La Mingus Dynasty chiude la 37a edizione del Roma Jazz Festival
Termina questa sera la 37a edizione del Roma Jazz Festival. Un'edizione ancora una volta piena di pubblico e ottima musica che ha reso omaggio ai grandi del jazz senza dimenticare quello che avviene oggi in questo mondo e gettando un occhio, pure, al rapporto stretto che c'è tra il genere e la scrittura.
Due settimane in cui tra Auditorium Parco della Musica e Lanificio 159 si sono alternati artisti di calibro internazionali e attori che sono stati protagonisti di numerosi reading. Per la serata finale è stato scelto un omaggio a uno dei più grandi jazzisti di sempre, ovvero Charles Mingus, compositore, violoncellista e pianista. Sarà la Mingus Dynasty a portare a Roma la musica del compositore, un gruppo composto da Abraham Burton al sax tenore, Jaleel Shaw al sax alto, Philip Harper alla tromba, Conrad Herwing al trombone, Boris Kozlov al contrabbasso, Helen Sung al piano e Donald Edwards alla batteria e con la voce recitante di Francesco Pannofino che leggerà pagine tratte da “Mingus secondo Mingus” (minimum fax) di John F. Goodman che è un'anteprima, visto che il pubblico potrà leggerlo solo nel 2014.
Il gruppo nasce dalla volontà della moglie di Mingus, Sue, di rendere fruibile un patrimonio enorme che la donna si trovò di fronte alla morte del marito, ovvero centinaia di brani inediti e qualche registrazione inedita. Sue decise, quindi, di chiamare a raccolta una serie di artisti che avevano collaborato col marito o che in qualche modo avevano magistralmente tratto ispirazione dal suo modo unico ed inimitabile di fare musica.
La voce di Mingus sarà, come detto, protagonista, grazie a Francesco Pannofino, uno degli attori (e doppiatori) più rinomati d'Italia. Un modo per avvicinarsi anche alla persona Mingus, senza perdere di vista, però, la sua musica.
Qui, invece, vi riproponiamo alcune delle interviste che Fanpage, che è stato media partner del RJF, ha fatto. Qui c'è quella a Martux_m e Fabrizio Bosso, qui quella a Servillo, Mangalavite e Girotto, qui quella a Roy Paci e qui, infine, quella a Fabrizio Bosso.