Nel nostro emisfero, l’estate cosiddetta astronomica – cioè quella legata al calendario – inizia il 21 giugno e termina il 22 settembre; altra cosa l’estate meteorologica, che va dal 1° giugno al 31 agosto ed è quella che, relativamente all’epilogo, delimita il periodo delle vacanze. Non è forse vero che tutti cominciamo a parlare della conclusione della stagione calda più o meno dopo Ferragosto? Coerentemente con tale principio, il supersuccesso dei Righeira “L’estate sta finendo” raggiunse la vetta alla classifica italiana dei 45 giri il 17 agosto 1985, e vi rimase per due settimane; il 31 venne infatti relegato al secondo posto da “Into The Groove” di Madonna, ma continuò comunque a stazionare nei Top 10 – per l’effetto rimpianto/nostalgia, certo, ma pure grazie al trionfo del 7 settembre alla finale del Festivalbar – fino quasi a novembre. Buffo, ma con il senno di poi azzeccato, che la CGD avesse deciso di pubblicare il singolo con largo anticipo su quanto annunciato dal malinconico titolo e sul mood che di norma si accompagna al periodo, ben sintetizzato dal testo; benché non proprio poetici in senso “alto”, sono al proposito eloquentissimi versi come “L’estate sta finendo / e un anno se ne va / Sto diventando grande lo sai che non mi va” o “Io sono ancora solo / non è una novità / Tu hai già chi ti consola / a me chi penserà”, rivelatori di crisi esistenziali da crescita e di disagi da effimere relazioni balneari dissoltesi con l’accorciarsi delle giornate. A ben vedere, quanto evocato dalle parole è molto più in sintonia con la versione solo voce e pianoforte collocata sul lato B del disco, battezzata surrealmente “Prima dell’estate”.
“L’estate sta finendo” fu l’ultima hit davvero epocale del duo composto da Stefano “Michael” Rota e Stefano “Johnson” Righi, torinesi all’epoca non ancora venticinquenni che “si spacciavano” per fratelli – ma che tali non erano, almeno per l’anagrafe – e che amavano adottare look stravaganti in linea con quegli esagerati Ottanta. È il loro secondo brano più famoso, dopo il fortunatissimo “Vamos a la playa” della primavera del 1983 – milioni di copie vendute da noi e nel mondo – e prima dell’altro in spagnolo, “No tengo dinero”, dell’autunno dello stesso anno; la “medaglia di legno” va invece a “Hey Mama”, dell’estate 1984, nella quale non si parla di mare e spiagge bensì di… corna (tema che però, in fondo, non è privo di attinenze con mare e spiagge). Tutte queste canzoni, come le altre del repertorio storico degli ’80 – una decina di singoli e due LP, “Righeira” del 1983 e “Bambini Forever” del 1986 – portano il marchio di un’altra coppia di (autentici) fratelli, Carmelo e Michelangelo La Bionda; sì, esatto, i produttori/autori da menzionare tra coloro che hanno inventato la italo disco e che, nell’ambito dei “tormentoni” a base di ritmi ballabili, synth e melodie contagiose, sono giustamente reputati maestri; in calce a vari episodi dei Righeira figurano anche le loro firme e la mente vacilla al pensiero dell’ammontare delle royalties accumulate in questi decenni. Meno male che, a differenza di parecchi loro avidi colleghi, i La Bionda non hanno truffato i loro protetti “convincendoli” a fargli depositare i pezzi solo a proprio nome; con le percentuali attribuitegli e che continuano regolarmente a giungergli, Rota e Righi (specie il secondo, che ha scritto di più) potrebbero serenamente vivere a braccia conserte, alla maniera del protagonista del romanzo di Nick Hornby (e del film con Hugh Grant) “About A Boy”.
Michael e Johnson, in ogni caso, non si sono eclissati. Non hanno più spopolato come nell’irripetibile fase 1983-1985 (con strascichi nel 1986: “Innamoratissimo” e “Italians A Go-Go”), ma hanno confezionato un altro paio di album e sono riapparsi più volte sulle scene, non necessariamente in contesti revivalistici (chi ricorda, nel 2011, il sodalizio con i concittadini Subsonica in “La funzione”?). Quello che realizzarono nella loro età dell’oro, però, ne ha scolpito il nome – nel bene e nel male – nella storia del pop anni ’80, a livello internazionale oltre che tricolore. Dico la verità: nonostante ciò, e nonostante trovi la musica del duo “scioccamente piacevolissima”, a casa mia non ci sono dischi dei Righeira. Non mancano però, e ne sono più che lieto, il 45 giri “Bianca surf”/”Photoni” del 1980, debutto di Johnson per la mitica Italian Records (con la produzione esecutiva di Giulio Tedeschi, poi Meccano e Toast Records), e il CD “Ex punk, ora venduto” (Astroman, 2006) con le due tracce del singolo e altre incisioni del 1980, comprese una “Bianca surf” in duetto con Freak Antoni degli Skiantos e una cruda, primordiale “L’estate sta finendo” in chiave Sixties. Da qui partì l’avventura e, quantomeno per come la vedo io, i primi passi posseggono sempre un fascino speciale.