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I The National conquistano Roma. Grande spettacolo all’Auditorium

Il primo dei due live italiani dei The National a Roma ha fatto il tutto esaurito e il gruppo ha saputo come ricambiare l’affetto dell’Auditorium. Energico, emozionante, folle, il gruppo ha eseguito uno spettacolo che i fan difficilmente dimenticheranno.
A cura di Francesco Raiola
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Al primo che verrà a dirmi che i The National sono noiosi consiglierò di andare ad ascoltarseli live, consiglio che probabilmente darà chiunque fosse stato presente domenica sera a Roma, dove il gruppo ha suonato per la rassegna "Luglio suona bene", prima delle due date italiane del tour che accompagna l'uscita del loro sesto album "Trouble will find me". In un Auditorium Parco della Musica completamente pieno ci sono volute tre canzoni per far sì che il composto concerto degli americani perdesse l'aplomb del pubblico seduto e si trasformasse, com'era giusto che fosse, in un vero e proprio concerto rock, coadiuvato anche dall'assenza di barriere tra il gruppo e il pubblico. Sul palco i The National sono 7, con due fiati in più a completare la formazione originale formata da Matt Berninger, dai gemelli Bryce e Aaron Dessner alla chitarra e dai fratelli Bryan Devendorf, bassista e Scott Devendorf al basso e dietro di loro degli efficaci led che mandano immagini suggestive ad accompagnare i pezzi.

È "Squalor Victoria" ad aprire le danze prima del classico "È tanto che non veniamo a Roma. Siamo contenti di essere tornati", frase che Matt Berninger, cantante del gruppo, dimostrerà che forse non era solo formalità. Berninger riesce ad alternare momenti raccolti – con la sua voce baritona lasciata a fare da protagonista – a momenti di completo furore, sia nella voce che nell'atteggiamento, fino a quando scopre l'abbraccio che il pubblico gli regala appena si avvicina al perimetro del palco, ci prende l'abitudine e non la smette più. Anche la vigilanza sotto al palco a un certo punto capisce che la propria presenza ormai è solo formalità. Berninger e anche i fratelli Dessner si lasciano abbracciare e abbracciano, cercando il contatto fisico col pubblico vicino e quello nelle file più in alto.

La scaletta è ovviamente basata sugli ultimi 4 album con un'incursione nell'ep "Cherry Tree", quando eseguono "About Today". Per il resto ci sono i loro successi maggiori, da "Fake Empire" a "Mr November", passando per "Sorrow", "Mistaken for Strangers", l'ultimo "Don't swallow the cap" e l'emozionante "I need my girl" che fa da preludio al ricordo di quando nel 2003/2004 suonarono proprio a Roma, allo Zoobar, davanti a… 30/40 persone (era il 2005 ndr).

Il gruppo è in forma e lo si vede da subito, non perde un colpo; quando arrivano ad "Abel" Matt diventa un indemoniato e piantato sul posto comincia a urlare come un matto il ritornello "My mind's not right/My mind's not right7My mind's not right". Il pubblico è chiaramente impazzito (ma lo è stato un po' per tutto il concerto, grazie anche all'empatia col gruppo) e a quel punto tocca a una bella versione di "Slow Show" abbassare i toni introducendo prima uno dei pezzi migliori dell'ultimo album, "Pink Rabbits", poi "Sorrow", cavallo di battaglia dell'album precedente "High Violet", fino a chiudere col trittico "Graceless", "About Today" e "Fake Empire".

Cinque minuti di stop e poi il gruppo rientra e, tempo di suonare "Hevenfaced" e "Humiliation", Matt decide di darsi definitivamente al pubblico romano. Scende dal palco seguito dalla crew che gli tiene il microfono e percorre tra il pubblico tutto il semiciclo caratteristico dell'Auditorium, arrampicandosi sui sedili per salutare i fan dell'anello superiore. Quando risale sul palco rimane il tempo per Mr. November. Poi il gruppo molla tutto e si avvicina al perimetro del palco per eseguire una versione acustica di "Vanderlyle crybaby geeks". Matt ha mollato il microfono, lo ha lasciato al centro del palco, se ne impossessa solo per qualche istante e lascia che sia il pubblico a cantare tutto il pezzo.

Insomma i The National hanno conquistato Roma con due ore di show, se andrete a vederli a Milano (dove suoneranno a seguito di Colapesce e Johnny Marr per il CitySound Festival) possiamo tranquillamente dirvi che lo spettacolo ne varrà la pena.

Il live di "Vanderlyle crybaby geeks"

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