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La testimonianza di Jovanotti sul G8 di Genova: “Una democrazia trasformata in un luogo squilibrato”

Tra i tanti ricordi per il ventennale del G8 di Genova quello di Jovanotti è uno dei più lunghi e sentiti. Il cantante era lì con Bono e Bob Geldof per portare la voce degli artisti ai grandi della terra, sensibilizzando sulla cancellazione del debito dei Paesi più poveri, ma si trovò davanti agli occhi una scenografia della paura.
A cura di Redazione Music
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Quest'anno cade il ventennale di Genova. Ormai non c'è neanche bisogno di specificare G8, basta dire genova, con una certa cadenza, un tono di voce per capire che si parla di quello che nel 2001 accadde in città. Tra i tanti ricordi quello di Jovanotti è uno dei più lunghi e sentiti. Il cantante era l' con Bono e Bob Geldof per portare la voce degli artisti ai grandi della terra, sensibilizzando sulla cancellazione del debito dei Paesi più poveri. Erano previsti cortei, incontro con i politici, sicuramente un impegno di rappresentanza importante, in fondo erano e sono tre cantanti conosciuti in tutto il mondo, da sempre attenti alla sensibilizzazione su temi di portata mondiale.

Perché Jovanotti era a Genova durante il G8

Ma pur sapendo che non sarebbe stata una passerella, non avrebbero mai immaginato quello che sarebbe successo nel pomeriggio del 20 luglio quando dopo una serie di sconti in città veniva ucciso Carlo Giuliani. Il racconto di Jovanotti comincia con un'affermazione di presenza: "il 20 luglio di vent’anni fa c’ero anche io a Genova" scrive il cantante, che poi spiega il motivo della sua presenza lì:

"Avevo convinto i miei musicisti e un paio di amici a seguirmi in questa cosa. Sul rimorchio di un camion avevamo allestito casse e strumenti per suonare durante la marcia annunciata per il pomeriggio. Ero lì per “jubilee 2000” (qualche mese prima c’era stata la mia cosa sul palco di Sanremo), sotto questa sigla si ritrovavano tutte le organizzazioni e le persone da tutto il mondo unite nel sostenere la cancellazione del debito dei paesi più poveri del pianeta. Un debito accumulato negli anni nei confronti dei paesi ex colonialisti e di grandi istituzioni finanziarie (Fondo monetario internazionale su tutte). Era una causa giusta, condivisa da milioni di persone compresi molti economisti illuminati e lungimiranti. Siamo arrivati a Genova al mattino presto partendo da Milano. Entrando in città è stato subito chiaro che l’atmosfera non prometteva niente di buono. Io non ero mai stato in una zona di guerra ma quella lo era chiaramente, nonostante all’arrivo alla scuola di Boccadasse dove ci eravamo dati appuntamento ci fosse radunata un’umanità che più varia non se ne può vedere e nessuno dei presenti con l’aria minacciosa o sospetta".

A Genova c'eta una scenografia della paura

Il cantante ripercorre quelle ore, le decisioni iniziali e i cambiamenti di programma, ma anche l'idea che per incidere bisognasse stare sul posto. Nel 2001 non c'erano i social, non c'era facebook, ed era fondamentale esserci e far sentire, appunto, la propria presenza. Per questo Jovanotti aveva deciso di andare, ma subito, dice, nota che "era stata allestita dal governo di allora come una specie di scenografia della paura", anzi, specifica: "Quella era la scenografia allestita per un teatro di guerriglia. Finestre chiuse, serrande abbassate, blindati ovunque. Mi ricordo che nella scuola con noi c’era anche un gruppo di suore, e facevo fatica ad associare quelle giovani religiose che si preparavano a marciare con le barricate di container che erano state piazzate dappertutto in città. Non c’erano ancora i social network, le informazioni arrivavano attraverso la radio, i tg e i telefoni mobili che non erano ancora “smart”. Poche immagini non “approvate” , i cellulari non spedivano ancora le foto e i filmati".

La morte di Giuliani e l'incontro con Prodi

La notizia della morte di Carlo Giuliani a Piazza Alimonda, ovviamente cambiò tutti i programmi e creò imbarazzo nell'incontro che avrebbero dovuto avere con l'allora Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, nella famosa nave messa a disposizione dei Capi di Stato. Poi c'erano state le notizie dalla Diaz e da Bolzaneto a rendere ancora più surreale la situazione, al punto da fargli dire che "Un paese democratico si era trasformato in un luogo lugubre e squilibrato": "Fu un pomeriggio drammatico, e poi quella notte di violenza ingiustificata nella scuola Diaz e poi nella caserma di Bolzaneto, una notte di vergogna istituzionale che ancora oggi fa venire i brividi a pensarci". Il cantante parla della differenza tra l'0inferno in città e la calma irreale della nave (…) La nave al suo interno era perfetta, lucidata e splendente, un luogo irreale, in quel momento. Fu un incontro breve e imbarazzato che doveva servire a formalizzare certe nostre richieste ma soprattutto a una ‘photo opportunity' a vantaggio delle parti, sopratutto quella (decisamente maggioritaria) dei manifestanti pacifici, molti dei quali avevo fatto migliaia di km per essere lì a Genova quel giorno".

Le parole di Bono Vox

La foto non fu fatta e la situazione era quella di parlare con Prodi di cancellazione del debito con i fantasmi di Diaz e Bolzaneto, a quel punto, Jovanotti ricorda l'incontro della sera dopo con Bono dopo il concerto degli U2:

La sera del 21 raggiunsi Bono al “delle Alpi”, a Torino, mi invitò nel camerino, ci sedemmo e poco prima di salire sul palco mi parlò dell’Irlanda degli scontri e del terrore, e gli raccontai degli anni di piombo quando ero bambino a Roma, rapide immagini che lui concluse con una frase che ricordo ancora: “political violence brings to death, you have to know it when you decide to use violence for a political purpose”. Sono passati vent’anni, è un anniversario strano perché sembrano due secoli. Ammetto che ci fosse una certa ingenuità nel mio sguardo, che non è svanita del tutto, che anzi considero preziosa, una sorta di antidoto al cinismo e un allenamento a contestualizzare, sapendo che facendo si può sbagliare ma non facendo non si fa. “attratte verso il centro della terra le cose cadono.qualcuno che alza gli occhi e si ribella, le cose cambiano”.

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