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I Muse smentiscono le mazzette, ma la Questura di Roma apre un’inchiesta

Il gruppo inglese smentisce le dichiarazioni di Matt Bellamy riportate dal “The Sun”, ma la Procura di Roma, intanto, ha avviato una serie di accertamenti. Chiesta l’intervista per intero e tutti i documenti relativi ai permessi richiesti per la serata del 6 luglio allo Stadio Olimpico di Roma.
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E' arrivata soltanto in tarda serata, ma meglio tardi che mai, la smentita ufficiale da parte dei Muse, sulla dichiarazione di Matt Bellamy rilasciata al tabloid britannico "The Sun". L'artista e frontaman della band aveva dichiarato che, in occasione del concerto di Roma, "abbiamo dovuto corrompere gente con migliaia di euro", per poter utilizzare le ciminiere lanciafiamme durante lo show.

La smentita è stata diffusa dal promoter italiano del gruppo, Vivo Concerti, in una nota rilasciata a mezzo stampa:

Non c'è stato alcun tentativo di corruzione in riferimento ai loro concerti in Italia. Sono state pagate le tasse previste per il lavoro fatto da tecnici e ingegneri esterni, per ottenere i necessari permessi dalle autorità locali. Questo riguarda anche i fuochi di artificio e i certificati di sicurezza in linea con gli standard adottati per tutti i gruppi che si esibiscono in Italia, in aggiunta ai certificati già approvati dalle autorita’ negli altri Paesi europei dove i Muse si sono esibiti quest’estate

Il questore di Roma, Fulvio Della Rocca, ha avviato e disposto una serie di accertamenti in merito alle prime dichiarazioni riportate sul tabloid britannico, sul concerto allo Stadio Olimpico di Roma del 6 luglio scorso. In particolare, per gli accertamenti, è stata fatta richiesta dell'acquisizione intera dell'intervista e di tutti i documenti riguardanti i permessi per la serata svoltasi allo stadio Olimpico.

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