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Jim Morrison: a 40 anni dalla sua morte il fuoco è più acceso che mai

Mito, icona sessuale, idolo delle folle, simbolo (contro)culturale, leader, cantante, poeta. Tutto questo è stato ed è Jim Morrison. A 40 anni dalla sua enigmatica morte, il leader dei Doors è più vivo che mai.
A cura di Biagio Chiariello
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Le autorità parigine non prestarono particolarmente attenzione quando il 3 luglio 1971 disposero l'autopsia di un corpo ritrovato in un albergo di Parigi. A quanto pare si trattava di una delle tante morti legate ad overdose, un evento comune nella capitale francese negli anni Settanta. Ma in quella vasca da bagno, dove disse di averlo ritrovato senza vita la fidanzata di sempre, Pamela Courson, c'era James Douglas Morrison, per tutti Jim, leader dei Doors, poeta, cantante, provocatore e icona rock. Sono passati quarant'anni da quella morte che ha poi dato vita a leggende, voci e teorie complottiste.

Jim, ragazzino obbediente ed educato e studente diligente. Ma da adolescente, tutto cambiò. Visse gran parte dei suoi primi anni a casa del nonno, un presbiteriano che praticava l'astinenza sessuale. George Morrison, padre del cantante, era un

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membro della Marina. Dopo aver ottenuto vari riconoscimenti, diventò comandante di un gruppo di guerra in Vietnam. Il Capitano Morrison apprezzava  particolarmente l'educazione dei suoi uomini. Jim, invece, aveva i capelli lunghi ("solo colui che fu messo in croce ebbe l'onore di portare i capelli lunghi senza essere chiamato drogato"), amava ribellarsi a tutto ciò che era conformismo ("c'è una grande differenza tra la ribellione, e il fatto di rifiutare un qualcosa. Ribellarsi significa contrapporre con dignità e identità a ciò cui ci si ribella; il rifiuto è solo una fuga senza responsabilità"), non nascose mai i suoi istinti sessuali ("il sesso può essere una forma di liberazione, ma può anche essere una trappola. Tutto sta nella capacità di dare ascolto ai nostri più reconditi desideri"), appariva come un ribelle, determinato e sagace, seppur animato da nobili ideali ("un giorno anche la guerra s'inchinerà al suono di una chitarra"). Ciò portò ad un insanabile distanza tra padre e figlio (che sarà messa in parole e musica qualche anno dopo).

Jim aveva iniziato a scrivere poesie, quando ero molto giovane. Era anche uno studente di cinematografia. A 21 anni, un suo caro amico, Ray Manzarek gli suggerì di mettere su una band. Alcuni dei primi brani dei Doors (nome ispirato al saggio di Aldous Huxley, "Le porte della percezione") erano proprio delle poesie scritte precedentemente dal cantante e trasformate in musica. Tra queste  Jim attinse anche alla sua raccolta intitolata Celebration of the Lizard, da cui il celebre verso in "I'm the lizard king, I can do anything" (contenuto nel brano "Not to Touch the Earth"del 1968), che lo fece diventare appunto il Re Lucertola.

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The Doors Live in San Francisco

I Doors sono stati collocati nelle posizioni più elevata della tradizione rock come una delle più suggestive band della storia, la cui influenza è ancora viva tutt'oggi. La oscura, enigmatica musica – dominata dall'incalzante organo di Manzarek, dall'estro della chitarra di Robby Krieger, dalla pulsante batteria di John Densmore e dalla voce dello sciamano-Morrison – divenne simbolo della rivoluzione controculturale dell'epoca.

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Quando la band raggiunge la popolarità, il Re Lucertola cominciò ad essere amato. Ed odiato. Il profeta Morrison predicava la ribellione e la ricerca della libertà assoluta, emanava una sessualità travolgente e sfrenata che esaltava il pubblico femminile e indispettiva quello maschile.Una sera, la sua selvatichezza amplificata dagli impulsi anfetaminici, venne fuori per la prima volta con la iper-censurata strofa "Father, yes son, I want to kill you. Mother, I will fuck you!" di The End, contenuta nel primo omonimo album. Per le autorità fu l'inizio della fine (numerosi gli interventi della polizia, durante le esibizioni della band). Per Morrison & c. fu il trionfo.

Ma il successo esigeva un prezzo e la band fu costretta a piegarsi alla logica di mercato ed incidere immediatamente un altro album Strange Days. Nonostante le critiche positive, pur lontane dai divismi di The Doors, Morrison era insoddisfatto. Il poeta era già stanco della musica. La sua inquietudine trovò sfogo nell'alcool e nella droga. Da lì, Jim si allontanò sempre più dalla vita.

Di concreto e reale, nella dipartita di Jim Morrison a Parigi – poi seppellito a Père Lachaise, nel camposanto più famoso al mondo – vi è ben poco: le carte parlarono di un collasso cardiocircolatorio; il suo cuore si era fermato, ma che cosa o chi abbia contribuito alla sua morte ancora non è stato chiarito. Ed è anche questo, oltre all'alone di poeta maledetto che il cantante ha ostentato nella sua breve vita, che ha contribuito alla creazione del mito di Jim Morrison. Un'esistenza piena di eccessi, di sregolatezza e di

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noncuranza di sé, che lo accomuna peraltro ad altre rockstar altrettanto mitizzate. L'esclusivo club ideale dei 27: Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Kurt Cobain, tutti scomparsi alla stessa età. Tutte morti "non convenzionali", spesso dovute agli abusi di alcool, droghe e, in taluni casi, suicidi. Una morte precoce quella del poeta Morrison che lo avvicina a uno dei suoi idoli di sempre, Arthur Rimbaud, poeta del disordine dei sensi, morto a 31 anni.

Sono passati quarant'anni ma, tra dischi (la Rhino Records ha ripubblicato la discografia completa della band), pellicole cinematografiche (il docu-film When you're strange uscirà domani), reunion (dei Doors) annunciate, cover, mostre e quant'altro la fiamma di James Douglas Morrison è ancora accesa. E domani, non ce ne vogliano Chopin, Oscar Wilde, Marcel Proust e Honoré de Balzac, il cimitero di Père Lachaise sarà tutto per il poeta Jim Morrison.

http://www.youtube.com/watch?v=aGmAmJFUvzM
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