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Il reggae napoletano degli Jovine intervista esclusiva per Music Fanpage

La band partenopea sta per pubblicare il quarto album, Il mondo è fuori, frutto in un lavoro intenso e di importanti collaborazioni.
A cura di Paola Ciaramella
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Sono gio

Jovine

vani, partenopei e cresciuti a “pane e musica”: gli Jovine nascono undici anni fa da un’idea di Valerio Jovine, autore, compositore e cantante, e del fratello Massimo, alias JRM dello storico gruppo dei 99 Posse. Attualmente la band conta otto membri e sta per pubblicare il nuovo album, Il mondo è fuori. Il disco arriva dopo Ora, Senza limiti – in cui era inclusa anche la popolare O’Reggae ‘e Maradona – e l’album live In viaggio.
Proprio in occasione della prossima pubblicazione de Il mondo è fuori, abbiamo rivolto qualche domanda a Valerio Jovine.

Valerio, partiamo dal vostro ultimo lavoro…
Il mondo è fuori uscirà il 28 novembre, dopo circa un anno e mezzo di gestazione. Il disco, completamente autoprodotto,  è il frutto del lavoro realizzato in questi anni in giro per l’Italia e rappresenta per noi l’album della maturità. Contiene collaborazioni importanti, a partire da Tony Esposito, storico percussionista di Pino Daniele, che ha dato il proprio contribuito al brano Sto in love. E poi numerosi artisti della nostra città, come Ciccio Merolla, Zulu e JRM dei 99 Posse, Itaiata De Sa, percussionista dei Negrita ed ex membro degli Aretuska. Il mondo è fuori sarà pubblicato in un’edizione limitata di duemila copie e avrà una diffusione, come diciamo noi, “di contrabbando”. Sarà distribuito soprattutto nei locali in cui ci esibiremo, perciò faremo di necessità virtù e proveremo a far conoscere questo disco con amore.

Parlaci un po’ di te: come nasce la tua passione per la musica?
La musica ha sempre fatto parte della mia famiglia, a partire dai miei nonni, che erano compositori. Sin da piccolo ho avuto la passione di cantare e scrivere canzoni, influenzato anche dal mio primo fratello, Massimo. Poi sono venuti gli Jovine: girando l’Italia con le nostre canzoni, andando per piazze, festival, centri sociali, siamo riusciti a crescere pur non essendo presenti sui soliti canali di diffusione e ora abbiamo un pubblico che ci conosce e ci segue.

A proposito di questo: com’è il pubblico degli Jovine?
È molto vario, anche se è sicuramente più facile avere seguito tra gli universitari e i giovani che frequentano centri sociali e club in cui circola la cosiddetta musica “alternativa”. Questi ragazzi seguono anche le nostre pagine su Facebook e MySpace e per noi rappresentano dei veri e propri amici. Ma ci sono tanti altri che ci conoscono, in particolare, per alcune canzoni, come O’Reggae ‘e Maradona, divenuta la sigla di un programma calcistico e quindi nota ai tifosi del Napoli, anche fuori dalla nostra città.

Come può essere definito il vostro genere musicale?
La nostra band è amante del reggae e dei suoi artisti, da Bob Marley a Gregory Isaacs. Noi facciamo reggae ma non siamo giamaicani, amiamo la dialettica babilonese, in italiano, qualche parola in inglese e tanto napoletano: il nostro, perciò, è un “reggae napulitano”.

Un’ultima domanda proprio su Napoli: come pensi che la vostra musica possa contribuire al benessere della città?
La nostra musica può essere una piccola parte positiva nelle tante problematiche di Napoli. Noi proviamo a pensare che qualcosa si possa fare, ma credo che ogni persona che faccia bene il proprio lavoro possa dare il proprio contributo per migliorare la città in cui vive.

Paola Ciaramella

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