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La storia di Massimo Riva, il “fratello minore” di Vasco Rossi morto a 36 anni

Tra le persone che più hanno segnato la vita e la carriera di Vasco Rossi c’è sicuramente Massimo Riva, suo chitarrista e a lui vicino fino alla fine degli anni Novanta, quando morì prematuramente a causa di un’overdose. Il rocker di Zocca non manca mai di ricordarlo a ogni suo concerto e Riva è diventato, negli anni, un simbolo indiscusso della comunità del Blasco.
A cura di Andrea Parrella
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Tra le persone che hanno segnato in maniera più profonda la carriera e la vita di Vasco Rossi, c'è sicuramente Massimo Riva, tra gli amici più vicini al Blasco e persona che per il rocker fu una sorta di fratello minore. Scomparso prematuramente per overdose, quando aveva soli 36 anni, Vasco Rossi lo ricorda in ogni suo concerto e lo fece anche nel 2017, al Vasco Modena Park, il concerto celebrativo di un'intera carriera con più di 200mila persone radunate tutte per lui (ricordato il 1 luglio 2020 con La Tempesta Perfetta, il documentario di Giorgio Verdelli in prima serata su Rai1).

Il ricordo di Vasco Rossi

La presenza di Massimo Riva ha un enorme valore simbolico per tutto ciò che ha a che fare con il mondo di Vasco e dei suoi fan. "Massimo era il mio fratello minore – aveva detto Vasco Rossi in una dichiarazione – era anche venuto a vivere insieme a me, sul palco lui era il mio Keith Richards. Quando se ne è andato l’ho vissuto un po’ come un tradimento, ma Massimo è vissuto e se ne è andato come ha voluto. Lo ricordo ogni volta, una parte di lui vive ancora oggi dentro di me, quindi non se ne è mai andato del tutto“. 

Chi era Massimo Riva

Massimo Riva nacque a Bologna il 27 febbraio 1963, ma l'infanzia e l'adolescenza le trascorse a Zocca, il luogo del cuore di Vasco Rossi, appassionandosi fin da bambino alla musica rock e alla chitarra, che studiò sin da bambino. La conoscenza con Vasco Rossi arriva a Punto Radio, tra le prime radio libere d'Italia che fu proprio il Blasco a fondare da giovanissimo, facendo il dj. Proprio da qui nacque la loro incredibile collaborazione e quel sodalizio artistico e personale destinato a scrivere pagine importanti della nostra musica rock.

La carriera da solista

Risale al 1980 la nascita della Steve Rogers Band, concepita insieme a Maurizio Solieri e Guido Elmi, che diventò di fatto il gruppo di spalla al Blasco fino al 1987, quando Massimo Riva proverà una carriera autonoma da cantautore, riscuotendo un discreto successo. Una separazione che, come la sorella Claudia aveva raccontato al Mattino, Vasco concepì come una sorta di tradimento: "Vasco lo visse come un tradimento il fatto che Massimo e la Steve Rogers Band scegliessero un percorso autonomo, ma rimasero amici, non si lasciarono mai, anzi, pur non suonando dal vivo insieme, nacquero le loro canzoni più belle, chiusi in una villa veneta". 

La morte a soli 36 anni

La storia della Steve Rogers Band finì nel 1991, ma il percorso di Riva al fianco di Vasco proseguì per molti anni ed ebbe inoltre l’occasione di partecipare anche a diversi progetti con altri artisti del calibro di Enrico Ruggeri. Nel 1993 fece il suo esordio da solista con l'album Matti come tutti e Sangue nervoso. Il successo fu discreto, ma alcuni anni dopo arrivò improvvisa, il 31 maggio 1999, la morte di Massimo Riva, a causa di una crisi respiratoria dovuta a un’iniezione di eroina. Una morte che ha legato indissolubilmente la figura di Riva alla leggenda del Blasco e tutto ciò che ha a che fare con il suo mondo. Come lo stesso Rossi ha riconosciuto, una delle sue canzoni più celebri, Viverenacque proprio da un improvvisato e ripetuto accordo di Massimo Riva e un provocante "na -na-na" di Tullio Ferro, durante un breve soggiorno dei tre a Villa Condulmer.

La polemica tra Vasco Rossi e Ligabue

Risale proprio a fine anni Novanta una polemica a distanza tra Vasco Rossi e Ligabue proprio legata alla morte di Riva. Proprio nei mesi in cui l'artista morì, Ligabue affrontava la sua prima fatica da regista dietro la macchina da presa e il suo primo film, Radiofreccia, aveva come protagonista un personaggio che, come Riva, moriva precocemente a causa di un'overdose. "Negli anni Settanta non avevamo molte informazioni", aveva detto mercoledì Ligabue presentando allo Iulm di Milano il libro sulla sceneggiatura del suo film. "Il pensiero comune era che si potesse smettere quando si voleva. Per i musicisti rock c'è ancora oggi l'alibi dello scotto da pagare per fare musica. Perciò secondo il galateo della perfetta rockstar, io che non mi drogo sarei fuori target". Parole, queste, pronunciate a poche ore dalla morte di Riva, che non piacquero a Vasco Rossi, che disse: "E' morto un amico e invece del silenzio… c'è chi, per accrescere la propria credibilità, ha scelto di "speculare" lanciando anzitempo inutili messaggi moralizzatori". Ligabue scelse di non commentare la risposta di Vasco Rossi, ma tramite il suo manager, fece sapere di sentirsi molto amareggiato all'idea di essere stato frainteso.

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