Il docu-film di Blanco Bruciasse il cielo è la rappresentazione della sua leggerezza
"Mi è cambiata la vita subito. Lavoravo in pizzeria e facevo le pizze e le patatine fritte e poi un giorno: Boom! È esploso tutto". Una dimensione tutt'altro che anormale nella nuova era discografica delle piattaforme streaming, se solo non fosse Blanco a raccontarla, una delle stelle più lucenti del new pop italiano. L'appena 20enne cantante italiano, per raccontare come la sua storia si è evoluta negli ultimi tre anni, si è svelato nel docu-film Bruciasse il cielo, disponibile su Prime Video da oggi, 9 novembre e prodotto da DeAntartica e URUBAMBA STUDIO, co-prodotto da Illmatic Film Group in associazione con Except, per la regia di Simone Peluso.
L'impulso e la velocità del suo successo
Bruciasse il cielo, presentato lo scorso 7 novembre a Milano negli spazi del Metropol di Dolce & Gabbana, esprime un concetto attorno a cui si costruisce la figura di Blanco: l'impulso. Non c'è retropensiero, non ci sono linee, sfumature e variabili razionali che costringono Blanco ad essere ciò che non è. L'impulso e la voracità con cui corre, anche più veloce del tempo, è ciò che lo hanno reso uno degli interpreti di successo del new pop italiano, dai record di Blu Celeste e Innamorato, fino alla vittoria del Festival di Sanremo con Mahmood e la loro Brividi.
Com'è nato Innamorato
Il viaggio comincia graficamente dagli stadi ma narrativamente dal viaggio in California con il producer Michelangelo, con il lavoro sul singolo Raggi di sole, contenuto in Innamorato. In una carrellata di immagini che riprendono storie Instagram di Blanco prima del successo, alternate a interi palazzetti che cantano Notti in Bianco, uno dei primi focus è sull'origine del titolo e sulla linea narrativa di Innamorato: "È nato un giorno a New York, in un ristorante e sento la parola innamorato. Ho pensato subito: facciamo un pezzo. Volevo parlare di essere innamorato in generale, non solo della vita, ma anche di una persona e degli eccessi. Diciamo tutte le cose belle".
La prima canzone e la risposta della mamma: "Sei un po' stonatino però"
Un altro dei concetti su cui maggiormente ritorna nei 56:16 minuti di durata di Bruciasse il cielo è il rapporto con la solitudine: "Sono uno che deve sempre stare con qualcuno, non riesco a vivermi bene la solitudine. È brutta, una prova con sé stessi: ti fermi e pensi subito a un sacco di cose negative". Dalla solitudine al dolore "che porta sempre un sacco di ispirazione", ma anche alla difficoltà di scrivere un pezzo spensierato: le emozioni di Blanco, la fotografia di una gioventù che arde senza preoccuparsi del domani sono l'impianto su cui viene costruito Bruciasse il cielo. A questo si lega una testimonianza aneddotica, che passa dai primi passi musicali con la canzone Love Story proposta a un gruppo rap di Calvagese della Riviera, alla prima canzone in camera: "Ho cominciato a strillare e quando sono uscito dalla stanza, ho detto a mia madre che avevo scritto una canzone. Lei mi ha risposto: Sei un po' stonatino però". Solo qualche minuto dopo, rivela di scrivere messaggi alla madre ogni sera in cui le dice sempre: "Ti amo".
Le immagini della copertina in Bolivia
Bruciasse il cielo ha però nelle immagini il suo evidente punto di forza: se non c'è da attendersi una storyline con colpi di scena, le immagini e i luoghi visitati da Blanco negli ultimi anni lasciano incredibilmente stupiti. Dai primi stadi di Milano e Roma alle serenate a Venezia, Firenze, Roma, Napoli, ma soprattutto la Bolivia, dov'è stata scattata la copertina di Innamorato. Un processo visivo che talvolta toglie il focus proprio dal cantante per la bellezza delle immagini, ma che ritorna nel suo lato docu-film con una ripresa dal basso in una camera da hotel di Blanco che sembra autoanalizzarsi, mentre spegne sigarette sulla moquette. Ci sono poche sfumature di Blanco che il pubblico non abbia conosciuto, ma è fondamentale riflettera sull'età anagrafica del cantante, piuttosto che al successo ottenuto negli ultimi tre anni, per trovare una risposta.
L'eterno presente di Bruciasse il cielo
Proprio all'interno del documentario denuncia il disprezzo per la solitudine che si traduce in riflessione, non volendosi legare ancora a quel percorso dell'esistenza umana in cui dubbi sul passato e sul futuro lo costringerebbero a ripensarsi in più vesti e più sfumature. Blanco ha ancora la fretta di accendersi ed emozionarsi in maniera istantanea, di far sentire un ritornello inedito con Fall in Love, ma anche di ricordare gli inizi come se nulla fosse cambiato. Bruciasse il cielo è un'operazione di eterno presente, una protesi del Blanco pensiero, senza una morale finale: la rappresentazione della spensieratezza di un giovane 20enne.