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La Mia Martini di Enzo Gragnaniello: “Le malelingue? Li avrei presi a schiaffi, era la più grande”

Una pasta e fagioli nei Quartieri spagnoli napoletani sancì definitivamente l’amicizia tra Mia Martini ed Enzo Gragnaniello, per quella che sarebbe stata una collaborazione che avrebbe portato a pezzi importanti come “Donna” e “Cu ‘mme”, assieme a Roberto Murolo. Abbiamo chiesto al cantautore napoletano di raccontarci il suo rapporto con la cantante.
A cura di Francesco Raiola
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Enzo Gragnaniello (ph R. Piccirillo) e Mia Martini (ph LaPresse)
Enzo Gragnaniello (ph R. Piccirillo) e Mia Martini (ph LaPresse)

La canzone più nota della coppia formata da Enzo Gragnaniello e Mia Martini è senza dubbio "Cu' Mme" che vede anche la partecipazione di Roberto Murolo, ma il rapporto che legava il cantautore napoletano e la cantante calabrese risale a molti anni prima, a quel periodo buio della cantante che all'inizio degli anni '80 decise di scomparire dalle scene a seguito di voci infami e infamanti che la gettarono in depressione. Quel periodo buio Enzo Gragnaniello lo visse da vicino, come spiega ai microfoni di Fanpage.it, con cui ricorda il momento in cui la conobbe, la portò a Napoli cucinando per lei e soprattutto scrisse "Donna", canzone che sarebbe finita nell'album "Mia Martini" che seguì la partecipazione della cantante al Festival di Sanremo del 1989 con "Almeno tu nell'universo". Abbiamo raggiunto al telefono il cantautore che in questo periodo è in giro con il progetto "In Viaggio Coi Poeti", assieme ai Solis String Quartet, in cui rilegge classici del cantautorato mondiale, da Leonard Cohen a Lou Reed e Tom Waits e che vedrà la pubblicazione su disco entro il prossimo dicembre, subito dopo l'uscita del suo nuovo album ad aprile.

Ciao Enzo, il tuo rapporto con Mia Martini è noto: hai visto "Io sono Mia"? Che ne pensi?

La cosa importante è che hanno parlato di Mimì, quello che interessa è la verità, riscattarla, io lo sapevo che prima o poi la verità sarebbe venuta fuori. Il film si è ridotto a quello che hanno voluto far sapere, senza spiegare quel momento importante in cui due impresari napoletano la portarono a Napoli, quando stava veramente giù: loro presero a  cuore la sua storia, mi chiamarono e mi invitarono a vedere un suo spettacolo… in un ristorante, una cosa allucinante. Quando la sentii cantare rimasi di sasso, tornai a casa subito dopo averla conosciuta meglio e scrissi "Donna", un momento importante per entrambi, fu quella canzone che le permise di avere il contratto con la Fonit Cetra che poi successivamente la mandò a Sanremo.

Che anno era quando vi incontraste?

Era l'85, anni in cui stava veramente giù, anche a livello fisico, espressivo, non so: il giorno dopo venne a casa mia con i due impresari, le ho cucinato pasta e fagioli con i frutti di mare e lei cominciò a ridere; quando facevamo i concerti in giro, assieme abbiamo fatto due tournée nei migliori teatri, quando mi presentava diceva ‘Adesso c'è il sole', evidentemente era quel sole che a lei è mancato per un po' di tempo, poi sai noi napoletani abbiamo quella caratteristica di sdrammatizzare tutto, di esorcizzare e lei si innamorò di tutto questo.

Il potere della pasta e fagioli e dell'empatia che si creò, insomma..

Guarda, io e lei ci sentivamo artisticamente ma anche spiritualmente, c'era un feeling esagerato e credo che quegli anni siano stati tra i migliori della sua vita, tutto questo non è stato raccontato, a loro interessava la parte grigia, nera, spero che faranno un secondo tempo, almeno (sorride).

Anche perché si sono fermati all'89, la rinascita sanremese…

Sanremo è stato importante perché uscì con una canzone straordinaria, "Almeno tu nell'universo" che vissi in diretta proprio perché Mimì mi invitò lì.

Durante il film Biagio Antonacci ha scritto sui social che quando hanno collaborato, negli anni 90, in molti gli avevano consigliato di non farlo, sempre a causa delle voci su di lei, a te è mai successo?

Nessuno veniva direttamente da me, neanche all'inizio, a dirmi una cosa del genere, qualcuno lo diceva in maniera indiretta, ma da quando la sentii cantare capii la sua grandezza e se qualcuno fosse venuto da me a dirmi qualcosa sarei stato anche capace di dargli addosso, perché di fronte a un'artista immensa come lei era assurdo. Tra l'altro molte di quelle voci sono state messe in giro dalle mezze calzette, quelli che non avranno mai bene, nella vita: quando arrivava lei oscurava gli altri, le male voci nacquero per distruggere quest'artista enorme.

Quindi nessuno venne da te a dirti questa cosa, insomma..

Qualcuno veniva, ma lo diceva tra le righe probabilmente, ma io rispondevo che non capivano nulla, che non avevano diritto di parlare perché rispetto a lei erano niente. Comunque lo sapevano che all'epoca ero un tipo che non aveva problemi a prenderti anche a schiaffi se dicevi una cazzata come quella, quindi non esageravano anche perché sapevano bene qual era il mio amore per lei.

Tu ricordi dov'eri quando si venne a sapere della sua scomparsa?

Certo, mi arrivò una chiamata mentre ero a via Roma, a Napoli, davanti al Gambrinus e rimasi senza parole, solo una settimana prima mi aveva chiamato per invitarmi a un concerto ad Avellino che non si sarebbe mai tenuto.

"Si tu nun scinne a ffonne nun ‘o puo' sapè" è un verso importante se lo si legge pensando a lei

Guarda niente è a caso, quella canzone l'ho scritta in maniera simbolica, come se fosse un quadro: Mimì era la tempesta, Murolo era il mare e infatti quando lei doveva cantare "Comme se fa, a dà turmient' all'anema ca vò vulà" era proprio scritta per lei; è una canzone che nacque pensando al benessere di tutti, un messaggio che mandai e che solo lei poteva interpretare. Mi sono trovato al momento giusto.

A proposito di grandi, tu in questo periodo sei in tour con "In Viaggio Coi Poeti", giusto?

Abbiamo fatto un bel lavoro con i Solis String Quartet, musicisti straordinari, una macchina da guerra; abbiamo provato una volta assieme a fare una cosa di Leonard Cohen ed uscì una cosa straordinaria, quindi abbiamo pensato di dedicare un progetto a questi artisti che amiamo.

Ma li hai adattati tu all'italiano?

Alcuni io e altri già c'erano: Nick Cave, Cohen, Lou Reed, Simon & Garfunkel li ho fatti io.

E che risposta hai avuto portando in giro artisti del genere con la tua voce e con un quartetto d'archi?

Guarda noi dobbiamo parlare con lo spirito, l'anima delle persone e per farlo esiste una sorta di religiosità, non mi interessa di queste cose che oggi sembrano alternative ma sono vecchie. A me interessa l'emozione, una cosa che va oltre tutte queste masturbazioni mentali. Alcuni cantanti non hanno capito che per dire delle cose bisogna parlare con la parte essenziale dell'uomo, con il sentimento, tanto per parlare dei problemi ci pensano le tv, i giornali e i social. A me interessa qualcosa che il problema lo disintegra che ci dia indietro un po' di verità e questa cosa può farla solo l'emozione dell'arte.

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