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Il significato di “Nel blu, dipinto di blu” di Domenico Modugno tra volo onirico e realtà

Vincitrice del festival di Sanremo del 1958, “Nel blu, dipinto di blu”, conosciuta anche come “Volare”, è la canzone italiana più famosa e reinterpretata della storia. Scritta da Domenico Modugno e Franco Migliacci, ecco il significato e la genesi del testo.
A cura di Ida Artiaco
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Domenico Modugno canta "Nel Blu dipinto di Blu" (Wikipedia).
Domenico Modugno canta "Nel Blu dipinto di Blu" (Wikipedia).

È di certo una delle canzoni italiane più famose e di successo in tutto il mondo, oltre a rappresentare un fatto rivoluzionario nella storia della musica nostrana e l'apice della carriera di un artista che a 24 anni dalla sua morte continua a essere tra i punti di riferimento di chi si cimenta a fare questo mestiere. "Nel blu, dipinto di blu", ribattezzata anche a furor di popolo "Volare", è stata presentata per la prima volta al Festival di Sanremo del 1958, di cui fu anche vincitrice, interpretata da Domenico Modugno, che ne è stato anche l'autore insieme a Franco Migliacci, e da Johnny Dorelli. Da quel momento la sua ascesa è stata inarrestabile: terza classificata all'Eurovision Song Contest del 1958, è stata prima nella classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti per ben 5 settimane e nel 1959 spopolò ai Grammy Awards, vincendo come Canzone e Disco dell'anno. A 50 anni di distanza continua a essere uno dei brani più innovativi e ricchi di significato della canzone italiana.

Nascita e ascesa della canzone italiana per eccellenza

"Nel blu, dipinto di blu" fu scritta a Roma nell'estate del 1957 da Domenico Modugno e Franco Migliacci. Ci sono varie storie sulla nascita della hit. Come ha confessato il cantante pugliese, l'idea venne in mente all'amico paroliere osservando un po' brillo il quadro "Le coq rouge dans la nuit" di Marc Chagall, e solo in seguito ne parlò all'amico cantautore. Proprio Migliacci ha poi rivelato che in realtà la canzone è figlia di un incubo, messa nero su bianco nel giorno più triste della sua vita. I due si sarebbero incontrati una sera a Piazza del Popolo e avrebbero cominciato a buttare giù le parole del testo. Mancava però qualcosa: il ritornello. Quel "Volare oh oh", che è la parte più ricordata e riconoscibile del brano, è nato per caso, dopo che Modugno osservò una mattina con la moglie Franca il cielo azzurro dalla finestra della sua casa di piazza Consalvo nella Capitale. Ne venne fuori un capolavoro.

Quando fu presentata al Festival di Sanremo del 1958, fu subito chiaro a tutti che rappresentava una rivoluzione rispetto allo stile dei cosiddetti "urlatori" che spopolava a quel tempo, con una interpretazione e un arrangiamento mai visti né sentiti prima. E pensare che, proposta ad altri cantanti dell'epoca, nessuno accettò di cantarla, per cui alla fine fu il genio di Polignano a Mare a dover salire sul palco dell'Ariston. Da allora il suo successo è stato inarrestabile: Modugno, che fu ribattezzato negli Stati Uniti come Mister Volare, incise la hit in ben 13 lingue e furono più di 22 i milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Ancora oggi è probabilmente la canzone italiana più conosciuta e reinterpretata della storia moderna.

"Volare", un sogno onirico che diventa realtà

"Nel blu, dipinto di blu" è la storia di un sogno, come hanno confermato gli autori. D'altronde, il riferimento all'inizio del brano è molto chiaro, con quella frase, "Penso che un sogno così non ritorni mai più", che introduce la visione onirica di un uomo che si confonde con il colore del cielo e degli occhi della donna amata fino a spiccare in un volo di libertà, verso l'infinito. Difficile pensare che l'idea di questo testo sia nata, a detta di Franco Migliacci, in seguito ad un incubo avuto nel giorno più triste della sua vita, quando soffriva a causa di alcune pene sentimentali. Per questo per molti non è escluso che proprio quel volo immaginato non fosse altro che una inconscia volontà di farla finita.

Oltre alla grandezza del significato, però, c'è anche la straordinaria interpretazione di Modugno, che sul palco del Teatro Ariston nel corso del Festival di Sanremo azzardò un movimento ampio delle braccia mentre intonava il ritornello, a sottolineare il gesto del volo mentre lo raccontava. Un atteggiamento, questo, talmente importante nell'immaginario collettivo, e rivoluzionario rispetto all'immobilità die cantanti dell'epoca, che è stato immortalato in una statua di bronzo di 3 metri a Polignano a Mare dallo scultore argentino Hermann Mejer.

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