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Insulti al concerto: Solange scrive una lettera sull’essere neri in un mondo di bianchi

Il comportamento di alcune persone bianche, durante un concerto dei Kraftwerk, è diventata l’occasione per Solange Knowles di scrivere un pezzo lungo in cui denuncia l’accaduto e il significato di essere una persona di colore in un ambiente dominato da bianchi.
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Solange Knowles (Getty Images)
Solange Knowles (Getty Images)

Ultimamente in Italia è uscito un libro che in America, qualche mese prima, aveva fatto molto discutere. Si chiama "Tra me e il mondo" ed è una lettera che lo scrittore Ta-Nehisi Coates scrive al figlio; una lettera dietro cui si nasconde un saggio sull'essere neri nell'America di oggi. Un libro molto duro nei confronti dei bianchi e del potere in generale, che spiega come sia continua, ancora oggi, la pratica della sottrazione del corpo per mantenere l'autorità su un gruppo di persone (neri, certo, ma anche donne). In Italia non ha creato discussione o scalpore: il tema, nel nostro Paese, è trattato in maniera diversa, e difficilmente poteva avere la presa che ha avuto in un Paese in cui in questi ultimi anni lo scontro tra autorità e popolazione nera ha avuto un'impennata anche mediatica, con diversi artisti che hanno abbracciato la causa, dal rapper Kendrick Lamar a Beyoncé, per citarne un paio.

Ieri è stata Solange, che di Beyoncé è la sorella e soprattutto che è molto sensibile a questo argomento, a entrare nella discussione a seguito di un fatto accadutole mentre era a un concerto. Lo ha fatto prima con alcuni tweet in cui si denunciava il comportamento di alcuni uomini durante un concerto dei Kraftwerk a cui era andata con il marito, il figlio e un suo amichetto e poi tornandoci su con un articolo più lungo pubblicato sul suo sito. Una lunga accusa in cui oltre a ripercorrere quello che è avvenuto, la cantante cerca di ritrarre anche un quadro più ampio, anticipando anche l'eventuale reazione di alcuni media.

Il tono usato

Prima di arrivare al concerto, il preambolo di Solange parte da una parola "Tono", ovvero quello con cui, tramite alcune esperienze personali, alcune persone bianche si rivolgono ad altre di colore, basandosi, nei loro comportamenti, su pregiudizi ormai radicati (il ragazzo di colore all'aeroporto scambiato per il facchino, il biglietto chiesto ad alta voce, come se essere neri portasse insitamente a non farlo, etc): "[Un tono] che non include ‘per favore', ‘le dispiacerebbe', per te probabilmente non vale la pena perdere tempo a formare queste espressioni, sebbene vedi perdere quel tempo prima o dopo di te".

Gli insulti al concerto

La seconda parte si fonda sulla parola "Immagina" e parte col racconto di come quella doveva essere una bella serata da passare in famiglia e per mostrare a tuo figlio l'influenza di una band come i Kraftwerk, pionieri dell'elettronica e seminali per la dance. Solange spiega che sono arrivati a concerto iniziato e sulla canzone che suo cognato, lo zio del figlio, ovvero Jay Z, ha utilizzato in uno dei suoi pezzi, nonché uno dei suoi pezzi preferiti che l'ha portata automaticamente a ballare ancor prima di prendere possesso dei posti. Dopo aver spiegato a uno steward che si era avvicinato al figlio e all'amico di 10 anni per spiegargli "che non si può fumare neanche la sigaretta elettronica" che ovviamente la sigaretta non era la loro, un gruppo di quattro uomini aveva cominciato a urlare contro di loro di sedersi con un tono e una scelta di parole molto aggressive.

Sei molto confusa rispetto al concerto a cui dovrai assistere. Questa è una delle band pioniere della musica elettronica e dance, sicuramente il pubblico si aspetterà che a un certo punto si cominci anche a ballare. Stavi pensando di sederti appena quella canzone fosse finita (…). In quel momento senti una cosa che ti colpisce alle spalle, ma credi di averlo solo immaginato perché, beh… nessuno sconosciuto avrebbe quel coraggio. Un attimo dopo lo senti ancora, questa volta è una cosa più piccola, meno pesante e tuo figlio e il suo amichetto ti dicono che una signora ti ha gettato un lime addosso. Tu guardi in basso solo per vedere il mezzo lime sul pavimento sotto di te. Respiri profondamente, tuo marito chiede gentilmente al gruppo di donne se ti abbiano tirato qualcosa addosso. Una di loro dice ‘Voglio chiarire una cosa, non sono quella che ti urla queste cose orribili e disgustose'. Questo ti porta a credere che stessero dicendo cose peggiori di quello che hai sentito, ma la cosa non ti sorprende.

Non razzismo ma disagio

A quel punto Solange immagina la risposta del mondo dei media e dei social alla sua denuncia, con titoli sbagliati, risposte esagerate e la parola (mai detta) ‘razzista' in primo piano: "Sai di non aver mai definito queste donne razziste, ma la gente continuerà a metterti quella parola in bocca. Cosa hai detto, invece, è ‘Questo è il motivo per cui le persone nere si sentono così poco a proprio agio negli spazi a maggioranza bianca', e continui a pensarlo".

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