Il Sanremo più brutto degli ultimi 150 anni
Quest’anno Sanremo ha davvero superato se stesso. Era tempo che non si vedeva un festival così triste, disorganizzato, desueto. Certo, il motore della macchina della kermesse è arrugginito da anni e farlo ingranare diventa sempre più complicato ma per quest’edizione è valso il proverbio “non c’è limite al peggio”. Poco male; una volta raschiato il fondo si può solo risalire. Si spera. Ironia della sorte, gli ascolti sono andati benissimo, siamo sugli oltre 14 milioni di telespettatori molti dei quali, presumibilmente, si sono sintonizzati su RaiUno esclusivamente per commentare – e sfottere – lo show su twitter.
L'inizio con Luca e Paolo – Aprono le danze Luca e Paolo, con un siparietto non particolarmente degno di nota. A seguire, Morandi e Papaleo; la valletta Ivana Mrazova non c’è perché colpita da un tremendo torcicollo (anche se molti sostengono che si tratti della maledizione di Montezuma). Ma il pubblico maschile non rimane certo a bocca asciutta, perché ecco pronte due illustri (?) sostitute direttamente dallo scorso Sanremo, Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez, che si lanciano nel playback di un brano del film Disney “La Bella e la Bestia” riadattato per l’occasione e per domandare in rima a Morandi perché le avesse sostituite con la Mrazova. Il tutto fornisce l’opportunità a Papaleo di fare qualche battutina da broccolone, cosa che risulta infelice più che simpatica ma questo è niente rispetto al suo continuo definirsi un presentatore “tecnico” in linea col governo tecnico. Una frase che si commenta da sola.
Il molleggiato sul pulpito dell'Ariston – Poi, in clima finto-apocalittico con tanto di scene di panico, arriva LUI: Adriano Celentano. Ben 57 minuti di delirio del molleggiato, in cui ci si dispera ad arrivare alla fine. Una volta salito sul pulpito nazional-popolare dell’Ariston, il novello predicatore inizia a criticare tutti ma proprio tutti: la Rai, la Chiesa, i giornali “Avvenire” e “Famiglia Cristiana” invitandoli a chiudere bottega, il critico televisivo del Corriere della Sera Aldo Grasso e via discorrendo. Le parole sono così sferzanti da spingere il direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio a destarsi dal suo torpore e a rispondere, piccatissimo, direttamente dal sito del quotidiano; il giornalista assicura (o sarebbe meglio dire minaccia) che il quotidiano da lui diretto non chiuderà mai. Amen. Di una tristezza sconfinata anche la finta querelle di Adriano e Pupo; entrambi cercavano disperatamente di non dare a vedere che era tutto organizzato ma viste le doti recitative di entrambi, la cosa è saltata all’occhio trenta secondi dopo. Qualcuno su Twitter annuncia “mi sta cadendo un testicolo”.
Il dopofestival? Solo su Twitter – Intanto la gara prosegue a rilento. Il sistema di voto ha problemi fin da principio, i soliti “problemi tecnici”, quindi alla fine Morandi spiega che le eliminazioni saranno sospese fino al giorno dopo, serata in cui si esibiranno nuovamente tutti i big. Il pubblico e la giuria protestano con tanto di cartelloni (!) ma presumibilmente si sarà disperato anche qualcuno da casa. La vera pecca di quest’edizione, visto che sempre di una kermesse musicale si tratta, è che i cantanti sembrano essere solo uno sciapo contorno del baraccone principale. Una volta calato il sipario, non c’è nemmenoil consueto dopo festival; anzi, in realtà c’è, naturalmente è su Twitter (e i dati della prima serata parlano chiaro).