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Il ragazzo della Via Gluck, testo e significato della canzone di Adriano Celentano

“Il Ragazzo della Via Gluck” è una delle canzoni autobiografiche più famose di Adriano Celentano. Presentata a Sanremo nel 1966 è un omaggio alla strada di Milano dove è nato il cantante, al civico 14: ecco il testo completo e il significato della canzone.
A cura di Redazione Music
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"Il ragazzo della via Gluck" è senza dubbio una delle canzoni più famose e amate di Adriano Celentano, tra i più acclamati artisti del Paese; un prototipo "di canzone urbana" come la definì il critico Gianni Brogna nella sua "Storia della canzone italiana". "Il ragazzo della via Gluck", il cui testo era firmato da Luciano Beretta, Miki Del Prete, la musica da Adriano Celentano e l'arrangiamento di Detto Mariano, fu incisa nel 1966 e inserita prima nella raccolta "Festa" e poi nell'album omonimo pubblicato due anni dopo, nel 1968. La canzone riprende quelli che erano e sarebbero stati alcuni dei punti cardini della sua vita artistica, i temi ecologisti, quelli del progresso scatenato, e di una natura stuprata da questo progresso e fu subito un successo, dal momento che avrebbe chiuso l'anno, il 1966, come il decimo singolo più venduto dell'anno. Il brano diede anche il nome alla band che avrebbe accompagnato il Molleggiato dal dal 1966 al 1978.

Il significato de "Il ragazzo della Via Gluck" di Adriano Celentano

Celentano presentò la canzone che sarebbe diventato una sorta di manifesto artistico e non solo anche al Festival di Sanremo e qualche anno fa ne spiegò la genesi in un'intervista a Repubblica: "La scintilla fu quando a quattro anni, mentre giocavo nel cortile al 14 di via Gluck, vidi un raggio di sole (…). Iniziai a rotolarmi felice tra la parte illuminata dal sole e l’ombra (…). Scalzo. Scarmigliato, con le guance rosse. Mentre mi rotolavo, mi fermai e mi sdraiai a terra con le braccia e le gambe aperte guardando il raggio di sole che illuminava il cortile che a me sembrava bellissimo (…) Avvertii, pur essendo così piccolo, quanto ero felice. Libero di correre sui prati. Di sporcarmi, senza temere nulla, protetto da tutta la famiglia e dai miei amici…" diceva, prima di spiegare che la canzone la scrisse anni dopo, quando fu costretto a lasciare quella strada per andare ad abitare in centro, dove poiangeva sempre e puntualmente abbandonava per tornare dai suoi amici: "Non smisi mai di avvertire il pericolo che il mondo stava correndo con la cementificazione selvaggia. Evidentemente era innata in me la coscienza ambientalista, un grido di dolore contro chi stava minacciando la vita e il pianeta stesso".

E il testo in questo è abbastanza esplicito, ed è il racconto che il protagonista fa di un ragazzo che torna nei luoghi della sua infanzia, quelli verdi e spensierati che adesso non ci sono più: "Là dove c'era l'erba ora c'è una città e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà?", canta subito Celentano, per immergere subito l'ascoltatore nel mood della canzone e per far partire questo dialogo tra chi cerca di convincerlo che andare in città è una fortuna e chi, invece, resta legato ai luoghi d'infanzia ma che si ripromette di tornare, solo che quando è riuscito a costruirsi una strada "Torna e non trova gli amici che aveva solo case su case catrame e cemento. Là dove c'era l'erba ora c'è una città"

Il testo de "Il ragazzo della Via Gluck"

Questa è la storia
Di uno di noi
Anche lui nato per caso in via Gluck
In una casa, fuori città
Gente tranquilla, che lavorava
Là dove c'era l'erba ora c'è
Una città
E quella casa in mezzo al verde ormai
Dove sarà

Questo ragazzo della via Gluck
Si divertiva a giocare con me
Ma un giorno disse
Vado in città
E lo diceva mentre piangeva
Io gli domando amico
Non sei contento
Vai finalmente a stare in città
Là troverai le cose che non hai avuto qui
Potrai lavarti in casa senza andar
Giù nel cortile

Mio caro amico, disse
Qui sono nato
In questa strada
Ora lascio il mio cuore
Ma come fai a non capire
È una fortuna, per voi che restate
A piedi nudi a giocare nei prati
Mentre là in centro io respiro il cemento
Ma verrà un giorno che ritornerò
Ancora qui
E sentirò l'amico treno
Che fischia così
"Uah, uah"

Passano gli anni
Ma otto son lunghi
Però quel ragazzo ne ha fatta di strada
Ma non si scorda la sua prima casa
Ora coi soldi lui può comperarla
Torna e non trova gli amici che aveva
Solo case su case
Catrame e cemento

Là dove c'era l'erba ora c'è
Una città, ah
E quella casa in mezzo al verde ormai
Dove sarà, ah

Non so, non so
Perché continuano
A costruire, le case
E non lasciano l'erba
Non lasciano l'erba
Non lasciano l'erba
Non lasciano l'erba

Eh no
Se andiamo avanti così, chissà
Come si farà
Chissà
Chissà
Come si farà

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