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Il mito dei caschi dei Daft Punk: “Ci siamo nascosti e le persone ci hanno capiti”

Si chiude con un’esplosione la storia musicale dei Daft Punk, che si sono sciolti dopo 28 anni. Storia caratterizzata dalla scelta di un anonimato divenuta iconica: i due caschi oro e argento. Hanno sempre cercato una vita normale, Thomas Bangalter mentre Guy Manuel, e ci sono riusciti diventando comunque icone: “Facciamo così da 20 anni, le persone lo hanno capito e ci hanno sempre supportato”.
A cura di Andrea Parrella
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Con un video catartico e di enorme impatto simbolico, i Daft Punk hanno deciso di comunicare il loro scioglimento dopo 28 anni di sodalizioe Il duo che ha segnato irrimediabilmente la storia della musica e il costume esce di di scena senza un ultimo atto, qualcosa su cui i fan potessero dibattere e speculare in senso positivo o negativo commentando un eventuale album d'addio. Sono usciti di scena con carattere, in modo leggendario degno di due, così vuole l'aneddoto in odore di leggenda metropolitana, che rifiutarono gentilmente quando David Bowie gli chiese di remixare alcuni dei suoi pezzi.

Il video della separazione dei Daft Punk

Il video di 7 minuti circa con cui i Daft Punk hanno annunciato la loro separazione si chiude con l'esplosione del casco argento Thomas Bangalter mentre Guy Manuel de Homem-Christo sta a guardare sotto al suo casco d'oro. I due dj e producer francesci si eranno conosciuti a scuola nel 1987, per poi fondare i Daft Punk nel 1993, solo tre anni dopo, quando fondono le rispettive passioni musicali, che spaziavano dal rock alla dance, dal funk all'elettronica, gettando le basi per un futuro radioso. Milioni di copie vendute, 7 Grammy Awards, 2 Billboard Music Awards e il riconoscimento di leggende con soli 4 album spalmati tra il 1997 e il 2013, anni d'uscita dell'ultimo album Random Access Memories, con la hit Get Lucky. Ultima di una lista inossidabile, da Da Funk a One More Time, passando per Something About Us e capolavori come Veridis Quo.

La scelta dell'anonimato

Due caschi che non sono stati un vezzo o semplice orpello estetico, ma strumento che ha permesso con gli anni di coniugare l'idea del mistero attorno alle loro identità alla tutela della propria privacy, non a caso negli anni gli avvistamenti dei Daft Punk senza maschera, come accaduto nel 2013, sono diventati una notizia. Guy Manuel aveva rilasciato un'intervista nel 2014 in cui parlava proprio della decisione presa nel 1996 di non farsi più vedere in volto: "Dall'inizio io e Thomas abbiamo cercato di proporre una prospettiva diversa dall'essere musicisti e avere successo. Non ci siamo mai voluti esporre come ogni cantante o gruppo ha fatto solitamente, nella storia del rock o della musica in generale. Siamo piuttosto timidi e ci consideriamo dei produttori, non siamo dei performers".

E Manuel accennava anche il significato dei caschi dei Daft Punk: "Abbiamo deciso di nasconderci, di proporre altro attraverso i robot. Vogliamo avere una vita regolare interagendo con le persone ogni giorno, prendere la metro, comprare il pane… Facciamo tesoro del poterci comportare normalmente, rimanere anonimi e non essere spiattellati su tutte le copertine delle riviste. Facciamo così da 20 anni, le persone lo hanno capito e ci hanno sempre supportato". Si sono nascosti da subito, prima usando maschere decisamente rudimentali (anche quelle di Beavis and Butthead), poi con i sofisticati caschi dei due da migliaia di dollari. E la scelta ha pagato, visto che il travestimento ha penetrato l'immaginario più di qualsiasi volto, rendendo i Daft Punk icone senza tempo.

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