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“La Terza Guerra Mondiale” degli Zen Circus: l’anima… conta!

Fra poco più di due settimane, uno dei gruppi-leader della scena indipendente nazionale ritornerà sul mercato con il suo nono album, del quale è al momento possibile ascoltare due ghiotte anticipazioni. Approfondiamo.
A cura di Federico Guglielmi
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Zen Circus (foto di Ilaria Magliocchetti Lombi)
Zen Circus (foto di Ilaria Magliocchetti Lombi)
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Venerdì scorso gli Zen Circus hanno diffuso un altro video, come nuova anticipazione del nuovo album “La Terza Guerra Mondiale”, fuori il prossimo 23 settembre con il marchio de La Tempesta. Le riprese molto spontanee dei tre ragazzi che compongono la band, ben assemblate dal collettivo Sterven Jonger, sono nello stesso tempo malinconiche e gioiose, e si legano perfettamente ai versi – tanto poetici quanto diretti, e come al solito non privi di immagini ruvide – che narrano una classica storia d’amore (autobiografica) finita male, con i suoi strascichi psicologici. La struttura musicale è quella della ballata rock accattivante ma di notevole intensità e, sì, credo di poter affermare senza timore di smentita che “L’anima non conta” è una delle più belle canzoni degli Zen Circus, una di quelle che il pubblico dei concerti intonerà in coro e che, in futuro, sarà arduo cassare, eventualmente, dalle scalette. Scelta azzeccatissima, quella di proporla come secondo singolo apripista, dopo che a giugno l’esuberante “Ilenia” aveva annunciato, con un altro clip diversamente delizioso, che Appino, UFO e Karim stavano per ritornare; chissà, forse sarà la volta che l’ensemble toscano riuscirà a compiere quel piccolo passo che ancora gli manca per guadagnare vera gloria fuori dal circuito alternativo del quale è da anni fra le principali attrazioni. Non che finora siano mancati i consensi rilevanti, di classifica (per quel che valgono…) e di riscontro presso gli addetti ai lavori (nel 2013 “Il testamento”, l’eccellente esordio da solista di Appino, ha vinto la Targa Tenco), ma qualcosa di più “ecumenico” non guasterebbe. Tipo un successo di massa alla Rino Gaetano o Edoardo Bennato dei Settanta, magari seguito dall’offerta di ricoprire – tutti e tre assieme, ovviamente: sai le risate? – il ruolo di giudice in qualche talent.

“La Terza Guerra Mondiale” sarà il nono album degli Zen Circus, contando pure il debutto “About Thieves, Farmers, Tramps And Policemen” edito nel 1998 come The Zen, quando Andrea Appino era ancora un pischello mezzo busker e mezzo punk in sodalizio con il batterista Marcello Bruzzi. Il duo sarebbe diventato presto un trio con l’arrivo del bassista Massimiliano “Ufo” Schiavelli, assumendo l’attuale sigla sociale per il secondo capitolo “Visited By The Ghost Of Blind Willie Lemon Juice Namington IV”, del 2001; nel terzo CD “Doctor Seducion” (2004), Karim Qqru subentrava dietro i tamburi, stabilizzando così in via definitiva l’organico, mentre il quarto – “Vita e opinioni di Nello Scarpellini, gentiluomo”, del 2005 – includeva alcuni pezzi in italiano, novità assoluta per un repertorio fino ad allora tutto in inglese. L’esperimento veniva ripetuto con ottimi esiti nel seguente “Villa Inferno” (2008), realizzato assieme a Brian Ritchie degli americani Violent Femmes, e l’apprezzamento per piccoli inni quali “Vent’anni” e “Figlio di puttana” portava alla definitiva conversione alla lingua che fu di Dante; il poker composto da “Andate tutti affanculo” (2009), “Nati per subire” (2011), “Canzoni contro la natura” (2014) e ora “La Terza Guerra Mondiale” documenta quella che tutti considerano la fase adulta nella vita del gruppo, anche se la maturità artistica, a ben vedere, era stata conquistata già da parecchio. Con il loro vivace e coinvolgente mix di rock, folk e songwriting d’autore, dove energia fa rima con melodia e dove concetti anche di peso sono espressi con un efficace approccio fra il caustico e l’(auto)ironico, gli Zen Circus costituiscono un gran bell’esempio di band che sa essere pop mantenendo un saldo legame con la strada che l’ha generata. Inequivocabile, in tal senso, l’atmosfera che si respira durante i live, momenti di liberazione collettiva all’insegna del sudore, del divertimento, del cazzeggio.

Brillantemente riassunto dalla foto di copertina di Ilaria Magliocchetti Lombi, con i tre colti al tavolino di un bar mentre attorno a loro si scatena una (purtroppo, ordinaria) Apocalisse bellica, “La Terza Guerra Mondiale” non deluderà gli estimatori del gruppo e lo aiuterà a far pace con quanti avevano scorto nel disco di due anni e mezzo fa segnali di stanca. Non bastassero i singoli di cui sopra, il programma offre infatti vari altri brani di qualità, occasionalmente legati alla sfera personale (l’altra ballata “Non voglio ballare”) ma per lo più ricchi di acute, graffianti sferzate – prive di sterili sloganismi – ad alcune consuetudini della società in cui viviamo: impossibile, tra questi ultimi, non citare almeno “Pisa merda”, dove la città della famosa torre pendente assurge al ruolo di simbolo di tutta la più triste Italia di provincia, “Zingara (Il cattivista)”, che affonda violentemente il dito nella piaga dell’intolleranza e del più bieco populismo, e “Andrà tutto bene”, una cupa disamina sulla musica (e non solo) che chiude le ostilità con una lunga e inquietante coda strumentale. Sarà pur vero, benché fino a un certo punto, che Appino, UFO e Karim fanno sempre la stessa cosa, ma l’importante è soprattutto come la si fa. E con “La Terza Guerra Mondiale”, a dispetto del titolo che induce a pittoreschi scongiuri, si va sul sicuro.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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