Il significato di “Si può dare di più”, il successo di Morandi, Tozzi e Ruggeri a Sanremo
È la canzone italiana per eccellenza dedicata alla solidarietà, oltre che inno ufficiale della Nazionale di calcio cantanti. "Si può dare di più" è uno dei grandi classici della musica del nostro Paese. Dopo aver vinto il Festival di Sanremo nel 1987, serata entrata nella storia della kermesse perché proprio in quell'occasione venne data la notizia in diretta della morte di Claudio Villa, il brano è rimasto per ben 7 settimane consecutive al numero uno della classifica dei singoli più venduti, per un totale di 250mila copie. Scritta da Giancarlo Bigazzi, Umberto Tozzi e Raf, fu interpretata sul palco del teatro Ariston da Gianni Morandi, Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri, che proprio quell'anno fu autore di "Quello che le donne non dicono" di Fiorella Mannoia, data per super favorita ma che si è dovuta accontentare del premio della critica. Eccone la storia della nascita e il suo significato.
Dai campi di calcio a Sanremo: storia di una canzone di cooperazione
L'idea del brano nacque ad una festa di Natale a casa della producer Caterina Caselli, ma fu nello spogliatoio della Nazionale italiana di calcio cantanti che "Si può dare di più" prese corpo dalla penna di Giancarlo Bigazzi, Umberto Tozzi e Raf. Alla scrittura non collaborarono Morandi né Ruggeri, che nel corso della stessa edizione del Festival di Sanremo presentò un brano interpretato da Fiorella Mannoia. Marco Masini fu incaricato di incidere la traccia vocale sulla quale avrebbero lavorato gli interpreti. Inizialmente, avrebbero dovuto essere otto gli artisti a cantare la hit, ma alla fine prevalse il famoso trio, che avrebbe dovuto continuare con il progetto di collaborazione ma che si esaurì subito dopo la kermesse ligure.
Dopo il successo di Sanremo, il brano fu adottato come inno ufficiale di quella squadra, che ancora oggi continua a scendere in campo per raccoglie fondi a sostegno di cause di solidarietà. L'obiettivo della hit, d'altronde, era proprio questo: essere un incitamento a dare sempre di più, a collaborare "senza essere eroi" ma semplicemente se stessi. Non era il primo esperimento del genere: a livello internazionale questi sono gli anni di "We are the world" e del Live Aid, progetti portati avanti con successo dai grandi della musica per sensibilizzare il pubblico su argomenti come la povertà e la guerra.
"Si può dare di più" canzone troppo buonista?
Una parte della critica accusò la canzone di essere troppo buonista e di essere stata scritta per vincere Sanremo, con eccessiva retorica. È innegabile, comunque, che il testo faccia leva su sentimenti ecologisti e filantropici. C'è l'invito a non smettere mai di pensare a ciò che ci circonda, a non guardare soltanto ai propri problemi e a fare ciascuno la propria parte, perché il mondo non ha bisogno di eroi ma di persone comuni che lottano per un unico obiettivo: la pace. In altre parole, si incoraggia a non guardare solo al proprio orto ma di allargare lo sguardo al mondo e al domani. Tutto ciò "perché la guerra la carestia non sono scene viste in TV e non puoi dire lascia che sia perché ne avresti un po colpa anche tu".