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Il peso di Marracash in Italia: il Marrageddon lo conferma King del rap e incorona Geolier

Il Marrageddon si è chiuso con lo spettacolo che ha portato 55 mila spettatori a Napoli, confermando il peso di Marracash nel mondo musicale italiano.
A cura di Francesco Raiola
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Marracash al Marrageddon (ph Andrea Bianchera)
Marracash al Marrageddon (ph Andrea Bianchera)

Era il 2011 quando Marracash rappava "Chiudi gli occhi e quando li riapri ho fatto passi avanti come da ragazzi: Un, due, tre stellaa! Sono il King del rap" e nel 2023, 12 anni dopo, abbiamo chiuso gli occhi svariate volte e ce lo siamo ritrovati tra i King della musica italiana, con una Targa Tenco in tasca e un Festival rap – diventato istantaneamente il principale festival rap italiano – che ha portato 140 mila persona tra Milano (85 mila) e Napoli (55 mila) in due settimane. Dopo la tappa all'Ippodromo SNAI La Maura di Milano è toccato all’Ippodromo di Agnano di Napoli, città che ha dato un contributo fondamentale alla scena rap nazionale e, al momento, come ha spiegato anche Marra dal palco, ha il più grande talento contemporaneo: Geolier.

Nella giornata partenopea che ha visto sul palco anche Nayt, Madame, Ernia, Lazza, Tony Boy, Guè e un paio di camei come quelli di Mv Killa e Tananai si alternano l'egotrip e la sociologia, il cazzeggio e la riflessione: Marracash, insomma, riassume anche nel suo festival una carriera lunga che lo ha portato da Senicar a Io, da Didinò a Crudelia. Il palco del Marrageddon serve anche a mettere sul tavolo quelle che sono le carte del rap italiano, nonostante la mancanza di qualche Big (Sfera Ebbasta e Luchè, mentre l’altro King, Fibra, ha cantato a Milano), e nelle due settimane ha dato una panoramica di quello che succede in Italia, dove il genere è ormai più che consolidato, muovendosi senza bisogno di radio e tv, smarcandosi anche dalle influenze internazionali e trovando il suo spazio. Manca forse solo una lingua, manca, almeno in parte della scena, un senso di collettività – a livello di testi e narrazione – da contrapporre allo strapotere dell'io e dei "bro".

Per questo è importante la figura di Marra, nel panorama, perché, soprattutto negli ultimi album (ma non solo), ha trovato una dimensione sociale che pochi, in Italia, hanno. E per questo è importante anche sottolineare la dedica di Geolier a GiòGiò, il giovane musicista ucciso a Napoli qualche settimana fa e proprio Geolier meriterebbe un discorso a parte, senza che gli altri ce ne vogliano. Emanuele Palumbo da Secondigliano è considerato da tutti la nuova stella del panorama nazionale ("Tengo ‘o permesso e tutt"a scena ‘e m'attiggiá quando me pare" canta nell'ultimo 64 Bars, con cui apre il set al Marrageddon) e ha tutti i numeri per crescere ancora, con le spalle coperte da artisti come Marra, appunto, e da Lazza, un fratello maggiore: anche ieri si è visto quanto sia cresciuto negli ultimi anni, lo si vede nella voce, dalla capacità di stare sul palco e dagli incastri lirici che da sempre lo contraddistinguono. Napoli lo ha accolto come il nuovo simbolo musicale della città e lui pare non avere alcun problema ad assumersene la responsabilità.

Ad Agnano ci sono pre adolescenti, adolescenti, giovani e meno giovani, una fiumana di gente ha caratterizzato per tutto il giorno il tratto da Fuorigrotta ad Agnano, facendo dello spettacolo uno dei più visti tra quelli che non si tengono allo stadio: Napoli non è una città che smuove 50 mila persone facilmente. Fuori all'Ippodromo c'erano ragazzi e ragazze fin dalle 7 del mattino e forse anche prima, tutti per tentare di prendersi i posti migliori, per godersi una giornata di festa e di musica, che li ha evidentemente soddisfatti: dal flow di Nayt, uno dei migliori in Italia in questo momento, alle note di Madame, passando per i superclassici di Ernia. Geolier e Lazza – che pure, alla fine, è riuscito a scardinare il cuore del pubblico, pur essendo nella difficile posizione di stare dopo il rapper napoletano e prima del momento più atteso –  sono i set che aprono quello diviso in tre di Marra che sul palco è arrivato con un corpo di ballo.

E anche qui, come a Milano, i set erano divisi col primo che ripercorreva i vecchi successi del rapper, da Badabum cha cha a Niente canzoni d'amore, mentre il secondo era l'attesissimo set con Guè, ripescando alcuni dei successi del loro joint album Santeria, da Salvador Dalì a Scooteroni, passando per Insta Lova a Quasi amici, per chiudere con Love che ha dato il la alla terza parte, ovvero quella dedicata agli ultimi due album "Persona" e "Noi, loro, gli altri". Questa volta, al posto di Mahmood, a dare il via ci ha pensato Tananai che ha cantato, da solo, "Laurea ad honorem", prima di lasciare spazio a Marra con pezzi come Body Parts, Crazy Love, Cosplayer, Pagliaccio, con il tenore Cristobal Campos, Fantasmi con Geolier, Madame, con Madame e Sport con Lazza tornati per accompagnarlo e chiudere questo progetto, in attesa di capire se il Marrageddon resterà un evento unico oppure potrà diventare un appuntamento con una sua periodicità.

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