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Il vincitore palestinese di Arab Idol chiede un accordo di pace per la sua terra

Mohammed Assaf è stato il primo palestinese a vincere il talent musicale arabo e da quel momento si spende per chiedere la libertà per il suo popolo e un accordo che ponga fine alle tensioni con Israele.
A cura di Francesco Raiola
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Avere 23 anni e una responsabilità grande, quella di rappresentare un popolo, quello palestinese, che da anni, ormai, vive una situazione complessa. Lui è Mohammed Assaf vincitore dell'ultimo "Arab Idol", il talent musicale la cui storia vi avevamo raccontato qui e diventato ormai il simbolo di quel popolo, responsabilità dalla quale il ragazzo non ha intenzione di sottrarsi, come racconta il Guardian, ma che vuole portare il suo messaggio di pace nel mondo. E così il giovane ambasciatore delle Nazioni Unite, durante un concerto in uno stadio vicino Hebron, davanti a migliaia di fan, ha spiegato come la sua sia una grossa responsabilità: "Sono certo che vedrò una Palestina libera. Canto di temi popolari, ma il centro delle mie canzoni è la speranza della mia gente, sul sogno dell'indipendenza della Cisgiordania, per Gerusalemme e per Gaza. Siamo stati sotto l'occupazione israeliana per decenni"

Assaf fa parte di quella generazione che "usa ogni mezzo moderno di cui dispone per mettere i propri problemi all'attenzione dell'agenda mondiale" sottolinea il quotidiano inglese e il cantante ne è un esempio. Accolto come una rockstar dopo la vittoria – la prima per un palestinese – erano state migliaia le persone che si erano riversate in strada per accoglierlo e ora tutta questa gente ascolta quello che ha da dire: "Ci sono molti modi per fare la differenza nella vita, il mio è essere un artista. Ho sempre voluto far ascoltare la mia voce nel mondo, cantare dell'occupazione, dei muri di sicurezza tra le comunità e dei rifugiati. La mia prima ambizione – ha continuato il ragazzo – è una rivoluzione culturale da attuare con le arti. I palestinesi non vogliono la guerra, sono stanchi di lottare".

Il ragazzo ha preso sul serio, insomma, il suo ruolo di portavoce palestinese nel mondo, capendone la potenza. Per lui bisognerebbe tornare ai confini del 1967 associati ad alcune certezze, come quella della libertà di movimento e la fine degli insediamenti israeliani illegali oltre al ritorno dei prigionieri e dei rifugiati. Una situazione complessa, visto che, secondo Assaf la questione palestinese, come spesso succede, è relegata in fondo all'agenda internazionale – a meno che non succeda qualcosa di clamoroso – e così è successo anche all'agenda di Tony Blair, ex Premier inglese e inviato di pace di UN, Stati Uniti, UE e Russia e non bastano le partite di solidarietà del Barcellona e le foto con Messi a cambiare le cose.

Ma è anche la situazione interna che preoccupa il cantante, quella, cioè, tra Al-Fatah e Hamas: "La chiave di svolta è l'unità. È assurdo, in effetti, che abbiamo due Governi contemporaneamente, in un momento in cui siamo pure colonizzati da Israele. È frustrante per me e per tutti i palestinesi".

Chissà se e quanto la voce di questo ragazzo potrà essere ascoltata al di fuori dei confini internazionale. Per ora, quello che è certo è la grande influenza che ha tra il suo popolo, in attesa di capire cosa ne pensano i politici del suo paese.

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