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La musica popolare degli Ars Nova: “Rileggiamo la tradizione con un orecchio moderno”

Gli Ars Nova Napoli sono una delle band folk più conosciute nella città partenopea e in tutto il mondo della musica tradizionale nazionale. A Fanpage.it hanno regalato un’anteprima del backstage del loro nuovo album “E senza acqua la terra more” in cui a pezzi della tradizione, per la prima volta aggiungono anche inediti.
A cura di Francesco Raiola
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Chi vive a Napoli o frequenta il vasto mondo della musica folk nazionale probabilmente si sarà trovato ad avere a che fare con gli Ars Nova Napoli, band formata da Antonino Anastasia (Tapan, tamburi a cornice, percussioni), Bruno Belardi (Contrabbasso, chitarra battente), Michelangelo Nusco (Violino, mandolino, baglamas), Marcello Squillante (Voce, fisarmonica, chitarra), Vincenzo Racioppi (Mandolino, charango), Gianluca Fusco (Voce, organetto, chitarra, gaita) che da dieci anni pesca a piene mani nella tradizione musicale nazionale e la rilegge a modo proprio: "Il nostro percorso parte dalla semplice curiosità di approfondire, attraverso libri, feste popolari, festival" dicono a Fanpage.it presentando i loro secondo album "E senza acqua la terra more" in cui oltre a classici come "No potho reposar" e "Mi votu e mi rivotu" sono presenti anche degli inediti. La band, inoltre, ha girato un video backstage – che Fanpage.it vi mostra in anteprima – girato all'Auditorium Novecento di Napoli, per presentare questo nuovo lavoro e che dà l'idea di cosa voglia dire assistere a un loro spettacolo (e anche capire il lavoro fatto sulle varie canzoni).

Partiamo dalla domanda delle domande: cosa significa, oggi – dopo album su album -, rivisitare pezzi tradizionali come avete fatto voi in “E senza acqua la terra more”?

I brani che decidiamo di "rivisitare" sono dei pezzi a cui siamo molto affezionati, ogni qualvolta ne suoniamo qualcuno lo facciamo con immenso rispetto di chi l'ha scritto o inciso prima di noi.
Non abbiamo nessuna intenzione di appropriarci di canzoni non nostre. Tante canzoni "rivisitate" hanno i motivi e le parole di origine popolari, semplicemente le suoniamo con un orecchio della nostra epoca e quindi aperto a tutte le culture del mondo: forse in questo modo possono rivivere in un altra forma.

Chi vive a Napoli probabilmente vi avrà almeno incrociato live, attività prediletta. Quando avete deciso che era arrivata l’ora di mettere su questo secondo album?

Avevamo in cantiere dei brani inediti e altre rielaborazioni che ci piacevano molto, Apogeo era di nuovo interessata ad un'altra collaborazione… quindi le cose sono venute da sé.

Un album che oltre alle rivisitazioni, questa volta ha anche degli inediti… L’inizio di nuova dimensione?

Può darsi, non vogliamo forzare niente, amiamo mantenere una certa spontaneità nel fare le cose.

L’avete pensato direttamente in studio o avevate pensato anche a qualcosa live?

Abbiamo discusso moltissimo su come registrare il disco, entrambe le soluzioni sono molto valide e danno risultati molto diversi, ma alla fine abbiamo scelto lo studio.

Il singolo, “La catalana”, invece, vi riprende su un palco… Come mai avete scelto di partire da questo brano?

Ci è piaciuta molto la storia di come Davide Puffo Chimenti l'ha raccolta e dopo musicata. Fortuna, viaggio, ricerca e curiosità: tutti elementi a noi molto vicini.

La scelta degli arrangiamenti, invece, come nasce? Come decidete di dare a un pezzo come “Mi votu e mi rivotu” quel sapore mariachi, quasi – per trovare un riferimento contemporaneo – à la Calexico?

Nasce per caso, suoniamo i brani, ci viene un'idea che può essere più o meno interessante e la sviluppiamo, se funziona bene altrimenti si scarta e si va avanti.

Tra l’altro non vi chiudete, appunto, nella tradizione napoletana, come nasce la vostra ricerca musicale?

Fortunatamente già da prima di essere gruppo abbiamo sempre amato il viaggio e la ricerca di musiche diverse. Il nostro percorso parte dalla semplice curiosità di approfondire, attraverso libri, feste popolari, festival ecc, le musiche e le culture che ci interessano.

Si vede che vi piacciono le sfide, rifare “No potho reposar” dopo la versione di Andrea Parodi ne è l’esempio. C’è qualcosa rimasto fuori che però riporterete nei live?

Certo! I nostri dischi sono dei lavori che chiudono un percorso, abbiamo già altri brani nuovi a cui stiamo lavorando ed altri che sono finiti.

Nella nota stampa sottolineate quanto l’essere napoletani vi porta a un confronto continuo con altre realtà culturali. In che modo lavorate su questa contaminazione, anche attivamente?

Sicuramente l'incontro è una delle caratteristiche più importanti per il nostro gruppo, tramite esso si apprendono pezzi nuovi e modi di suonare diversi, per questo siamo sempre disposti a macinare chilometri e chilometri col camper pur di andare a suonare ad un festival.

La scelta delle collaborazioni, invece, come nasce?

Le collaborazioni nascono per arricchire di suoni e di idee un brano musicale, hanno il compito di renderlo più particolare. Noi abbiamo scelto come nostri collaboratori prima di tutto cari amici musicisti e personaggi di riferimento della canzone popolare e classica napoletana come Gianni Lamagna.

Gli Ars Nova Napoli saranno in tour il 13 giugno al Parco dei Ventaglieri, Montesanto – Napoli, il 7 giugno a Pisa, dal 10 a Mercanzia, Certaldo (Firenze), il 31 agosto a In Vico Veritas a Palma Campania (NA) e il 21 settembre a Praiano (SA).

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