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Il significato di “Colpa d’Alfredo”, il brano di Vasco Rossi in cui nacque il “Modena Park”

A pochi giorni dall’attesissimo “Modena Park”, concerto evento in cui Vasco Rossi festeggerà i suoi 40 anni di carriera, il significato di “Colpa d’Alfredo”, brano del 1980 in cui compare per la prima volta l’espressione da cui il live prende il nome.
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Vasco Rossi (frame tratto dal video di Pepsy Romanoff)
Vasco Rossi (frame tratto dal video di Pepsy Romanoff)

Manca pochissimo, ormai, al "Modena Park", il concerto dei record di Vasco Rossi, che sabato 1 luglio festeggerà i suoi 40 anni di carriera al Parco Enzo Ferrari di Modena, insieme a circa 220.000 fan. Dopo 4 decenni, la storia del Blasco ritorna dove tutto è iniziato. A Modena, infatti, il cantautore faceva il dj e, come ha raccontato ad una cinquantina di fedelissimi, a maggio, durante un incontro a Castellaneta di Puglia, in provincia di Taranto, dove si trovava per le prove del live con la sua band, "per me la città, che vivevo solo di notte, era davvero un luna park". E pensare che all'epoca il rocker di Zocca non sapeva "neppure che esistesse il Parco Enzo Ferrari", dove quella famosa ragazza, prima di andare via con un altro, gli aveva chiesto di essere accompagnata. Il riferimento è ovviamente al celebre brano "Colpa d'Alfredo", del 1980, che fu censurato dalle radio perché conteneva la famosa frase: "È andata a casa con il negro, la troia!".

La storia di "Colpa d'Alfredo"

In un'intervista del 2007 a "Repubblica", il cantautore ha ricordato la genesi della canzone:

Lavoravo in un locale, facevo il disc-jockey. Mi ero fermato a parlare con lui (Alfredo) e a giocare a "Space Invader". Mi ero messo d'accordo con una per portarmela a casa, poi vedo che va via con un altro, un mio amico, un bassino, certo Santino, quello che cuccava le più carine. Inventai Colpa d'Alfredo proprio dopo quell'episodio, scherzando con la chitarra.

Il tanto criticato appellativo di "negro", quindi, non aveva una connotazione razziale, ma bensì stava "per ‘superdotato', quello che non è il più bello, ma alla fine rimorchia più di tutti, perché le donne guardano anche quello". Puntualizzazione che il Blasco ha ribadito anche durante l'incontro con i suoi fan:

Molti mi diedero del razzista, ma non sapevano che quel negro non era rivolto a una persona di colore, ma era il soprannome che in città avevano dato a un tipo che quella sera, in quel locale, mi rubò una ragazza. Ma era un razzismo al contrario al massimo, in lui c'era una superiorità rispetto a me, aveva vinto lui.

A causa di quell'interpretazione sbagliata, quindi, la canzone, che dava il titolo al terzo album in studio dell'artista, fu censurata dalle radio e, per la promozione del disco, la scelta cadde sul singolo "Non l'hai mica capito/'Asilo' Republic". Nel 1982 la polemica non si era ancora placata: in un concerto a Pescara, infatti, Vasco Rossi fece entrare gratis i venditori ambulanti di colore, come reazione alle critiche di razzismo che gli erano state mosse.

Il significato della canzone

Sempre nell'incontro di Castellaneta, il rocker, nell'inedita versione di prof. con tanto di "lavagna" con il testo, ha voluto spiegare ai fan presenti il significato del brano:

Oggi vi voglio parlare di una canzone: "Colpa d'Alfredo". Canzone molto di rottura che, anche per quel periodo lì, era molto provocatoria. Avevo già cominciato a fare il "provocautore": le mie canzoni sono sempre state un po' delle provocazioni, però questa era particolarmente dura, cruda e nuda. Col finire degli anni '70 e una situazione socio economica che cambiava, la gente aveva cominciato a volersi divertire, non ascoltava più molto, quindi gli dovevi arrivare in faccia e nelle orecchie come un cazzotto. "Colpa d'Alfredo" fu esattamente quello, un cazzotto. All'epoca andava molto di moda "La febbre del sabato sera", il film con John Travolta che, però, raccontava una scena che non era la nostra: troppi lustrini e paillettes. Questa canzone è la versione romagnola de "La febbre del sabato sera", capito? Quella più "ruspante2 e, secondo me, quella più vera.

Inoltre l'artista ha spiegato che, in sostanza, lo stile del testo rappresenta una sorta di esperimento linguistico:

Era praticamente il linguaggio del parlato normale, di come noi parliamo normalmente, portato dentro la canzone. Praticamente, voi sapete, fino a quei tempi lì non si potevano dire certe cose. Era un po' come dire: "In certe cose artistiche, non si può parlare in un certo modo". Ecco, io invece volevo proprio arrivare a parlare come si parla normalmente. Anche la stesura della canzone, la musica in pratica, nasce proprio dal modo di parlare. Se io ve la recito, infatti, vi accorgerete che la musica è nata da come si parla.

Infine il musicista ha fatto anche un accenno anche alla celebre schitarrata che arriva nel brano in concomitanza con le parole "Lo uccido!", che, come ha rivelato il Blasco, doveva avere una funzione quasi onomatopeica, simulando l'uccisione di Alfredo:

Praticamente è la continuazione del testo con l'arrangiamento. In pratica questa botta di chitarra è proprio: "Lo uccido!".

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