“Jennifer Gentle, you’re a witch”. Così scrisse e cantò Syd Barrett, nel lontano 1967, quando era ancora (per poco) la mente e l’anima dei primi Pink Floyd. La canzone, stupenda, si intitola “Lucifer Sam”, è contenuta nell’epocale album di debutto della band britannica – “The Piper At The Gates Of Dawn” – e parla, a meno di giochi di metafore, di un gatto; la gentile Jennifer, invece, è Jenny Spires, la fidanzata e poi cara amica del musicista. Proprio a lei, nel 1999, si è ispirato l'allora diciottenne Marco Fasolo per il nome della band che aveva appena fondato in quel di Padova; una scelta pressoché obbligata, alla luce delle evidenti affinità del sound che aveva in mente con quanto sviluppato, appunto nei Sixties, dalla vivace scena freakedelica fiorita nella Gran Bretagna post-beat. Sedici anni dopo, mese più mese meno, i Jennifer Gentle sono molto cambiati ma per altri versi sono rimasti gli stessi. Hanno pubblicato numerosi dischi, alcuni ufficiali e altri di nicchia, si sono esibiti in parecchie nazioni, Cina compresa, hanno imbastito varie collaborazioni, si sono tolti lo sfizio di firmare un accordo in esclusiva con la Sup Pop, l’etichetta di Seattle che lanciò i Nirvana e non solo: accadde nel 2004 e dal sodalizio transoceanico sono derivati due album di stranita e straniante bellezza, ”Valende” nel 2005 e “The Midnight Room” nel 2007.
Da alcuni anni, pur non essendosi affatto tirati fuori dalla mischia, i Jennifer Gentle si muovevano in uno spazio un po’ marginale del panorama “alternativo” italiano. D’accordo che nel 2013 Marco Fasolo aveva allestito il notevolissimo “Why Hast Thou Forsaken Me?”, particolarissima raccolta di cover firmata Universal Daughters e realizzata con i contributi di un eccezionale cast per lo più straniero, ma in questo mondo dove tutti sgomitano come ossessi per farsi vedere, è facile che con il basso profilo si rischi la cancellazione dalle mappe. A riportare la chiesa al centro del villaggio hanno però provveduto i concerti che Marco e compagni – nuovi e “usato sicuro” – hanno da poco tenuto di spalla ai Verdena nell’ambito del tour di presentazione di “Endkadenz Vol.1”. Un'amicizia di vecchia data, quella con il trio bergamasco, che affonda le sue radici nel comune amore per il rock privo di vincoli troppo rigidi e che si è persino cementata nel “supergruppo” Betoschi; l'esordio omonimo, datato 2009 ed edito solo in vinile in una tiratura limitata di trecento copie, costa ormai cifre folli sul mercato collezionistico, mentre per il secondo capitolo – già registrato da tempo – ci sarà da attendere. Quanto? Conoscendo i ragazzi, ogni data compresa fra “domani” e “mai” potrebbe essere buona.
Mentre un album propriamente detto, che sarebbe il quinto della produzione, manca dal 2007 di “The Midnight Room”, i Jennifer Gentle, con il sostegno della Bomba Dischi, sono ora tornati “sul luogo del delitto”. L’etichetta romana ha infatti appena ristampato in una bella confezione a poster che li racchiude entrambi “I Am You Are” e “Funny Creatures Lane”, i CD che inaugurarono la vicenda; uscirono nel 2001 e nel 2002 per il marchio “casalingo” Sillyboy Entertainment e suscitarono curiosità e genuino interesse, arrivando fino alle scrivanie della Sub Pop grazie alla label australiana Lexicon Devil che nel 2003 li accoppiò in un box intitolato brillantemente “Ectoplasmic Garden Party”. Arricchiti di una decina di tracce bonus, si snodano per un totale di due ore e mezza di musica “aperta”, spigolosa e surreale dove pop e rock aciduli e acidissimi, pseudo-vaudeville fuori di testa, echi folk e molto altro convivono in un tripudio di vocine assurde, testi inusuali, rumori carpiti ovunque, atmosfere spettrali da (parodia di?) film horror, trame “free form”. Canzoni che non si ascolteranno mai alla radio ma che non lesinano in suggestioni intense e se vogliamo ambigue: un po' come il termine “witch”, quello con cui Syd definì la sua Jenny, che può significare tanto “donna affascinante” quanto “strega”.