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Karimova è la Lady Gaga uzbeka, peccato sia la figlia del dittatore

GooGoosha è il nuovo album di Gulnora Karimova, la Lady Gaga dell’Uzbekistan, pronta a conquistare il mercato americano. Peccato che suo padre sia il dittatore Ismail Karimov che dal 1990 reprime nel sangue le proteste di musulmani e dissidenti di ogni tipo.
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GooGoosha è il nuovo album di Gulnora Karimova, la Lady Gaga dell'Uzbekistan, pronta a conquistare il mercato americano. Peccato che suo padre sia il dittatore Ismail Karimov che dal 1990 reprime nel sangue le proteste di musulmani e dissidenti di ogni tipo.

Le sue canzoni sono un po' il corrispettivo esotico delle hit occidentali, quelle produzioni tipiche facilmente ascoltabili nelle famose "kebaberie", qualora vi piaccia il cibo di quelle parti. Lei è Gulnara Karimova, quasi una Lady Gaga in Uzbekistan, arrangiamenti fastosi, voce sensuale, ha tutto quello che serve per diventare una star, peccato sia la figlia di Ismail Karimov. Salito al potere nel 1990 grazie a brogli elettorali accertati dagli osservatori nazionale, fece massacrare 500 manifestanti nella piazza della capitale grazie all'uso delle truppe antisommossa e persino dei cecchini. A Karimov non piacciono i musulmani, l'Islam viene infatti proibito ed i fedeli vengono regolarmente incarcerati ed uccisi (con i modi più cruenti che lo scibile umano abbia mai conosciuto, bolliti vivi, tagliuzzati e tante altre diavolerie degne di un film di George Romero). Questo la dice lunga sul fatto che Karimov sia ancora saldo al potere, lasciato lì dove ora è. La figlia ha la passione per la musica da dieci anni e, di natura, scala le classifiche tra onnipresenze televisive e radiofoniche. Adesso arriva in America con l'album GooGoosha, un vezzeggiativo usato da papà Ismail che amava chiamarla così quando era bambina. Lei partecipa attivamente alla vita politica dell'Uzbekistan presso la sede Onu di Ginevra (!!!) ed è consigliere d'ambasciata a New York e Mosca. Possiede anche una linea d'abbigliamento che ha sfilato alla settimana della moda di New York, gli emigrati uzbeki degli Usa quel giorno protestarono contro di lei. Chissà perché.

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