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La tradizione e il tradimento di Niccolò Fabi, il movimento continuo di un vero artista

Un giorno ci guarderemo indietro e ci renderemo conto ancora di più di quanto Niccolò Fabi sia stato il cantautore simbolo di questi anni. Il suo ultimo album “Tradizione e tradimento” conferma la sua statura, conferma la sua capacità come pochi di scrittura e anche la voglia di tentare, fallire e alla fine, riuscire.
A cura di Francesco Raiola
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Niccolò Fabi (ph foto di Chiara Mirelli)
Niccolò Fabi (ph foto di Chiara Mirelli)

Un giorno ci guarderemo indietro e ci renderemo conto ancora di più di quanto Niccolò Fabi sia stato il cantautore simbolo di questi anni. Se è vero che il cliché vuole che i primi album siano sempre i migliori, il cantautore romano sfata questo mito e lo fa continuamente, sorprendendo l'ascoltatore a ogni nuova uscita, a ogni nota, a ogni parola, con una continua ricerca sonora che non insegue il guizzo fine a se stesso, ma semplicemente l'evoluzione naturale della propria arte. Non stravolgimento, ma crescita, movimento, per usare quello che è il fil rouge – uno dei fil rouge – di "Tradizione e tradimento", il suo ultimo lavoro, che segue quel gioiello che era "Una somma di piccole cose". Si parla tanto di cosa voglia dire essere cantautore nell'Italia di oggi, quale sia il confine tra il privato e l'impegno sociale, si guarda al passato e a furia di guardare al passato si corre il rischio di perdersi quanto di buono abbiamo.

L'impronta di Fabi al songwriting

Fabi è senza dubbio un paio di passi avanti rispetto a questo discorso, la sua musica ha attraversato 20 anni di discografia italiana, alcune sue canzoni sono pietre miliari e col tempo, come il vino, la sua scrittura ha continuato a crescere, evolvere, così come la sua musica. Il cantautorato americano si è fatto sempre più largo nella sua idea musicale, quella dei Kozelek, dei Callahan, dei Bon Iver (e chissà se e quanto ha influito la svolta elettronica di Vernon nell'evoluzione di Fabi), e anche dei Calexico di frontiera si è mescolato al Nord Europa (Sigur Rós, Nils Frahm). Il punto, però, non sono tanto i rimandi a questo o a quello, quanto la capacità di Fabi di aver dato un'impronta precisa, à la Fabi, appunto al percorso musicale. E tanta di questa capacità è anche dovuta alla sua voce e ai suoi testi ("Tu arrivavi dalla fine di una guerra, io ero scivolato dal mio piedistallo, un’assemblea di cocci a conversar di vasi" canta in "Nel blu").

La tradizione e il tradimento in Fabi

Fabi esce dalla diatriba sul cantautorato riuscendo a coniugarne le posizioni, a essere politico (nel senso più alto del termine) nel racconto del sociale, sociale nel racconto dell'amore, sempre poetico, mai inutilmente prolisso: cantore di memoria e movimento, tradizioni e tradimento, appunto. E il titolo di quest'album è una dichiarazione poetica del cantante, che mantiene la tradizione, la sua tradizione, senza paura di fare uno scatto avanti per tradirla o tentare di farlo, forse nei synth che in qualche modo fanno da tappeto sonoro a molti pezzi, o, come ha spiegato lui stesso, nel tradimento della sua idea iniziale di ciò che quest'album avrebbe dovuto essere. Poteva essere l'album elettronico di Fabi, è diventato un grande album di Fabi che tra i vari colori ha anche la componente elettronica che dà nuovi margini e nuove strade al suo songwriting, come dimostra in maniera lampante per esempio, "Amori con le ali".

Il movimento e le migrazioni

C'è una circolarità in quest'album, con il pezzo che apre ("Scotta") e quello che lo chiude, ovvero "Tradizione e tradimento" che nella struttura si inseguono, con un lungo finale strumentale che lascia correre la mente di chi ascolta. C'è molto movimento, sia all'interno delle singole canzoni, che come concetto. "In piedi sul terrapieno, con lo sguardo concentrato sulla corrente, mi resi conto che – nonostante tutti i pericoli – è sempre meglio ciò che è in movimento rispetto a ciò che sta fermo; che il cambiamento è sempre più nobile della stabilità. Ciò che non si muove è soggetto alla disintegrazione, alla degenerazione e a ridursi in cenere, mentre ciò che si muove potrebbe durare addirittura per sempre" dice un personaggio de I Vagabondi, ultimo libro tradotto in Italia della scrittrice premio Nobel per la Letteratura 2018 Olga Tokarczuk. E potrebbe essere tranquillamente un esergo di quest'album. In "Tradizione e tradimento" il movimento è fondamentale, è forse lo strumento più politico che il cantautore romano canta. Dice più un pezzo come "Amori con le ali" di quanto possa dirne un comizio politico: "Grazie a chi mi ha regalato un movimento, allontanandomi da qualcosa e avvicinandomi a qualcos’altro, avvicinandomi a qualcuno e allontanandomi da qualcun altro". Non c'è l'occhiolino al mercato, né quello alle radio, c'è la gentilezza che si fa arte, un continuo lavoro sul concetto di memoria, che non parte da qui, ma continua anche qui. C'è un gruppo di musicisti fantastici, da Pier Cortese e Roberto Angelini, passando per Fabio Rondanini, Stefano Cabrera, Daniele "Mr Coffee" Rossi, Costanza Francavilla, Max Dedo e l'incursione elettronica di Yakamoto Kotzuga, e ci sono riflessioni come "Non siamo certo i primi perché accade da millenni dalla notte verso il giorno, dal freddo verso il caldo, per il cibo e per la pace, per i figli, per la specie per sopravvivere. È tutto qui". E in effetti è tutto qui, perché spesso è nella semplicità delle cose che si trova la vera essenza. "Tradizione e tradimento" conferma la statura di Niccolò Fabi, conferma la sua capacità di scrittura e anche la voglia di tentare, fallire, e alla fine, nonostante tutto, riuscire.

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