Il profilo Spotify di Tekashi 6ix9ine è stato hackerato: foto di rivali e materiale pornografico
La pagina Spotify di Tekashi 6ix9ine è stata hackerata ed è stata riempita di contenuti pornografici, cambiando la biografia e le foto del rapper americano, che negli anni scorsi si è fatto conoscere soprattutto per problemi legali più che per la musica. Chiunque abbia deciso di hackerare il profilo del cantante lo ha fatto conoscendo bene le sue amicizie e i suoi dissing e infatti ha fatto riferimento, ad esempio ad artisti come Trippie Redd e Lil Durk con cui Tekashi ha avuto in passato delle dispute. Oltre a quello sono state caricate anche delle immagini pornografiche a fare da corredo alla pagina che contiene tutta la sua musica.
Nella biografia, infatti, si fa riferimento ai rivali e a madre e compagna di Tekashi: "Sono cresciuto desiderando sempre di essere come Trippie Redd e Lil Durk e gli avrei lasciato che colpissero la mia ragazza e mia madre. La fi*a di mia madre puzzava, sono venuto dalla fogna. Wack 100 è il mio ragazzo". La foto profilo del rapper è stata sostituita con un fotomontaggio con la faccia di Trippie Redd e l'album messo in evidenza era "Trip At Knight", album del rapper rivale, mentre un'altra immagine mostrava un morphing che rappresentava l'evoluzione da topo arrivava fino a Tekashi 6ix9ine a cui si aggiungevano altre foto con materiale pornografico.
Poche ore dopo, comunque, la pagina è tornata a funzionare normalmente. Il cantante negli anno scorsi è stato in carcere rischiano decine di anni a causa della sua appartenenza a una nota gang di New York. Nonostante i tanti capi di imputazione, Tekashi è riuscito a ridurre notevolmente la sua permanenza in prigione anche grazie a un'importante opera di collaborazione con il Giudice e le Forze dell'ordine, a cui ha anche raccontato il tentato rapimento di cui è stato vittima, oltre ad aver raccontato alcuni particolari della gang. Tekashi è uscito prima dal carcere con l'avvento del Covid, come soggetto fragile a causa dell'asma di cui soffre.
