5 CONDIVISIONI

Il segreto per costruire una hit? Lo spiega Willwoosh: “Non fuoriclasse, ma gioco di squadra”

Come si scrive una hit? Esiste un segreto? Quanto lavoro c’è e come si lavora a una canzone. Dream Hit è un nuovo format – condotto da Guglielmo Scilla, con Myss Keta e Carl Brave come giudici – che tenterà di dare una risposta a queste domande, lavorando su testi grezzi per tentare di farle diventare una hit.
A cura di Vincenzo Nasto
5 CONDIVISIONI
Immagine

Come si scrive una hit? Esiste un segreto? Quanto lavoro c'è e come si lavora a una canzone. Dream Hit è un nuovo format che tenterà di dare una risposta a queste domande, lavorando su testi grezzi per tentare di farle diventare una hit in grado di farsi spazio nell'enorme e competitivo mercato discografico italiano. I giudici saranno Myss Keta e Carl Brave che ogni puntata saranno affiancati da un giudice misterioso e con loro ci sarà anche Guglielmo Scilla, conosciuto anche come Willwoosh, creator, attore, scrittore che accompagnerà i due in ogni puntata. Alla fine di DreamHit (organizzato da Doom Enterteinment) ci sarà un evento con la sfida delle canzoni nate dal talent e un concerto che vedrà protagonisti, oltre ai due giudici, anche Fedez, Achille Lauro, Mahmood, Elodie, Ernia, Cara e Beba che si terrà al Fabrique di Milano, sostenendo i lavoratori dello spettacolo. L'evento sarà trasmesso sul canale Youtube di Intesa San Paolo e prevede anche un accesso “Premium Experience” – con Gabriele Vignato a intrattenere gli utenti Premium – a contenuti ed “experience” speciali per chi vorrà fare una donazione di almeno 10€ a favore del progetto SCENA UNITA sulla piattaforma ForFunding.it di Intesa Sanpaolo. Abbiamo chiesto a Scilla di parlarci un po' del progetto.

Prima di tutto com’è nata l’idea di Dream Hit, e attraverso quale processo avete scelto i tutor che seguiranno gli artisti durante la produzione del loro brano?

L’idea di Dream Hit nasce dalla volontà degli autori e della produzione di raccontare cosa avviene realmente nel mondo delle hit musicali. Non cercare cantanti, ma canzoni che rimangano in testa e abbiano il potenziale di passare in radio e conquistare le classifiche. I nostri giudici, Myss Keta e Carl Brave, è oggettivo che siano due vere macchine in questo. Nessuno meglio di loro ha il talento e la conoscenza musicale per poter raccontare i processi di creazione di un “pezzo che spacca”.

Sei stato uno dei precursori del digitale, avresti mai pensato a uno spostamento così rapido e ben preparato (dovuto a cause maggiori) di eventi dal vivo alle piattaforme streaming?

In dodici anni ho visto il web e le sue potenzialità crescere ed evolversi esponenzialmente davanti ai miei occhi. Da “che cos’è YouTube? Si mangia?” a vedere contenuti e creator della piattaforma presenti ovunque. Sinceramente ho smesso di stupirmi davanti alle gradi potenzialità del web, cerco di tenere il passo senza essere troppo un boomer.

Sei legato alla musica, non solo personalmente, ma anche lavorativamente da quasi 10 anni. Cosa vuol dire per un artista adesso avere l’opportunità di esibirsi di fronte a una grande platea, ma soprattutto costruire un suo brano attraverso il tutoring di musicisti e lavoratori della musica ben affermati?

Vuol dire fare bingo. Avere la possibilità di essere visti da un grande pubblico è sicuramente un’opportunità estremamente preziosa, ma capire come funziona questo mondo e ricevere consigli spassionati da due giudici di eccezione, collaborare con alcuni tra i migliori producer in Italia, quello è un insegnamento che rimane. Spesso si pensa che cantanti, scrittori, attori, presentatori siano delle punte di diamante, dei fuoriclasse che da una parte all’altra del campo di calcio dribblano tutti e fanno gol. Non è così. Musica, editoria, cinema, televisione sono tutte realtà dove tante figure collaborano in sinergia per il successo, a volte, di un singolo artista.

Se leggo i nomi degli ospiti che saliranno sul palco, c’è buona parte della scena hip hop: ti saresti aspettato una così tale esplosione del genere, soprattutto attraverso il digitale, che sia esso streaming o social per l’immagine dell’artista stesso?

Sinceramente sì, l’hip-hop e i suoi temi si prestano moltissimo a questo tipo di fruizione. Basti guardare l’exploit che hanno avuto sui social e grazie ai social molti artisti hip-hop in America. La strada (o chi per lei) sicuramente ha il potere di formare un artista, la vita tira fuori determinati colori, ma ormai i social giocano un ruolo fondamentale nel consacrare i cantanti e i loro brani. Internet è il medium della gente, non mi sorprende sforni talenti quotidianamente.

Nell’area Vip, troveremo Gabriele Vagnato, il giovanissimo creator che sta avendo successo con alcuni suoi format su Youtube. Qual è la differenza per chi si avvicina adesso alla piattaforma, anche in termini di visibilità e censura, rispetto a quando hai cominciato tu? Quali sono le differenze maggiori nel rapporto con Youtube tra te e lui?

Sono tante le differenze, ma la prima che mi viene in mente è che io sono stato uno dei primi sul tempo, lui uno dei primi sui numeri. Mi spiego: io, forse, ho avuto un’intuizione in un momento in cui YouTube non era neanche lontanamente la piattaforma di oggi. Ho iniziato un percorso sulla piattaforma, scoprendo insieme a lei tutte le opportunità che poteva offrirmi. E questa cosa non può togliermela nessuno. Gabriele, però, è riuscito a emergere tra tantissimi creator. Oggi farsi notare online è difficilissimo, nonostante si conoscano perfettamente alcune dinamiche dei social. Io non so se sarei mai riuscito a fare quello che ha fatto Gabriele se non mi fossi mosso in tempo per avere pochissima competizione!

Cosa significa questo progetto per il mondo dei lavoratori nella musica e quanto è importante che il mondo della musica fatto da artisti sia solidale

Dove sarebbero i grandi artisti senza i palchi, i suoni, le luci? Ve lo dico io: ancora in bagno con una spazzola al posto del microfono. Questo è un progetto importantissimo per i lavoratori della musica e dello spettacolo. Spero che sia una speranza concreta. Una mano tesa nei confronti di chi permette e ha permesso agli artisti di brillare davanti a migliaia di persone, rimanendo all’o- scuro, senza il bisogno di un ritorno di fama. È un ringraziamento da parte di tutti noi, un dovuto riconoscimento al quale spero sempre più artisti (specialmente i più affermati che spero non abbiano dimenticato la famosa spazzola) possano aderire. Ma più di ogni altra cosa, voglio che sia un arrivederci. Un “a presto”, per quando potremo tornare a lavorare tutti insieme alla creazione di spettacoli meravigliosi.

5 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views