La compagna di Pino Daniele: “Ho fatto quello che mi ha ordinato. Non penso ai soldi”
A cinque giorni di distanza, dopo il dolore della città e dei familiari e le polemiche che hanno fatto diventare la morte di Pino Daniele uno stucchevole caso mediatico sul quale ha cominciato anche ad indagare la Procura, è la compagna del cantante scomparso lo scorso 5 gennaio a tentare di ristabilire i valori in campo e tentare di far sì che il rispetto nei suoi confronti e dei familiari venga rispettato. Amanda Bonini è stata colei che ha guidato l'automobile a tutta velocità, diretta verso Roma, per portare Pino Daniele di fretta e furia a Roma e provare a salvarlo. E dopo le polemiche, è stata accusata dai molti che hanno sostenuto come, se si fosse agito in maniera differente, Pino Daniele si sarebbe potuto salvare, commentando dunque come una scelta irresponsabile quella di andare dalla Toscana alla capitale mentre il malore era in atto. Come se non bastasse, la Bonini oggi è stata "cacciata" dalla casa in Maremma, quella svaligiata due giorni fa, dove viveva con Pino Daniele. Questo il volere della moglie del cantante.
In un'intervista al Mattino Amanda Bonini ha dunque deciso di parlare, dopo giorni in cui aveva optato per il silenzio: "Non voglio sentire i tg e leggere i giornali, ma so che circolano notizie non vere, stupidaggini, cose assurde e devo difendermi – ha detto, prima di fornire la sua versione dei fatti – Pino è entrato in macchina con le sue gambe dopo aver parlato con il suo cardiologo. Ho fatto quello che mi ha ordinato di fare". Il racconto della corsa folle è corredato da manifestazioni di affetto assolute nei confronti del cantante scomparso: "Tenevo alla sua vita più che alla mia. Ho messo a repentaglio la mia vita per inseguire l'unica possibilità che avevo di salvarlo". Poi naturalmente ha accennato velatamente ad una questione che, di certo, non tarderà ad arrivare, ovvero il capitolo dell'eredità:
Io sono una persona semplice, umile. Non ho mai preteso nulla. Io e Pino ci siamo scambiati sempre e soltanto amore. Non ho mai pensato di avere le sue cose. È stato Pino – ha spiegato – ad insegnarmi che le cose si fanno a bocce ferme, ragionando
Quello che lancia alla fine dell'intervista la Borini è quasi un appello, al rispetto della sua privacy e del suo dolore: "Speravo che ci fosse rispetto per me e per il mio dolore. Speravo che ci fosse rispetto per Pino, che era una persona dall'enorme spessore morale, e per la donna che lui adorava e con cui aveva scelto di andare a vivere".