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Il chirurgo di Fedez: “Alte possibilità di sopravvivenza per il tumore neuroendocrino del pancreas”

Massimo Falconi, il chirurgo che ha operato Fedez al San Raffaele di Milano, ha spiegato nel dettaglio di che tipologia tumorale si tratta e di quante siano le possibilità di guarigione e sopravvivenza.
A cura di Ilaria Costabile
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Dopo la notizia dell'operazione alla quale Fedez si è sottoposto nella giornata di martedì 22 marzo, il chirurgo Massimo Falconi, che ha eseguito l'intervento al San Raffaele di Milano, è stato contattato dal Corriere della Sera, dove ha fornito molti dettagli sulla malattia del rapper e dichiarato quali sono attualmente le possibilità di guarigione dinanzi ad un tumore neuroendrocrino del pancreas.

Cos'è il tumore neuroendocrino del pancreas

Il direttore del Centro del Pancreas dell'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, quindi, ha spiegato con chiarezza il tipo di tumore che ha colpito Fedez e in che maniera si può agire per contrastare gli effetti della malattia:

Oltre a essere rari i Nets (dall'inglese Neuro-Endocrine Tumors) sono quasi sempre "silenziosi" e solo nel 20% dei casi danno sintomi legati all'iperproduzione di ormoni. Sono un gruppo di neoplasie molto diverse fra loro, alcune aggressive altre ‘indolenti', ovvero che evolvono lentamente. Ma se scoperto in tempo ed è localizzato, la chirurgia radicale porta ad alte percentuali di guarigione.

Ovviamente Falconi precisa che ogni malato reagisce in maniera diversa alle terapie e che, soprattutto, a seconda della tipologia tumorale è necessario mettere in atto strategie di guarigione differenti: "Esistono decine di sottotipi diversi di tumori neuroendocrini. In base all'aspetto delle cellule neoplastiche, i Nets si possono suddividere in ‘ben differenziati', che crescono in genere lentamente e sono meno aggressivi (ma comunque potenzialmente maligni, possono dare metastasi anche dopo molti anni) e ‘scarsamente differenziati', che si sviluppano più velocemente e hanno maggiori probabilità di essere metastatici fin dall'inizio". 

Qual è la percentuale di guarigione

Come si può agire dinanzi a tumori di questo tipo? È la domanda a cui Falconi risponde con molta franchezza sottolineando che il tempismo con cui si scopre la malattia e la tipologia stessa del tumore incidono sulla terapia da scegliere e mettere in atto:

Siamo di fronte a patologie molto diverse fra loro, che richiedono un approccio personalizzato. Se il tumore viene scoperto agli inizi ed è localizzato, la chirurgia radicale, ovvero l'eliminazione di tutta la massa neoplastica, può portare á guarigione alte percentuali di pazienti. Spesso l'intervento chirurgico è complesso: punta ad asportare completamente la malattia, preservando il più possibile la funzione dell'organo. 

Considerando l'unicità di ogni caso clinico, quindi, è da prendere in considerazione che la guarigione possa avvenire secondo tempi e modalità non univoche, come spiega Falconi al Corriere: "Tutto dipende dal tipo di tumore presente nel singolo malato e dallo stadio della neoplasia al momento della diagnosi. Ma la sopravvivenza a 5 anni nel nostro Paese è alta, superiore al 60%. Negli ultimi anni, con le nuove terapie abbiamo fatto passi in avanti significativi. E però determinate essere curati in centri di riferimento, dove operano gruppi multidisciplinari di esperti, perché servono le competenze di diversi specialisti".

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