

Le piattaforme di streaming nei mesi scorsi, però, sono state bersaglio delle critiche di alcuni artisti, da Thom Yorke ai Placebo, che criticano i bassi guadagni che arrivano agli artisti: "Credo che queste polemiche crescano dal fatto che non è conosciuto bene il business model che c'è dietro – dice la MIrabella -. La gran parte di quello che guadagniamo,una grossissima fetta la giriamo alle case discografiche e alle società di publishing che poi a loro volta le devono suddividere tra i loro artisti. C'erano e a tratti ci sono ancora, troppe entità nel mezzo che devono poi suddividere questi ricavi".

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