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La Poesia e la civiltà di Giovanni Truppi: politica e amore nelle parole di un talento

Si chiama “Poesia e civiltà” l’ultimo album di Giovanni Truppi, uno dei cantautori più talentuosi del Paese, che con questo lavoro è approdato in Universal, senza però perdere la sua identità. Si parla spesso del cantautorato anni ’70 riferendosi a lui che però ne prende poesia e sguardo all’attualità con un’originalità non comuni.
A cura di Francesco Raiola
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Il passaggio in Universal non ha cambiato Giovanni Truppi, ma un po' di pressione, però, gliel'ha messa, come ha spiegato a Fanpage.it. Truppi è senza dubbio uno degli artisti più interessanti che il panorama italiano ha visto ergersi in questi ultimi anni: in lui c'è la poesia, c'è la politica, c'è l'ironia, e sicuramente c'è una riflessione sui tempi moderni, come avviene in "Borghesia" o anche in "L'unica oltre l'amore", singolo di lancio dell'album.

Poesia e civiltà è un ritorno atteso dopo il precedente omonimo. Un album che mantiene alcune tue caratteristiche, di temi, mood, ma anche con differenze di suono e nel cantato, come nasce?

Nasce dall'esigenza di fare una selezione di priorità, gli argomenti non sono cambiati ma si sono ristretti, mi è sempre piaciuto parlare dalla salatura della pasta a Dio, ma questa volta ho deciso di parlare solo delle cose che ritenevo più importante e anche in maniera un po' meno sottile. Per quanto riguarda la voce, per questo disco volevo rimanere soltanto su un registro vocale che è quello medio, quello centrale, dove la mia voce suona più accogliente, perché mi sembrava fosse adatto a tutto il progetto.

È un album più ’cantato’, ad esempio rispetto a Giovanni Truppi, che idea avevi?

L'album è sicuramente più melodico anche, quindi più cantato, tutti gli arrangiamenti sono costruiti attorno a queste melodie mantenendo spazio per la voce ma costruendo un mondo molto denso ad accompagnarla.

"L'unica oltre l'amore è quella che ci divide tra chi simpatizza con chi vince e dall'altra parte ovunque da sempre e per sempre chi simpatizza con chi perde" mi pare una frase cardine non solo dell'ultimo album, e un esempio in cui si usa l'amore per parlare di politica.

La parola amore è quasi un espediente retorico, nel senso che poi, appunto, volevo parlare di quella cosa che ci divide tra chi simpatizza con chi vince e chi simpatizza con chi perde, dal momento che mi sembra che non abbia un nome e io comunque non riuscivo a darglielo l'escamotage per utilizzare l'amore come riferimento per nominarla, mi sembrava funzionare.

E sento un filo diretto con "Ancient Society" che ho letto che nasce da altro…

Stavo leggendo un libro di Engels che in realtà mi incuriosiva per il titolo, si chiama "L'origine della famiglia", alla fine di questo libro Engels riporta interamente un testo, che è il testo della canzone, che io ho preso pari pari e musicato e mi ha molto emozionato quando l'ho letto, mi sono sentito subito molto libero nel musicarlo.

In che modo ti lasci ispirare dalla letteratura?

In un modo molto naturale, nel senso che da quando sono ragazzino leggo e credo che sia normale attingere da quello che si trovano per le mani, le nostre vite non sono così interessanti da poterne ricavare sempre materiale per canzoni quindi c'è la mia vita, i racconti dei miei amici, quello che leggo sul giornale e i miei libri.

Quanta pressione ti ha dato il passaggio in major?

Ho sentito più pressione, nel senso che mi sono reso conto di avere una possibilità di mezzi che prima non avevo avuto e di conseguenza un altoparlante che prima non avevo avuto, volevo non sprecare questa occasione. Sono molto contento di questo momento, credo che anche l'occasione di lavorare con una major derivi sicuramente dal mio talento, ma anche da questo momento in cui le major hanno più attenzione per i progetti alternativi.

Racconti i trentacinque ne "Le elezioni politiche del 2018", ma soprattutto in “Ragazzi” c’è una malinconia ma anche la capacità di raccontare in modo differente il crescere.

Se penso anche a canzoni di dischi precedenti mi confronto con il tempo che passa, la crescita, il cercare di non sprecare la vita e le stagioni della vita, di viverle per quello che sono. Per ragioni anagrafiche mi confronto molto con l'essere adulto, quello che volevo, in realtà, era non essere malinconico, ma tenero; guardo la mia stagione della vita precedente con tenerezza, e con gioia quello che vivo adesso.

Cosa hai ascoltato mentre scrivevi "Poesia e civiltà"?

C'è sempre stata una parte del cantautorato "classico" italiano, che mi ha sempre accompagnato e le mie passioni più recenti sono il cantautorato americano, Sufjan Stevens, Father John Misty, Sun Kil Moon, forse questi tre sono quelli che negli ultimi anni mi hanno più toccato

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