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L’Orso presenta “Giorni migliori”: e se la vostra giornata avesse bisogno di un abbraccio? (VIDEO)

Esce oggi, in anteprima esclusiva per Fanpage.it e YouMedia il nuovo video de L’Orso, che anticipa l’uscita, a febbraio, di “Ho messo la sveglia per la rivoluzione”, secondo lavoro edito sempre dalla Garrincha Dischi. Con Mattia Barro abbiamo parlato del loro lavoro, delle classifiche, di Sanremo e di abbracci.
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A cura di Francesco Raiola
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Nel 2015 uscirà il nuovo album de L'Orso, gruppo della scuderia Garrincha, uscito nel 2013 con l'album omonimo d'esordio. Oggi Fanpage.it e YouMedia vi propongono l'anteprima video del primo singolo "Giorni migliori" che anticipa "Ho messo la sveglia per la rivoluzione" (in uscita il 3 febbraio 2015): "È uno dei primi brani scritti per questo disco. E’ la perfetta sintesi di ciò che stiamo andando a fare e ciò che abbiamo fatto (…) E’ puro pop, nella sua felice freschezza, come volevamo che fosse". Il video ricalca la campagna "Free Hugs", quella degli abbracci gratis: i componenti del gruppo, infatti, hanno girato alcune città italiane bendandosi e posando al proprio fianco una lavagnetta con su scritto: "E se per rivoluzionare la tua giornata bastasse un abbraccio? Io sono qui!!!!" e hanno aspettato che la gente li abbracciasse: "Siamo andati nelle piazze principali di Milano, Bologna, Firenze, Padova e Venezia e abbiamo solamente aspettato le reazioni dei passanti. Da chi si limitava alla fotografia col cellulare, a chi si lanciava nell’abbraccio, da chi si è messo a piangere, a chi non se ne voleva più staccare. Dalla timidezza dei bimbi, alla difficoltà di comprensione dei teenagers, fino alla gentilezza dei più anziani. Rimanere bendati, sentendo solo il rumore della piazza, nell’attesa dell’abbraccio, è stata un’emozione continua. Ti assicuro che ogni giornata finiva con un gigantesco sorriso in volto".

Il singolo, uscito pochi giorni fa è balzato in testa alla classifica "Alternative" di iTunes, piazzandosi nella top 20 di quella generale. Un risultato per nulla scontato per una band indie: "E’ stato un risultato sorprendente se pensiamo che noi, rispetto ai big che ci hanno preceduto, siamo minuscoli, sia a livello di pubblico che di possibilità economiche. Parliamo di cantanti che passano quotidianamente in radio e in tv per un pubblico generalista". Il disco, invece, sarà una piccola svolta rispetto al primo: "Abbiamo finalmente lavorato ad un suono nostro, non derivativo. Siamo riusciti a trovare questa chiave pop, con innesti di rap e di elettronica". E poi, ovviamente non potevamo non parlare di sanremo e della loro etichetta.

Come nasce la canzone “Giorni migliori” e come mai l'avete scelta come primo singolo?

Giorni migliori è uno dei primi brani scritti per questo disco. E’ la perfetta sintesi di ciò che stiamo andando a fare e ciò che abbiamo fatto. Il testo è volutamente semplice, diretto, senza barocchismi, si parla di cose semplici, come l’amore, e non c’era nessun bisogno di complicarlo in alcun modo. E’ puro pop, nella sua felice freschezza, come volevamo che fosse.

Siamo fatti per amare, dai scrivilo sul foglio”. Cantate di amore, provincia, quotidianità e siete stati definiti band generazionale: in cosa è giusta o sbagliata questa definizione?

Cantiamo canzoni sulla nostra generazione e ne siamo, volontariamente, o meno, dei piccoli portavoce. La musica è un megafono con cui puoi dare al mondo una visione di qualcosa di sconosciuto. Noi parliamo dei ventenni e dei trentenni, degli stagisti, del precariato, della vita da affittuario. Parliamo dei sentimenti di una generazione molto ben definita dalle sue problematiche. E’ sbagliato pensare che solo i membri di questa generazione possano capire le sue dinamiche. Siamo un libro musicato su questi anni di crisi mondiali, per questo anche la nostra estetica è molto forte e concisa.

L'Orso (credits: Flavia Eleonora Tullio)
L'Orso (credits: Flavia Eleonora Tullio)

Il video nasce da una versione opposta – nel gesto, non nell'intenzione – della campagna Free Hugs, che regala, appunto, abbracci gratis. Chi ha avuto l'idea?

L’idea prende spunto da una derivazione della campagna Free Hugs da cui ho preso ispirazione per il soggetto. Volevamo aggiungere un significato importante, la cieca fiducia nel prossimo. Per questo ci siamo bendati e abbiamo aspettato che fosse la gente a reagire al nostro gesto. Volevamo delle reazioni, di qualsiasi genere. Volevamo capire di quanta paura è intriso un piccolo atto di bene. E’ un modo importante per capire il presente.

Ci raccontate quelle giornate di abbracci?

Siamo andati nelle piazze principali di Milano, Bologna, Firenze, Padova e Venezia e abbiamo solamente aspettato le reazioni dei passanti. Da chi si limitava alla fotografia col cellulare, a chi si lanciava nell’abbraccio, da chi si è messo a piangere, a chi non se ne voleva più staccare. Dalla timidezza dei bimbi, alla difficoltà di comprensione dei teenagers, fino alla gentilezza dei più anziani. Rimanere bendati, sentendo solo il rumore della piazza, nell’attesa dell’abbraccio, è stata un’emozione continua. Ti assicuro che ogni giornata finiva con un gigantesco sorriso in volto.

L'inizio pare buono: primi nella classifica “Alternative” di iTunes e nei 20 in quella generale…

E’ stato incredibile. Il pubblico ci ha sostenuto e al primo giorno siamo arrivati alla posizione n.12 della classifica generale dei singoli più venduti in Italia, primi nella sezione alternative. E’ stato un risultato sorprendente se pensiamo che noi, rispetto ai big che ci hanno preceduto, siamo minuscoli, sia a livello di pubblico che di possibilità economiche. Parliamo di cantanti che passano quotidianamente in radio e in tv per un pubblico generalista. Questo dimostra che il sottobosco italiano è molto attivo, con un pubblico bellissimo pronto a credere in te. Penso che sia uno dei risultati più incredibili degli ultimi anni per questo ambiente. Ne siamo fieri. E speriamo sia uno stimolo per tutto il nostro settore indipendente a non aver paura di puntare in alto.

Cosa potete dirci di questo nuovo album? In cosa si differenzierà dal primo omonimo?

Le differenze sono molte, a partire dalla formazione che ha subito grandi variazioni. Da qui, abbiamo finalmente lavorato ad un suono nostro, non derivativo. Siamo riusciti a trovare questa chiave pop, con innesti di rap e di elettronica, molto musicale, molto calda. Ne siamo davvero orgogliosi. Ora finalmente abbiamo trovato il nostro suono.

L'anno scorso i “concertini” (la definizione non è mia, ovviamente, ma della Siae) hanno retto, di fatto, il comparto della musica live. Eppure pare che i protagonisti di quei concertini per un certo mondo non esistano. È un problema che vi ponete mai? Insomma, volente o nolente le classifiche le guardano tutti, no?

In questi giorni mi è stato chiesto il perché è importante la classifica per una band indipendente. Partiamo dicendo che se gli Arctic Monkeys in Inghilterra vanno in classifica è normale e positivo, se in Italia ci va L’orso, invece, ti viene chiesto perché vuoi venderti? E’ paradossale. Entrare in classifica significa dare un segnale. In primis, a quel mondo mainstream che ha ancora delle possibilità economiche da investire anche sui piccoli (tutte gli artisti indie di rilievo hanno contratti editoriali con le major). Ciò comporterebbe maggior budget per migliori album, migliori video, migliori tour. Non di certo per comprarsi la casa al mare come ingenuamente si crede (sono finiti gli anni 90). Penso che la classifica sia formata da ciò che il pubblico medio è abituato a sentire e non capisco perché dovrebbe essere un male essere nelle abitudini degli italiani. Questo è il problema dello snobismo dell’indipendenza italiana, il ‘noi siamo meglio dell’ascoltatore della Pausini’: è una questione culturale su cui c’è il bisogno forte di lavorare. Se la qualità media del pop da classifica si alzasse, sarebbe normale avere una classifica variegata. Gioverebbe a tutti, dai musicisti agli ascoltatori. Rimanere al concetto ‘indipendente significa per pochi’ è un errore. La musica deve essere inclusiva, non esclusiva.

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Sanremo: “Fammi vedere chi hanno chiamato” o “Chissenefrega”?

Assolutamente Fammi vedere! Alla fine è una manifestazione di costume, bisogna viverla con il sorriso, il gossip e la giusta curiosità. Io mi diverto a guardarla con mia madre, ad esempio. Ogni tanto poi esce il coniglio dal cilindro, come le partecipazioni di Elio e le storie tese.

Siete parte della famiglia Garrincha – con band come Lo Stato Sociale e L'officina della camomilla – che ormai è un brand che per alcuni prima delle sue band, nel bene e nel male. Nel bene o nel male?

Assolutamente nel bene. Stiamo facendo un processo molto simile alle label rap, dove il brand dell’etichetta è già una dichiarazione d’intenti. Arrivando dall’hip-hop, è un progetto che sposo totalmente. Ogni band ha poi la propria identità ben definita, ma ci piace questa idea di famiglia, di condivisione, di lavorare per dei macro-obiettivi comuni.

È tempo di classifiche. Quali sono i cinque album dell'anno per L'orso?

Brace – Puledri nello stomaco

LCD Soundsytem – The Long Goodbye

FKA Twigs – LP1

Damon Albarn – Everyday Robots

St. Vincent – St. vincent

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