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I Pearl Jam infiammano Milano, in 60mila per la band di Eddie Vedder

Sul prato dell’Area Expo-Experience di Milano per il concerto dei Pearl Jam, headliner della seconda giornata degli I-Days 2018. La band apre con un omaggio all’Italia, la prima volta nel Belpaese risale al 1992.
A cura di Giampaolo Mannu
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Erano più di 60mila sul prato dell’Area Expo-Experience di Milano per il concerto dei Pearl Jam, headliner della seconda giornata degli I-Days 2018. Ad introdurre la band di Seattle i britannici Stereophonics, preceduti a loro volta da Omar Pedrini, Lany, The Last Internationale e Catfish & The Bottlemen.

I dubbi della vigilia per la voce di Eddie.

Lo show inizia con l’omaggio al Belpaese del frontman Eddie Vedder, che apre le danze parlando al pubblico in italiano e rinnovando il feeling, fortissimo, con i fan milanesi: una storia, ricorda il cantante, che va avanti da quel primo live a Milano del 1992. E in italiano canta anche i primi due versi della canzone d’apertura del concerto, “Release”, seguita subito da “Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town”, “Do the Evolution” e “Given to Fly”. Il singer statunitense sembra in forma nonostante i dubbi sulla tenuta della voce, dopo che a Londra aveva dovuto rinunciare alla seconda data del tour a causa di un improvviso calo delle corde vocali. E allora è proprio il feeling della band con il pubblico a restituire l’energia che caratterizza da sempre i live dei Pearl Jam.

I 60mila dellExpo cantano con Eddie.

I fan del gruppo grunge di Seattle sono tantissimi e accompagnano il singer sulle note di successi come “Wishlist”, “Even Flow”, “Corduroy” e “Immortality”. Poi l’assolo del chitarrista Mike McCready, che improvvisa una cover di “Eruption” dei Van Halen. Alla voce va poi l’altro chitarrista, Stone Gossard, con il suo brano “Mankind”, mentre Eddie lo accompagna suonando il tamburello.

Lomaggio alla moglie e il messaggio a Melania Trump.

Eddie Vedder chiama sul palco la moglie Jill e prima di stappare una bottiglia di spumante racconta al pubblico del loro incontro avvenuto quasi vent’anni fa proprio a Milano, al termine del concerto al Forum di Assago del 2000. Sulle spalle di Jill un giubbotto verde con la scritta “We all care, Y don’t U?”, una provocazione nei confronti della First lady Usa Melania Trump che durante una visita ai rifugiati detenuti al confine tra Messico e Stati Uniti si era presentata in un abito di Zara con scritto sul retro “I really don't care, do U?”.

I classici e il finale sulle note di Neil Young e “Yellow ledbetter”.

Il concerto prosegue con “You are”, suonata con un’intro dal sapore elettronico, “I got ID”, “Footsteps”, e “Daughter” con tanto di citazione di “Another brick in the wall” dei Pink Floyd. Eddie Vedder torna a cantare come ai bei tempi e il pubblico lo segue mentre su un palco pieno di lampade rosse canta la storica “Black”. Poi il finale con “Alice” e la cover di Neil Young “Rockin’ in the free world”. I saluti sono affidati a “Yellow ledbetter”, un altro grande classico dei Pearl Jam, che salutano così il pubblico di Milano.

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