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La classe dei Fitness Forever: “Cerchiamo di fare canzoni che diano colori a chi le ascolta”

Si chiamano Fitness Forever, sono napoletani e hanno pubblicato il terzo album “Tonight”, che mescola pop, funk e disco, senza paura di dover piacere alle radio, e creando musica che in Italia ha pochi eguali.
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A cura di Francesco Raiola
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Si chiamano Fitness Forever e sono una band culto nel Paese (e non solo). Protagonisti di un pop che sotto la sua ampia definizione unisce sonorità come funk e Italo disco, la band ha pubblicato qualche mese fa "Tonight", terzo lavoro di un percorso che hanno intrapreso assieme alla spagnola Elefant Record, una delle etichette pop più stimate d'Europa. Un album, masterizzato da “Chab” (Antoine Chabert), vincitore di un Grammy per il suo lavoro su “Random Access Memories” dei Daft Punk e missato da Mario Conte (Meg, Colapesce), che è un vero e proprio concept sulla notte e sui suoi protagonisti, come spiega Gaetano Scognamiglio – aka Carlos Valderrama – frontman e autore dei testi della band che da anni porta avanti un'idea musicale che si fonda sulla capacità di emozionare l'ascoltatore, farlo commuovere, emozionare, ballare a seconda del momento, senza mai perdere di vista la qualità del suono.

Esplosivi nei live e perfetti su disco, la band non ha però ancora trovato la visibilità che merita, per quanto riguarda, almeno, il cosiddetto "grande pubblico" (visto che la critica li ama da tempo): "Non mi preoccupo del perché non ho fatto quel grande passo, cerco di fare tutto nel miglior modo possibile, dalla registrazione al live, alla cura della comunicazione. Penso che tu debba cercare di fare il meglio, poi non è tutto nelle tue mani" dice Carlos, mentre chiacchieriamo seduti in un pub che di sottofondo manda una playlist di musica funk: "È un sound che ritrovi in un pub come questo e in qualsiasi provincia del mondo, groove funk e la gente sta bene. Questo è un suono che è già nelle nostre vite".

Partiamo da “Tonight”, canzone da cui è partito questo nuovo progetto… Come mai la scelta di questo come singolo?

Tutte le scelte dei singoli le abbiamo fatte assieme all'etichetta, non li abbiamo scelti noi come band al 100%, al punto che un pezzo che noi vedevamo bene come singolo, ovvero "Andrè", non rientra ancora nella lista, anche se probabilmente ne faremo comunque un video, perché ci viene chiesto costantemente dai fan. Questa volta faremo comunque 4 video, che è tanto, e dà il senso di quanto stia investendo la Elefant. La scelta dei video avviene sulla base di una dialettica, anche se sulla scelta di "Tonight" come primo singolo c'è stata una convergenza assoluta: innanzitutto perché è il singolo omonimo dell'album, il primo pezzo del disco e probabilmente, guardando i nuovi pezzi del disco, penso che sia anche il più rappresentativo e dà il tono agli altri pezzi anche dal punto di vista della tematica del disco che è una cosa che nelle interviste si parla poco.

Ovvero?

"Tonight" è una specie di concept album su una notte che prima viene inquadrata dall'alto fino a scendere nel dettaglio ad analizzare, come una lente d'ingrandimento, vari protagonisti che agiscono in questa fantomatica nottata raccontata dai FF. Quella è la prima istantanea e racconta dell'esigenza delle persone, dopo una giornata in cui si lavora, di una vita filtrata dai social in cui non riesci a vivere il contatto umano al 100%, mentre la notte è il momento in cui ti puoi spogliare di tutta l'impalcatura che ti sei costruito e avere a che fare fisicamente con gli altri. E anche per questo la scelta di "Tonight" dà in qualche modo di preparare l'ascoltatore a quello che sarebbe venuto.

La curiosità sul singolo mi è venuta quando hai detto che dell'album forse le prime tre canzoni sono quelle su cui forse avresti messo ancora mano, mentre le altre erano assolutamente perfette come sono. 

Tante volte succede che uno impazzisca prima per una canzone, poi per un'altra, quindi le impressioni sulla tracklist anche per noi artisti possono cambiare e adesso, soprattutto da quando lo sto suonando dal vivo, mi rendo conto che il disco funziona com'è, nella sua interezza, è un disco che devi prendere come un blocco di 40 minuti e non come nove tracce separate. Sicuramente "Tonight" è "Canadian Ranger" [il secondo singolo, ndr] sono quelle che danno più appigli all'ascoltatore: la seconda è un chiaro omaggio agli ABBA, ha un groove à la "Dancing Queen", mentre "Tonight" è meno derivativa dal punto di vista sonoro però appena parte è subito Disco Music. Ci sono delle canzoni che sono più originali, come ad esempio "Andrè" o "Port Ghalib" che secondo me vivono di luce propria ed è difficile definirle derivative.

Italo disco, revival, pop, Bacharach, Morricone, Trovajoli. Se etichettare è complesso, etichettare i Fitness lo è ancora di più. È un album che sprizza amore verso vari generi, ma per la musica in generale. Nel senso, è vero che riporta alla mente un po’ di cose, ma in generale è un suono complesso, stratificato e molto particolare. Senti, questa continua ricerca di derivazione ti infastidisce?

Sì, anche perché questa cosa del derivativo la dice chi non si sofferma sulla qualità delle canzoni, degli arrangiamenti. Alla fine quello che noi musicisti diamo alla canzone è soltanto un vestito, alla base di tutto c'è la composizione, quindi un'armonia e una melodia composte al pianoforte, e da quello che parte tutto e se funzionano questi due elementi, per il musicista o il produttore si tratta solo di dargli il vestito che ti diverte di più o possa avere più successo. Però quello che qua deve colpire sono le canzoni, pensare derivativo mi sa di giudizio sbrigativo rispetto a quello che dovrebbe essere la musica, appunto: melodia e armonia. Qualcosa che non ti stanca neanche dopo tanti ascolti e in cui trovi sempre qualcosa di nuovo. Ecco perché usciamo con un disco ogni 4 anni, per dare quello che volevamo.

Tu tieni molto al suono. Quando pensi a un disco lo pensi già in un determinato modo? Come cresce?

Il disco chiaramente è come una piantina, parti da una tabula rasa, poi però i semi e l'acqua che lo fanno crescere sono gli ascolti. Io in questi 4 anni ho ascoltato tantissima musica composta tra il 78 e l'83 e questi ascolti mi hanno portato comunque a far uscire questa piantina di cui sbocciava, ogni volta, un fiore/canzone. È un tempo lungo, non so cosa ascolterò nei prossimi 4 anni ma è evidente che la scrittura di un album va di pari passo col tuo gusto, gli ascolti e le ispirazioni del momento, ma anche un background di ascolti che ci finiscono dentro. Un'altra caratteristica del gruppo è la cura del suono, da sempre, cerchiamo di registrare col miglior materiale possibile e non a caso abbiamo scelto Mario Conte e Chab dei Daft Punk e ci siamo detti che non volevamo badare a spese, ma volevamo il meglio che c'era sul mercato perché questo disco deve suonare benissimo. Vogliamo farlo nel miglior modo possibile e in maniera umana, infatti noi non utilizziamo macchine per fare questi dischi, ma solo musicisti che stanno in una stanza e si parlano.

Mi spieghi perché tutti a entusiasmarsi per i Phoenix, quando su queste cose ci lavori da un bel po’? Qual è il problema per cui cui non si riesce a fare un salto avanti di questo sound del gruppo?

Bella domanda anche perché è un sound che ritrovi in un pub come questo [indica la musica che passa in quel momento, ndr] e in qualsiasi provincia del mondo, groove funk e la gente sta bene. Questo è un suono che è già nelle nostre vite, in qualsiasi bar di provincia. Fa parte dell'esigenza della gente di avere dei colori, io penso che stiamo facendo un percorso e ogni passo che facciamo, molto faticoso, ci porta più soddisfazione di quello precedente, quindi non mi preoccupo del perché non ho fatto quel grande passo, cerco di fare tutto nel miglior modo possibile, dalla registrazione al live, alla cura della comunicazione. Penso che tu debba cercare di fare il meglio, poi non è tutto nelle tue mani.

C'è qualche gruppo che senti vicino?

No, onestamente no, almeno in Italia. Mi dispiace, mi piacerebbe che non fosse così, non facciamo parte di nessuna scena e questo fa parte del limite del progetto in termini di fidelizzazione di un certo tipo di pubblico e proprio il fatto che non ci sia niente di assimilabile forse spiega il perché i Fitness non riescano ad essere ascoltati da più persone. Al massimo penso ai Calibro 35, ma più per la bravura strumentistica che per la musica che propongono.

Cosa è pop o cosa dovrebbe esserlo?

Se prendiamo il significato del termine è musica popolare, che sappia parlare alle persone, quindi un prodotto che possa portare quante più persone a identificarsi e a godere di quella musica. C'è, però, modo e modo di fare pop: viviamo in un'era in cui la comunicazione è importantissima, in cui anche una canzone che non ti piace se l'ascolti 100 volte finisci per conoscerne il testo a memoria e quella cosa diventa pop. Ci vorrebbe una vasta operazione culturale (so che sto facendo un discorso idealistico, senza appiglio con la realtà), sono anni che non sento in radio una cosa che mi emozioni veramente.

Al cinema ci pensate mai?

Ci abbiamo lavorato nel senso che la nostra etichetta è riuscita a piazzare, in diverse occasioni, delle nostre cose in produzioni cinematografiche, in Spagna e America soprattutto. Poi il fatto di essere chiamati a fare proprio una colonna sonora scritta interamente da noi è una cosa che è capitata in varie occasioni a Luigi Scialdone, il nostro bassista che, assieme al nostro ex tastierista Antonio Fresa, ha firmato la colonna sonora de La Gatta Cenerentola. Sai, sappiamo bene quali sono i costi per realizzare questa cosa, quindi ci vuole un bel budget perché la faremo a modo nostro, non solo per arraffare una cosa di soldi.

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